di Francesca Ghezzani
Uscito nel 2021, il libro “Scrivere per fare business, dal personal branding al brand journalism” a cura della giornalista Michela Trada (Do it Human) si propone sul mercato editoriale come un ricettario - così ama definirlo l’autrice stessa - pensato appositamente per imprenditori e liberi professionisti al fine di ottenere risultati concreti in materia di business dalla produzione di contenuti scritti.
Hai dichiarato: «La nostra Storia fa notizia se utilizziamo le parole corrette per raccontarla. La scrittura è lo strumento più potente a nostra disposizione per far emergere noi stessi, il nostro perché e i nostri valori: le persone non comprano più un prodotto/servizio, ma chi lo rappresenta. E la scelta avviene per affinità e vision comuni». Ecco, quali sono i valori di cui parli?
Sono i valori che ci appartengono, quelli per cui ci svegliamo la mattina, quelli che rappresentano il faro della nostra missione non solo lavorativa, ma di vita. Il termine “valore” spesso viene banalizzato, ma in realtà sono proprio i valori che permettono alle persone di entrare in connessione tra di loro. E questa connessione si crea primariamente con la comunicazione, con la scrittura.
All’interno della pubblicazione, con
prefazione di Alessio Beltrami, anche i contributi di volti noti del mondo
della Comunicazione tra cui Riccardo Scandellari, Giulia Bezzi, Salvatore Russo
e Oscar di Montigny.
Come li hai coinvolti e che
cosa ti hanno insegnato?
Ho
la fortuna di condividere con molti di loro un rapporto di amicizia oltreché
professionale; ho spiegato la finalità del progetto ed è subito stato accolto
con gioia. Gli insegnamenti sono molteplici poiché non si smette mai di
imparare dai migliori.
Credi in un Giornalismo costruttivo al servizio della comunità e nella valorizzazione del talento di ciascun individuo, in primis dei giovani. Spiegaci meglio…
Il giornalismo moderno spesso
presta il fianco ad alcune logiche malsane dell’online: la necessità di
arrivare prima a pubblicare di tutto e di più, il click bating, la mancanza di
approfondimento dovuta alle tempistiche serrate e via discorrendo; la nostra è
la professione più bella del mondo, una professione fatta per vocazione, per
passione. Bisogna tornare a quelle radici; il giornalismo costruttivo incarna
questo principio. Sono fiera ed orgogliosa di far parte del Constructive
Network, grazie alla collega e amica Assunta Corbo, e di essere il vice
direttore di News48.it, il primo magazine di giornalismo costruttivo in Italia.
Per quanto riguarda il talento ritengo che ognuno di noi abbia un dono e che
debba soffermarsi sulla sua esplosione piuttosto che sul raggiungimento della
“sufficienza” in tutti gli ambiti della vita. Impariamo ad amare, rispettare ed
esaltare la nostra unicità e, soprattutto, a divulgarla.
In chiusura, abbiamo parlato di ricettario:
se dovessimo sintetizzare almeno tre ingredienti per dare voce alle eccellenze
italiane, quali proprio non possono mancare?
Coerenza, verità, persone: dietro ogni azienda, dietro ogni brand ci sono sempre nomi propri e volti unici.