Nato dalla penna di Maurizio De Giovanni, lo spettacolo teatrale "Mettici la mano" racconta le storie di personaggi curiosi e fuori dagli schemi che si intrecciano in una messa in scena appassionante con la regia di Alessandro D’Alatri: attualmente a Milano presso il Teatro Menotti fino al 2 aprile 2023. Protagonisti sono Antonio Milo, Adriano Falivene, Elisabetta Mirra. Un progetto che nasce quasi dalla saga de Il Commissario Ricciardi, in onda su Raiuno con il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella: quest'ultimo è interpretato da Adriano Falivene. Fattitaliani lo ha intervistato.
Com’è
nato il personaggio di Bambinella e come ti sei calato nei suoi panni?
E' nato
dall’abile penna di Maurizio De Giovanni e ha trovato spazio innanzitutto nel
cuore dei lettori. La paura più grande era quella di deluderli e che erano già
molto affezionati a questo personaggio che sembra non essere di finzione ma
avere una sua verità che in qualche modo io stesso ho cercato di restituire,
provando ad inserire e a regalare tutta la poesia, attraverso le donne che ho
conosciuto nella mia vita e che ho amato, a partire da mia madre, mia sorella,
mia nonna, mia nipote. Tutto ciò che riguarda quell’emisfero un po’ poetico,
amorevole che appartiene al mondo femminile. Ho cercato di evocarlo e
restituirlo a Bambinella. Da lettore ho percepito quando il brigadiere si
avviava verso la strada di Bambinella. Nelle pagine si ravvisava qualcosa di particolare,
come se si andava a trovare un personaggio reale. Questo è stato il percorso a
livello introspettivo. A livello pratico ho lavorato molto sul pudore e anche
sulla sua capacità di vedere le cose, un aspetto quasi divino. Questo suo
essere collegata ad una stessa rete di pettegolezzi per tutta la città e a
tutto il mondo dei vivi. A differenza di Ricciardi che è collegato con il mondo
dei morti. Lo stesso Ricciardi manda Maione da Bambinella perché si trova in un
vicolo cieco. In qualche modo Ricciardi percepisce proprio come l’altro lato
della medaglia la sua maledizione. All’epoca di Bambinella era lecito lavorare
nei bordelli. Nonostante ciò ho sempre toccato l’argomento con gentilezza!
“Si vede a pelle ed è la cosa più bella”.
La fortuna è stata quella d’incontrare Antonio Milo. Ci siamo conosciuti sul set e immediatamente è nata un’affinità. In qualche modo ci siamo riconosciuti, nelle prime scene eravamo molto emozionati. Il pubblico spesso è affascinato dai testi e dalla ricchezza degli argomenti che purtroppo sono attuali. Ogni volta è una grande emozione anche fuori dal set e dal palco. Per Bambinella ho lavorato anche sulla sua capacità di vedere le cose, un aspetto quasi divino.
Questo spettacolo è molto
particolare. Torneranno con altre date l’anno prossimo e se al pubblico piacerà
ci sarà la seconda stagione e forse anche una terza. Ne vale la pena perché è
scritto bene, le storie sono belle, i personaggi altrettanto bravi e i libri
sono accattivanti.
È un bel cast
e siamo molto affiatati tra di noi, anche quello conta. Questo è dovuto alle
condizioni ideali che abbiamo vissuto soprattutto nelle prove. Il lavoro
dell’attore è soprattutto quello di costruire un’armonia durante le prove, cosa
che spesso viene tralasciata. È un sistema sempre più arrugginito perché le prove sono condotte con il minimo
indispensabile. Non è solo una questione economica, ma una questione di
attenzione e silenzio necessari per individuare i temi principali e per arrivare a compiere un tragitto. A
Napoli, al teatro Diana, Giampiero Mirra
e Daniela de Rosa, ci hanno dato la possibilità di avere a disposizione un
teatro fatto apposta per questo lavoro. Quest’armonia che si è creata alle
prove la stiamo ancora portando avanti giorno dopo giorno. In scena si scava
sempre più a fondo, le reazioni sono in base al pubblico però ogni volta noi
usciamo dal teatro arricchiti e allo stesso tempo svuotati di tutta quella
energia che ci hanno richiesto i personaggi: “Melina è un personaggio nuovo
interpretato da Elisabetta Mirra” in questo testo teatrale. Siamo nel 43. Siamo
molto lontani da quello che abbiamo visto in tv, stiamo sotto i bombardamenti
degli americani nella Seconda guerra Mondiale. Napoli è stata quasi rasa al
suolo, successivamente ci saranno le 4 giornate di Napoli dove i napoletani si
libereranno da soli dai fascisti e dai nazisti. Si respira già questa grande
ingiustizia, l’abitudine al sopruso, ad una vita condotta con una
consapevolezza di poter morire da un momento all’altro. in questa condizione
accade che il brigadiere si presenta con questo nuovo personaggio, una
ragazzina delicata, una piccola principessa ammanettata. Bambinella entra in
empatia con questo personaggio e la cosa più strana è che non sa nulla di lei.
Finisce in un vero tribunale dove Maione senza la figura di Ricciardi ha questo
dono divino, deve mantenere la sua carica istituzionale e rappresentare la
legge.
L’accusa e Bambinella con il suo dono divino percepisce qualcosa di strano nella vicenda e quindi assume la difesa di Melina. in qualche modo i due arrivano a scontrarsi come i veri amici fanno per arrivare finalmente a far vuotare il sacco a Melina e capire effettivamente che cosa c’è di giusto e sbagliato. “Quand’è che la giustizia corrisponde alla legge? Quand’è che sono due cose completamente diverse?” Parafrasando l’autore non sono sempre la stessa cosa. Noi napoletani lo sappiamo bene! Solo che in quegli anni si diceva che se eri diverso dovevi essere mandato via dovevi essere trucidato, questa era la legge. Per fortuna tutte le leggi razziali non hanno attecchito.
“Però sono finiti
nei lager”.
Solo per questa ragione. I napoletani lo sanno che la legge e la giustizia non sempre sono la stessa cosa e questa è un argomento tremendamente attuale. L’assenza di Ricciardi lascia a Maione e a Bambinella la responsabilità della decisione che spesso è di Ricciardi, a volte ha la responsabilità di essere giudice avendo lui questo dono ma conoscendo la verità talvolta deve “evitare la legge” in nome della giustizia e qualche volta deve diventare “magistrato”.
Ora che Ricciardi ha questa grande responsabilità è divisa tra Maione e Bambinella con l’aiuto divino di Deus ex machina, la Madonna dell’addolorata e la Madonna delle 7 spade nel cuore. Deve in qualche modo interagire e la vicenda viene sciolta dai due personaggi. Solo Maurizio De Giovanni può decidere, che ha l’abitudine di far incontrare i personaggi come se i lettori parlassero con loro. Nel finale si festeggia la vita. Nell’ultimo giorno c’erano 2000 spettatori. Genno è il clown che è interpretato da Gabriele Russo, direttore del teatro Bellini di Napoli.
Elisabetta
Ruffolo