Proscenio, Mirella Bispuri a Fattitaliani: a teatro accade la magia. L'intervista

Fattitaliani



Va in scena dal 5 all’8 gennaio al Teatro Furio Camillo IL SELFIE E L’ANIMA, spettacolo scritto e diretto da Mirella Bispuri, intervistata da Fattitaliani per la rubrica Proscenio.In che cosa "Il selfie e l'anima" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Il Selfie e l'Anima", è un testo non completamente nuovo. Era già andato in scena a Roma nel 2015 al teatro dell'Orologio; ma Il momento particolare e difficile che stiamo vivendo ora, ha fatto riflettere tutti noi sulle questioni dell'isolamento, della condivisione e della partecipazione sociale vera o presunta. Quindi è un testo in parte già scritto, seppure molto rielaborato e con personaggi nuovi.

Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?
La linea di continuità è sempre quella di arrivare allo spettacolo con, alle spalle, una forte esperienza di laboratorio, una sorta di allenamento continuo.

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Il primo amore giovanile è stato il cinema, in seguito sono rimasta folgorata dal teatro, seguendo un’amica in una piccolissima compagnia amatoriale, come attrice. Ancora la ringrazio.

Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Quando scrivo un testo, lo faccio solo dopo avere conosciuto le mie attrici e i miei attori. Al contrario, sono i loro volti che danno una fisionomia più precisa ai personaggi.

È successo anche che un incontro casuale abbia messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Ah, sì. Anche un discorso ascoltato per caso, per la strada. Spesso anche una forte emozione provata, come spettatrice, a teatro o al cinema.

Per un'autrice teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Fino ad ora non è mai accaduto di aver affidato un mio testo ad un regista. Chissà?!

Mettere in scena un proprio testo può presentare dei limiti?
Al contrario lo trovo molto stimolante, perché posso metterlo a punto durante e dopo aver lavorato con i miei attori.

D'accordo con la seguente affermazione di "Il teatro è una scuola di emozioni come le fiabe per bambini” di Paolo Crepet?
Sono completamente d’accordo con l’affermazione di Paolo Crepet.

Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Sono molto legata all’idea di Teatro Povero di Jerzy Grotowski. Ogni sua frase potrebbe essere un aforisma

L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Ultimo spettacolo visto, il 23 dicembre, “Alieni nati” di Alessandro Giova. Bello.

Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Del passato ce ne sono veramente tanti, non saprei.

Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Anche qui ce ne sarebbero moltissimi.

La migliore critica che vorrebbe ricevere?
"Stasera a teatro, abbiamo visto uno spettacolo ricco di emozioni”.

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
“Falso, pieno di cliché”.

Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Mi piacerebbe che gli spettatori uscissero con la convinzione che andare a teatro é bello, elettrizzante. Perché a teatro accade la magia, direi quasi il miracolo di qualcosa di unico e irripetibile. In uno spazio raccolto, persone in carne ed ossa, sul palco, e persone in carne ed ossa, sedute a guardare, si scambiano attraverso emozioni e sentimenti parte del “patrimonio umano” che alberga in ognuno di noi.

C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé l'essenza e il significato di "Il selfie e l'anima"?
Forse la scena in cui il selfie è presente anche situazioni estreme. Ma non sveliamo di più! Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

La vita pacata e abitudinaria dei condomini di un tranquillo stabile romano, scorre senza particolari scosse, scandita da una routine banale e, in alcuni casi, addirittura frustrante.

Il selfie è lo strumento con il quale si divertono a costruire un’immagine di sé più amabile e vincente; vagheggiata e costruita ad arte per potervisi identificare e per occultare così l’ “ingombro” della propria immagine più intima e profonda. Spinti dalla necessità di mostrarsi a tutti i costi o dall’amaro bisogno di scomparire, si impegnano in comici slanci di cambiamento, nell’uso di furbe scorciatoie e in ridicoli tentativi di travestimento.

L’ “auto click” compulsivo e la ricerca forsennata di essere ritratti per ciò che in realtà non sono, rischia però di dare vita a situazioni inaspettate, comiche, bizzarre, talvolta drammatiche.

Uno scatto con il grandangolo li immortalerebbe così: sorridenti, colorati e al passo con i tempi. Il “fermo immagine” di una puerile e solitaria attesa della felicità.

Fattitaliani

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