Guerra Russia-Ucraina, in verità la vecchia storia della rana rupta et bos, della rana che vuol imitare il bue, che ben altre aspettative e risultanze avrebbe lasciato immaginare e prevedere e invece danni terribili alle città e alle vite umane, sofferenze e distruzioni immense.
Odessa
questa sempre
splendida città sul Mar Nero o Ponto Eusino, a guardia dei traffici
Asia-Europa, pochi sanno che ha
avuto stretti legami con Napoli, anzi la Odessa moderna, è stata addirittura
fondata nel luogo attuale, alla fine del
1700, da un soldato napoletano di origine spagnola al servizio di un generale
della imperatrice Caterina la Grande.
Infatti per molti anni la lingua italiana nel corso del 1800 è stata una tra le
prime più parlate della città e la presenza di napoletani nei vari esercizi
commerciali e nelle altre attività, parecchio estesa. E tra di essi si distingueva una pur se
piccola nicchia di posteggiatori, artisti musicanti di strada, cantanti,
violinisti e mandolinisti che si esibivano dovunque possibile guadagnare il
loro pane, nei locali, nelle sale, per la strada. In effetti il
contributo degli artisti girovaghi alla diffusione della canzone
napoletana in Europa, in Russia, in America è stato impagabile: molte città
europee erano la meta dei posteggiatori napoletani e non pochi divennero celebrati
artisti di teatro, uno, noto come lo Zingariello,
perfino elemento permanente nell’orchestra del
sommo Wagner, un altro così abile
e rispettato da venir onorato col titolo di Sir dal sovrano inglese. Innumerevoli le vicende e storie legate
agli artisti girovaghi messaggeri della canzone napoletana, letteralmente per
le vie del mondo. Con riferimento ad Odessa e alla canzone napoletana, la
storia tramanda che Eduardo Di Capua
(1865-1907), uno di questi artisti girovaghi, mandolinista e compositore di
canzoni, alla fine del 1800 ad Odessa col padre violinista e qualche altro
artista per le strade cittadine o nei
locali pubblici, un giorno in un momento
di sosta si ricordò dei versi che
un suo amico Giovanni
Capurro (1859-1920) gli aveva affidato qualche mese prima a Napoli per
musicarli. Infatti Eduardo Di Capua era valente mandolinista, apprezzato anche
per la qualità delle sue composizioni musicali: si ricordano di lui, cito a memoria, almeno due
perle: I’ te vurria vasà e Torna a maggio. Rintracciò dunque l’appunto
che gli aveva affidato l’amico Capurro e restò colpito dalla originalità e
scorrevolezza e limpidezza delle parole sotto i suoi occhi: erano le parole di O Sole mio! Tanta la ispirazione e la
forza di quei versi magici che in breve, già quella sera, la veramente
immortale melodia sgorgò felicemente dal suo cuore! Tornato a Napoli, col suo
amico, che pure era conosciuto per le sue composizioni poetiche, presentarono la canzone alla famosa gara annuale di
Piedigrotta del 1898, contando molto sulle cinquecento Lire in palio per il
primo premio; invece O sole mio ebbe
il secondo premio -250 Lire in due- e il sogno delle cinquecento Lire svanì! E
dire che grande era la miseria di questi artisti! Le loro creazioni facevano
godere il pubblico e arricchivano gli editori
ma non i creatori. E fino alla fine, la vita in particolare di Eduardo
Di Capua, geniale compositore di musiche indimenticabili, si consumò
all’insegna della indigenza, tanto che, si racconta, la moglie Concettina, per
far fronte a certe spese del marito malato, dovette vendere il suo amato
pianoforte ad an rigattiere. La esistenza di Giovanni Capurro fu meno crudele
di quella dell’amico e anche lui dalle sue altre canzoni tra le quali Totonno ‘e Quagliariello, Fili d’oro, Lo scugnizzo… musicate da altri compositori ricavò modestissimi
riconoscimenti economici: pertanto le
loro creazioni, e non solo O sole
mio, patrimonio autentico della umanità, sono oggi ancora più vive di ieri.
E
anche l’arte pittorica napoletana registra un sensibile legame con Odessa in quanto luogo di nascita di un suo
celebrato esponente novecentesco: Nicolas
dé Corsi, probabilmente figlio di uno di questi artisti girovaghi, altro motivo dunque per
ricordare la famosa città sul Ponto
Eusino. Se qualche lettore ha curiosità di conoscere più da vicino il mondo
della canzone napoletana consiglio la lettura di C. Pittari: La canzone
napoletana, Napoli 2000.
La impronta urbana di Odessa caratterizzata
da architettura neoclassica e rinascimentale,
fu creata e realizzata da architetti italiani che la dotarono di
splendidi palazzi e costruzioni in gran
parte ancora sul posto e, in aggiunta, quell’atmosfera di cultura e di arte che vi si respirava a quell’epoca come a
Vienna, a Salisburgo, a Monaco, a Berlino
si doveva fondamentalmente alla presenza della comunità ebraica, la più
numerosa e ricca della popolazione multietnica della città.
In merito agli Ebrei va ricordato
che in Odessa, oggi in Ucraina, già russa,
nel secolo passato soprattutto, 1900,
ne risiedevano circa trecentomila: sensibile il loro apporto di civiltà tanto
che a Odessa, come abbiamo detto più sopra, aleggiava la medesima atmosfera mitteleuropea di certe
famose città dell’epoca. In totale, senza citare quelli nella
contigua Polonia, nella Ucraina dell’epoca risiedevano circa un milione di
Ebrei: alla fine della guerra, stiamo parlando del periodo nazista ma anche
nazionalista e fondamentalista locale,
quando le truppe russe di liberazione nel 1944 entrarono in città vi trovarono poche
centinaia di sopravvissuti! quasi un milione annientati in tutto il paese, e non solo a Odessa dunque, nel corso della
seconda guerra mondiale per mano di Nazisti, di Rumeni nazionalisti, di Ucraini
nazionalisti e nazisti: numero ancora più
elevato di inermi popolazioni ebraiche e anche di altre minoranze, annientate
dai nazisti e dai polacchi nazisti nella confinante Polonia.
Michele
Santulli