Arriva al suo terzo anno di tournée, suscitando ampia attenzione di pubblico e critica, Festen. Il gioco della verità, primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95. A firmare la regia è Marco Lorenzi, regista fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto, vincitrice Premio della Critica A.N.C.T. 2021, che insieme a Lorenzo De Iacovo ha realizzato la versione italiana e l’adattamento.
Lo spettacolo - inserito
dalla rivista Birdmen tra i 10 spettacoli
imperdibili nel 2022 - è sostenuto dall’impegno produttivo di TPE - Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale,
Teatro Stabile del Friuli Venezia
Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, in
collaborazione con Il Mulino di Amleto.
Coerente con il percorso artistico de Il Mulino di Amleto e considerato ormai un classico del teatro europeo, Festen vede in scena Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.
La pièce racconta
di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, “i Klingenfeld”, riunita per
festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono
presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta
sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta
pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando
ipocrisie e strappando via maschere.
La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione,
in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su
rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.
L’opera scava
all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura
paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile
non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo
favolistico dei Fratelli Grimm.
La scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Un gigantesco piano-sequenza, girato dagli stessi attori per tutto lo spettacolo e proiettato davanti allo sguardo della platea, amplifica, ironizza, dissacra e approfondisce il senso delle domande di Festen. Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
Festen è il primo film realizzato da Thomas
Vinterberg secondo i dettami del Dogma
95, manifesto che, redatto a Copenhagen nel 1995 dai cineasti danesi Søren
Kragh-Jacobsen, Kristian Levring, Lars Von Trier e lo stesso Vinterberg, proclamava
un «voto di castità» sulla tecnica cinematografica. Un dettame a cui, sia loro
che gli eventuali aderenti al movimento, avrebbero dovuto seguire nel realizzare
i loro film. Tutti gli orpelli erano vietati, si proclamava un cinema senza
filtri, puro, privo di illusioni e di canoni predefiniti, in cui è «la vita interiore dei personaggi a
giustificare la trama».
La semplicità nella realizzazione, l’incredibile mano del grande Vinterberg e il profondo significato politico sociale di critica alla società danese, fanno del film un cult fondamentale, tanto da vincere nel 1998 il Gran Premio della Giuria a Cannes (all’epoca presieduta da Martin Scorsese), numerosi Robert (gli Oscar nordici) e anche alcuni Independent Spirit Awards. Thomas Vinterberg si è aggiudicato nel 2021 il premio Oscar per il miglior film straniero con la pellicola Un altro giro.
NOTE DI REGIA
«Festen è un abisso. Anzi, mi torna in
mente una battuta incredibile del Woyzeck
di G. Büchner «Ogni uomo è un abisso, a ciascuno gira la testa se ci guarda
dentro». Ecco, Festen mi fa questo
effetto. Quando, nel 2020, ho iniziato a lavorare alla trasposizione teatrale
del film cult di Thomas Vinterberg, ero affascinato dalla potenza delle
dinamiche familiari e dall'impertinenza linguistica e formale con cui
Vinterberg, Lars Von Trier e il Dogma 95 avevano rivoluzionato il cinema che li
circondava. Ancora non sapevo l'abisso che mi aspettava...
Festen ci chiama in causa, ci sposta
dall’indifferenza in cui pericolosamente rischiamo di scivolare ogni giorno di
più, soprattutto in un tempo costellato da paure e incertezze come il nostro,
un tempo di divertissement e entertainment mentre intorno a noi tutto
si sgretola, un tempo in cui è facile voltare lo sguardo dagli orrori per
continuare a dire: “Dopo questo piccolo –
come potremmo definirlo – intermezzo, possiamo riprendere i nostri posti per
proseguire la festa”, come i personaggi dello spettacolo, così come noi.
Festen sembra raccontare una festa di
famiglia per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità ha a che vedere
con il nostro rapporto con la verità, con il potere e con l'ordine costituito.
Sono sempre più sicuro che il nostro Festen
sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia mentre uno di
loro (Christian) combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti
in una tragedia. Per questo, Festen è
radicalmente politico.
Sento
che in questa tensione tra due forze, così opposte e profonde, ci sia la forza
del nostro spettacolo che ci porterà a mostrare quanto sia necessario strappare
quel velo di Maya, quel diaframma che
impedisce di vedere realmente le cose come stanno. Mi sembra molto toccante,
attraverso Festen, poter chiedere al pubblico:
“Perché non abbiamo la forza di vedere le
cose come stanno? Perché accettiamo tutta questa finzione? Quanto coraggio
richiede la verità?”. Certo, sono domande grandissime e non saremo noi a
dare le risposte. Ma penso che l’onestà e il gioco profondo del nostro
spettacolo stia nel condividerle con gli spettatori, con tutte le paure, le
fragilità, la tenerezza e l’ironia che le accompagnano. Ma Festen ci ha fornito anche un incredibile materiale di ricerca e di
sperimentazione del linguaggio. Ci siamo spinti verso un radicale uso
drammaturgico della cinepresa per sfruttare la possibilità di costruire
costantemente un doppio piano di realtà che consegnasse allo sguardo degli
spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico
e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che
viene proiettato. Con un gigantesco piano-sequenza che lungo tutto lo
spettacolo verrà girato dagli stessi attori e proiettato davanti allo sguardo
della platea, cerchiamo di amplificare, ironizzare, dissacrare e approfondire
il senso delle domande di Festen.
Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
Tutto questo fino a quando il sottile velo che divide la verità dalla sua immagine, non cadrà, non scomparirà una volta per tutte, lasciando spazio al silenzio, al vuoto, alla meraviglia della presenza degli attori che hanno reso possibile questa “follia”; alla meraviglia dei loro corpi, alle loro vibrazioni più sottili e alle loro emozioni, alla realtà insostituibile della loro sincerità…».
Foto di Giuseppe De Stefano
Assistente alla regia Noemi
Grasso
Dramaturg Anne Hirth
Visual concept e video Eleonora
Diana
Costumi Alessio Rosati
Sound designer Giorgio
Tedesco
Luci Link-Boy (Eleonora
Diana & Giorgio Tedesco)
Consulente musicale e vocal coach Bruno De Franceschi
Direttore tecnico Rossano
Siragusano
Direttore di scena Francesco
Dina
Fonico Denis Petraglia
Datore luci Alessandro
Palumbi
Foto di scena Giuseppe
Distefano
CALENDARIO TOUR 2023
Torino, Teatro Astra, dal 13 al 15 gennaio
Vignola (MO), Teatro
Ermanno Fabbri, 24 gennaio
Pisa, Teatro Verdi, 25 gennaio
Bologna, Teatro Arena del Sole, dal 26 al 29 gennaio
Rosignano, Teatro Solvay, 2 febbraio
Lucca, Teatro del Giglio, dal 3 al 5 febbraio
Monfalcone (GO), Teatro Comunale,
7 febbraio
San Marino, Teatro Nuovo, 11 febbraio
Bari, Teatro Kismet Opera, 25 e 26 febbraio
Roma, Teatro Sala Umberto, dal 28 febbraio al 5 marzo
Siena, Teatro dei Rinnovati, dal 10 al 12 marzo
Milano, Teatro Elfo
Puccini, dal 27 giugno al 1° luglio
SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50, 00187 Roma - prenotazioni@salaumberto.com
da martedì a sabato ore 21, domenica ore 17
prezzo biglietto da 30 € a 25 € disponibili su www.salaumberto.com - www.ticketone.it