Nel libro-intervista di Roberto Messina in uscita per Academ Editore, un ritratto a tutto tondo del grande interprete di teatro, cinema e tv, ma pure fine saggista, doppiatore, regista, insegnante e intellettuale. Una carriera lunga quarant’anni.
Tra tanti attori e registi, racconta Verdegiglio: “Ho amato moltissimo la classe, il genio, la simpatia, la modestia e la bontà di Carlo Vanzina, affiancato dal grande Enrico, suo fratello. Oggi mi trovo molto bene con un regista all’apparenza burbero, ma invece di gran cuore, che ama circondarsi di attori amici. Mi ha diretto in ‘La stagione dei delitti’, ‘L’attentatùni’, ‘Soldati di pace’, ‘Pantani il pirata’ e ‘A mano disarmata’: è Claudio Bonivento. Con Carlo Verdone mi sono trovato non bene, ma benissimo. Di un tatto unico, un autentico gentleman, che ti spiega esattamente quello che vuole da te. Della stessa pasta anche suo fratello Luca e il loro padre, il professor Mario, che ebbi la fortuna di conoscere poco prima della sua scomparsa. Una famiglia bellissima. Fossero tutti così! Amo poi moltissimo la genialità di Nanni Moretti, anche se mi ha sempre considerato un attore troppo ‘commerciale’ e ‘televisivo’ per mettermi in un suo film: un amore non ricambiato. Ma ho fatto mia la massima di un artista straordinario del passato, Mario Carotenuto: ‘Io non scelgo, io lavoro’. Per cui non ho la ‘puzza sotto il naso’ di tanti colleghi che detestano la TV e fanno solo Cinema e Teatro”
L’attore cui si ispira, il suo modello? “Senz’altro Gigi Proietti. Un gigante dell’arte che meritava di vivere per sempre. Irraggiungibile. Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare tre volte accanto a lui”.
Una lunga “carriera…: “Dal 1970 - spiega - non professionalmente. Dal 1977, col primo sceneggiato di Mario Foglietti e le esperienze radiofoniche alla Rai calabrese diretta all’epoca da Antonio Minasi in maniera professionale. A seconda di quale anno si voglia considerare, sono 52 anni, oppure 45 anni. Non ho quasi mai ricoperto ruoli da protagonista di grande rilievo, ma tantissimi ruoli medi e piccoli, nonché alcuni di importanza di cui vado fiero, come il ‘Cossiga’ nell’Aldo Moro con Michele Placido”.
Un ricordo del compianto Lando Buzzanca: “Ho fatto con lui in teatro due stagioni di ‘Don Giovanni’ di Molière, con la sua regia. Grande professionista. Esigente, ma giusto. Non tollerava sbavature durante le prove o in scena. Mi fece pagare cara una mia uscita sbagliata dal sipario. Forse ero distratto, perché era una serata col pubblico poco ‘caldo’, ma lui mi ‘tenne il muso’ anche quando andammo a cena dopo lo spettacolo. Poi ovviamente tutto si ricompose, perché sapeva essere molto amichevole e poi si affeziona agli attori con cui lavorava”.
Laureato in Lingue e Letterature Neolatine, Diego Verdegiglio è stato Docente di Discipline dello Spettacolo presso l’Università Popolare di Roma. Tra le sue opere Talièn de la pèire da Garroc, con Arturo Genre e Silvana Primavera (sulla minoranza di lingua occitana in Calabria), Alla conquista dello Spazio (scritto con l’autore di Rai1 Francesco Valitutti, Newton Compton), Ecco chi ha ucciso John Kennedy (Mancosu), La Tv di Mussolini (Castelvecchi). Ha collaborato con Olga Bisera ai volumi biografici Ho sedotto il potere (Gremese), Maktub (Maretti), Luciano Martino, un amore che vive (Fuoco) e con Antonella Lualdi Interlenghi al volume Io Antonella, amata da Franco (Manfredi). Recentemente ha reinterpretato Francesco Cossiga per la ricostruzione del delitto Moro nel programma M di Michele Santoro su Rai3.