Lo chef Filippo Cogliandro e il libro "Io chef per la mia terra"

Fattitaliani

 


Nel periodo in cui è stato assegnato il Premio Antonino Scopelliti 2021 per la categoria “Io resto in Calabria” noi incontriamo lo chef Filippo Cogliandro per parlare del suo libro – Io chef per la mia terra – arrivato alla seconda ristampa.

La storia di Filippo Cogliandro, un viaggio vissuto dalla tavola al suo primo libro scritto a 4 mani con Oreste Paliotti

Il libro Io, chef per la mia terra, è il racconto di un lungo viaggio di Filippo Cogliandro, un viaggio non facile, dalle traversie del padre al rifiuto di pagare il pizzo, dalle pressioni della ‘ndrangheta alla solitudine ed infine la rinascita, sempre animato dalla passione per la sua terra attraverso la cucina, la sintesi di un vero e proprio processo creativo. Insomma, un viaggio nella sua Calabria come catarsi del lettore che, piano piano, penetra nel luogo fisico in cui lo chef è nato e lavora.

Una immagine di una Calabria diversa da quella che ci viene presentata da Filippo Cogliandro, persona positiva, buona, aperta al mondo, pronto a testimoniare i valori appresi in casa per parlare del bello e del buono che c’è nella sua Regione.

Infatti il libro è servito a Filippo proprio per raccontare il volto della Calabria fatto di gente per bene, la rete che dovrebbe unire le competenze culinarie e poi la grande attenzione che ha verso i giovani, italiani ed immigrati, l’importanza della formazione per farne nuovi chef, nuove figure professionali, ed infine l’aiuto che si dovrebbe dare ai meno fortunati.

In altre parti d’Italia sembrerebbero concetti banali ma qui, in Calabria, sono concetti ispirati dal dolore, dalla sofferenza, dalla solitudine sofferta, dai mille interrogativi che Filippo si è posto, usando strumenti come la denuncia e il coraggio e portando fuori dalla Calabria l’esempio attraverso “Le Cene della Legalità”, progetto nato nel 2012 in un periodo buio della sua vita che gli ha fatto capire che "il silenzio uccide" e che ha voluto far conoscere attraverso la cucina, la sua terra, il suo dolore, le paure, il sostegno e l'amicizia con Don Luigi Ciotti, la sua brigata fatta di ragazzi arrivati da lontano, il suo lavoro e, infine, la solidarietà ricevuta, uno status che gli ha dato il coraggio di una scelta: la denuncia come "investimento” per il proprio futuro.

Attraverso la sua professione Filippo ha scelto di parlare di legalità, di raccontare la sua storia ai ragazzi a cui dedica del tempo in occasione delle sue Cene della Legalità. Infatti una sezione importante della sua attività di impegno sociale è dedicata alle scuole, in maniera particolare agli istituti alberghieri. Quando lo contattano, Filippo corre subito, gratuitamente. E la sua cucina diventa il pretesto per far parlare i suoi piatti, la sua creatività, attraverso le materie prime della sua terra, una terra generosa, che insegna l'armonia della cucina, il bello, il buono, i valori, le tradizioni, la storia di un popolo.

E poi il libro parla del suo impegno sociale, una parte importante del suo carattere che è quella di considerare la cucina, il cibo, come una delle forme di aggregazione più utilizzata dal genere umano. La tavola è sempre stata e lo è ancora il luogo dove sono state prese grandi decisioni e trattati argomenti di ogni genere.

Reggio Calabria mette a disposizione la sua arte, la sua natura, l'integrazione e l'enogastronomia diventa la base per poterne parlare. E Filippo dunque prende lo spunto per parlare della sua brigata e di un suo gesto nobile, la brigata si è allargata con la presenza di ragazzi extracomunitari, sbarcati da minori sulle nostre coste, affidati dal Tribunale alla sua famiglia e oggi diventati collaboratori di cucina, umili, talentuosi, desiderosi di imparare ed è così che la cucina di Filippo Cogliandro diventa il pretesto per insegnare.

Io, chef per la mia terra”

Autori: Oreste Paliotti e Filippo Cogliandro

Edito da CITTA’ NUOVA

Writer: Cristina Vannuzzi









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