Mariantonia Crupi: intervista all’autrice de “I limoni e la malvarosa”

Lina, figlia di un ricco borghese, muore pochi giorni prima del suo matrimonio con Riccardo.

Riccardo sposa quindi Diamante, la migliore amica di Lina, nobile e non bella.

Vivono, insieme alla madre di lei, nella grande casa di pietra adiacente il fiume.

Per loro lavorano Apollonia, Maruzza e la greca Vasiliki, unite da rapporti di profonda solidarietà, e le loro vicende personali si intrecciano al destino stesso dell'intero paese, tra partenze, perdite, assenze, solitudini, amori impossibili, passioni e tormenti infiniti, sottolineati dal canto d'acqua del fiume, che si assapora, e possiede voci, sensazioni e memorie.

È la giovane Diamante che, al termine di un doloroso percorso di formazione, sa dare voce alle loro esperienze individuali, unendole in una personalissima catarsi, con un ritorno agognato ma sofferto, in una terra non sempre prodiga, mai facile, sempre amata.

In occasione dell’uscita del nuovo romanzo “I limoni e la malvarosa” abbiamo intervistato la scrittrice Mariantonia Crupi.

 

Benvenuta, Mariantonia

Grazie, molto lieta.

 

Come è nata l’idea di scrivere “I limoni e la malvarosa” il suo nuovo libro?

Avevo la ferma volontà, da sempre, di scrivere un canto della quotidianità di un paese di Calabria.

Io credo che sia ormai inadeguato ai tempi il fatto che noi calabresi dobbiamo dimostrare chi siamo, come pensiamo, come viviamo.

Mantenere il passo con una certa idea di calabresità non è mai stato semplice.

Ora, è ridicolo, inutile.

Non dobbiamo giustificarci davanti a niente, davanti a nessuno.

È possibile, dunque, scrivere di noi come esseri umani, un romanzo che sia, semplicemente, romantico, bello, emozionante?

E allora, scrivendo, io so di essere le lacrime della giovane che parte per l’Australia e sa di partire per sempre;

sono l'ardore dolciastro dei gelsi che nutriranno il baco da seta; quel canto antico tra gli ulivi attoniti che si domandano perché il vento lo abbia portato via;

il brivido dei pioppi all'arrivo della tramontana;

l’inquietudine della raccoglitrice di olive che detesta la propria ignoranza e sogna un mondo di parole da possedere, e sa che si può anche morire per un pensiero che si è incapaci di esprimere;

il dolore del bimbo che aveva affidato la sua bandierina tricolore alla sicurezza dei rami della quercia secolare e ora lo segue, con lo sguardo disperato, per cieli di incertezze.

Un viaggio tra le pieghe di un coito amaro fra un popolo e la selvaggia bellezza delle sue aspirazioni.

Un viaggio nella memoria che illumina il presente, e ne fa poesia.

 

“I limoni e la malvarosa”, perché questo titolo?

Vivere in un paese è vivere circondati da alberi, piante e fiori, e poi erbe selvatiche, tante, usate sia in cucina che come medicamenti.

Il grande giardino tanto descritto e tanto amato nel romanzo, il giardino che circonda la grande casa in pietra che ha visto nascere e crescere tre generazioni di acquaresi, e un cui angolo è ritratto nella copertina, è ricco di alberi e piante mediterranee.

Fra tutte, io ho sempre amato la malvarosa, una pianta antica, che nasconde quasi un carattere, uno spirito libero, semplice e vistosa;

e i limoni, si può non amare i limoni?

"Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?

Brillano tra le foglie cupe le arance d'oro,

Una brezza lieve dal cielo azzurro spira 

Il mirto è immobile, alto è l’alloro."

Goethe

Ogni libro è un viaggio tra le pagine, come definirebbe questo suo viaggio?

Bellissimo, amaro, forte, emozionante, doloroso.

È stato come soffiare su montagne di polvere, liberare i ricordi dall'oblio, riconsegnarli alla vita, cercare bellezza dove tutto sembrava morte.

Mi piace definirlo un viaggio nel sangue dei ricordi.

Perché i ricordi non conoscono solo bellezza, ma anche dolore, e perdite, tante perdite.

Tuttavia, essi vanno rispettati, perché sono il tessuto delle nostre esistenze, e vivono attraverso noi.

Ogni autore, scrivendoli, spera di dare loro un soffio della propria vita, e renderli eterni ed universali.

Non farli rivivere invano, ma cercarne nutrimento, memoria, saggezza, speranza, moniti.

Vita.

 

Quali anticipazioni per i suoi prossimi lavori e impegni?

Sono diversi, ma non è ancora il momento di anticiparne qualcosa. 

Grazie.



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