La mia prima scelta coraggiosa è stata quella di non tradire il testo. Non ne ho fatto uno adattamento teatrale stravolgendolo, fatta eccezione per qualche taglio per ragioni prettamente drammaturgiche. Quello che gli attori dicono arriva dal testo originale, mentre la parte più romanzata, quella descrittiva delle situazioni, degli ambienti e delle sensazioni dei personaggi, ho provato a metterla in scena attraverso musiche, canzoni, numeri acrobatici, scene e costumi.
Cominciare al Sistina è più un motivo di orgoglio o di ansia?
Cominciare al Sistina non mi mette ansia, perché lo bazzico dai tempi di Garinei. Lì ho iniziato con la mia prima importante produzione come resident director del musical “Chicago” nel lontano 2004. Lavorare con il regista della versione di Broadway è stato entusiasmante, una grande scuola, e quel teatro mi ha portato fortuna.
Com'è nata l'idea? E qual è la prima scena del libro che Le è subito
apparsa riproducibile a teatro?
L’idea era in cantiere da tempo, aspettava solo il momento e il produttore giusto. La prima scena che mi è apparsa chiara è stata proprio la prima del libro e dello spettacolo: l’aviatore con il suo aereo e con la canzone perfetta per quella scena.
Quanto conta in spettacoli dall'atmosfera particolare come in questo caso
l'interazione e l'intesa di chi si occupa di costumi e scenografia?
Spettacoli come questi sono lavori di squadra, e quindi la squadra è fondamentale. Con lo scenografo, il bravissimo e importante Carmelo Giammello, avevo già lavorato ed è stato capace di partire dai miei scarabocchi per stravolgerli e creare qualcosa che avevo timidamente immaginato rendendo tutto un’esplosione di idee. Con il costumista Guido Fiorato è stata una prima volta memorabile. Quando al primo incontro non si è presentato con dei bozzetti ma con una serie infinita di suggestioni tratte dal mondo della moda, ci siamo capiti subito. La moda è il mondo in cui avrei voluto lavorare, se non mi avesse rapito il teatro.
Personalmente che rapporto ha con Il piccolo principe?
Il Piccolo Principe sono io. Il mio lavoro è scavare nelle persone e tirarne fuori l’essenza.
Spera di aggiungere un qualcos'altro al libro in sé?
Spero di non aggiungere niente al libro, ci mancherebbe! Il libro è vivo e vegeto e non ha certo bisogno di me.
Quale reazione Le piacerebbe che il pubblico avesse dopo aver visto lo
spettacolo?
Mi piacerebbe emozionarli, ricordargli le grandi e semplici verità che il romanzo racconta e, in ultimo, farli tornare un po’ bambini. Giovanni Zambito
LO SPETTACOLO