Dall'11 novembre è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica “Questo amore”, il nuovo singolo di Giovanni Santese che anticipa il nuovo album. Il brano riporta l’amore ad una dimensione umana, celebra l’incontro e lo scontro, il consueto e lo straordinario, è un canto che toglie, ma che togliendo aggiunge un qualche cosa di più. Gli attimi che non abbiamo per dirci quanto ci amiamo, gli attimi sprecati nelle noie quotidiane, il tempo dedicato a desiderare sempre qualcosa di più.
In occasione dell’uscita del singolo, lo abbiamo intervistato per voi!
Parliamo del tuo nuovo singolo. Com’è
nato? Cosa rappresenta per te?
La canzone racconta la mia storia d’amore, facendo subito i conti con i grandi amori della letteratura e del cinema: nel riconoscere che una storia di vita vissuta ha anche tanti risvolti di fatica e di quotidianità, scopro che la mia storia non ha nulla da invidiare alle grandi storie romanzate, anzi ha qualche cosa di più.
A quale idea si ispira il videoclip?
Il video clip è stato scritto e diretto da Lorenzo Kruger, cantante dei Nobraino. Lo scatto che ha innescato il meccanismo nella mente geniale di Lorenzo è stato il verso contenuto nella canzone “questo amore non è”: da qui è nata la storia dei due protagonisti del videoclip che in ogni scena sembrano sempre finalmente incontrarsi ma che poi si sfiorano soltanto, da sconosciuti quali sono. Il videoclip assume anche significati altri rispetto alla canzone, e questo mi piace tantissimo.
Quali sono le tue influenze musicali?
Ho consumato i dischi dei più importanti cantautori italiani. Non li cito perché l’elenco sarebbe sterminato. Ma ho anche ascoltato tanta musica non italiana. Uno dei fili conduttori dei miei ascolti di solito è la sincerità del suonato, quando sento troppo artificio, troppa perfezione e pulizia, purtroppo non riesco ad amare quello che ascolto. Perciò mi possono piacere i Clash (e mi piacciano tanto) come Paul Simon, ma l’importante è che io ci avverta dietro qualcuno che suoni davvero.
Come e quando è iniziata la tua passione
per la musica?
Sono sempre stato attratto dalla chitarra come
strumento, e da bambino ricordo che mi incollavo alle chitarre che trovavo
nelle case di amici o parenti.
Poi ho preso delle lezioni di chitarra classica
e subito dopo ho capito che di questa cosa qui della musica mi interessava la
possibilità di incastrarci dentro le parole. Da quando ho iniziato a scrivere
canzoni tra l’infanzia e l’adolescenza non ho più smesso.