Aldo Silva: “Milano è per me un amore impossibile da tradire”. Intervista allo scrittore milanese

In occasione dell’uscita del romanzo giallo/noir “Omicidi d’Autore”, abbiamo incontrato lo scrittore milanese Aldo Silva.

Milano è travolta da una serie di omicidi di giovani donne. Tutte corrispondono ad un unico tipo. Tutte more, tutte molto belle e con la stessa corporatura. I corpi vengono rinvenuti in alcune aree verdi della città. Sono tutte nude, tutte messe in posa come se dovessero essere fotografate e tutte hanno una rosa rossa appoggiata sul ventre.

L'Ispettore Nico Loverso della squadra omicidi si trova ad affrontare un caso delicato e contorto, una difficile matassa da sbrogliare che lo porta ad indagare alcuni sospetti che sembrano per alcuni versi adattarsi alla figura dell'assassino. Molte piste vengono seguite, ma sembra che il colpevole riesca sempre a farla franca. Poi, però, un'intuizione del collega Daccò e l'identificazione della pianta, da cui proviene un granulo di polline rinvenuto tra i capelli di una delle vittime, mettono l'Ispettore sulla strada giusta. Il finale, con un esito inaspettato, rivelerà finalmente il nome dell'assassino.

Ecco l’intervista che ha rilasciato a noi di Fattitaliani!

Aldo, benvenuto. Come è nata l’idea di scrivere “Omicidi d’Autore” il suo nuovo libro?

L’idea nasce nel voler mettere in evidenza i danni che può subire un bambino quando è fatto oggetto di violenza, soprattutto psicologica. La rabbia e il risentimento che si sviluppano nel suo animo nell’infanzia possono provocare nell’età adulta azioni di crudeltà che vengono però scambiate dal soggetto come vendetta rivolta contro ciò che gli ha procurato un dolore ritenuto ingiusto.

Il romanzo è ambientato a Milano. Cosa la lega a questa città?

Milano è per me un amore impossibile da tradire. L’ho vissuta dentro il mio cuore anno per anno, dai giorni dei bombardamenti con ancora nelle orecchie il suono degli aerei alleati che passavano di notte sulla città, ai giorni del boom economico, al periodo universitario, al primo amore. E così tra sorrisi e lacrime, come tutti, ho vissuto con lei la mia vita fino ai giorni d’oggi, anche se oramai per certi versi faccio fatica a riconoscerla. Ma come un’amante sono disposto ad accettare i suoi cambiamenti, anche quelli che vorrei non fossero avvenuti.

Quanto tempo ha impiegato a scrivere la storia?

Il romanzo è nato d’impulso durante una torrida estate di qualche anno fa. Vidi un bambino, in spiaggia, malamente sgridato da una signora che penso fosse la mamma. Mi fece tenerezza, tanto che pensai di scrivere un racconto che mettesse in evidenza quel comportamento. Ma poi, iniziato a scrivere, la storia mi ha preso la mano e ne è uscito Omicidi d’Autore.

Ogni libro è un viaggio tra le pagine, come definirebbe questo suo nuovo viaggio?

Che dire? Quando comincio a scrivere non so mai, dove andrò a parare. Mi spiego: io ho bene in mente il filo della storia che voglio raccontare, ma quando metto le mani sulla tastiera per me inizia veramente un viaggio. Un viaggio verso terre sconosciute e spesso mi ritrovo a percorrere strade che dopo qualche pagina mi fanno incontrare sentimenti e sensazioni che all’inizio non pensavo di percorrere. La storia mi prende la mano e mi porta verso avvenimenti che mi trovo a descrivere come se la mia volontà venisse annullata. È il racconto che comanda la mia mano e la mia mente e io lo seguo, impotente ad oppormi a ciò che vuol essere raccontato.

Qualche anticipazione per i suoi prossimi lavori e impegni?

Dopo Omicidi d’Autore ho proseguito con altri thriller dove le vicende dell’Ispettore Loverso e dei suoi colleghi Daccò e Vitali proseguono parallelamente a nuove indagini che stanno compiendo. Scrivere per me è un divenire continuo. Le storie che racconto a volte nascono senza un perché, spesso da cose viste o sentite. ma poi maturano dento di me e s’impongono. E io non posso non raccontarle.  


Fattitaliani

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