Cantautore livornese, ha all'attivo cinque album con band come Sinfonico Honolulu e Mandrake.
Ha collaborato con l’artista americana Lisa Papineau (Air; Jun Miyake).
Vince nel 2016 il Rock Contest con la migliore canzone in italiano
“Clinomania”.
"Acquario" (2017, ManitaDischi/Santeria Records) è il suo
primo disco solista prodotto insieme ad Ale Bavo (Subsonica, Mina). Lo
porta in giro per lo stivale aprendo i live di artisti del calibro di Diodato
e Gazzelle. È tra i vincitori del concorso "Mai in Silenzio
- musica contro la violenza di genere" indetto da Controradio Firenze
e Regione Toscana con in giuria Brunori Sas e Irene Grandi.
Nel 2020 esce il singolo “Ogni notte scoperta”,
una struggente ballata nata durante il lockdown.
Dall'estate 2021 crea "Musiche per film
che non esistono" (Blackcandy Produzioni), una serie di cui cura
musiche e video. Da alcuni episodi di questa serie vengono estratti gli audio
che vanno a comporre il micro-album omonimo uscito nel marzo 2022.
In questa intervista Giorgio
Mannucci presenta il suo ultimo singolo “Nelle tue scarpe”, che racconta ciò che avvenne dopo l'alluvione di
Livorno nel settembre del 2017.
Cosa ti ha spinto ad
intraprendere il tuo percorso da cantautore?
All’eta di 16 anni
insieme alla mia prima band - gli walrus, in cui militava pure Maestro
Pellegrini chitarrista degli Zen Circus - ho scritto la mia prima canzone.
Da lì non ho più smesso
di mettere in musica certi pensieri, ragionamenti, amori.
Tutt’oggi all’età di 38,
con tutte le numerose difficoltà che questo percorso incontra sempre, non
smetto di regalarmi il momento - estremamente terapeutico - per la scrittura.
Cos’è per te fare Musica
oggi?
Ricerca, sperimentazione,
incontro con se stessi. Non finire di sorprendersi, mai. Cercare la meraviglia in
ogni momento. Una splendida valvola di sfogo che mi permette di risparmiare
sullo psicologo (ihihiihi).
Il 9 settembre è uscito
“Nelle tue scarpe” il tuo nuovo singolo. Com’è nato? Cosa rappresenta per te?
Questa canzone nasce dopo
la tremenda alluvione che colpì la mia città, Livorno, nel Settembre del 2017.
Una vastità di individui,
dinanzi alla tragedia, si compattava e si faceva comunità.
Eravamo tantissimi in
quel cortile del condominio di Ardenza a lavorare duro, senza sosta, nella
ricerca di dare una mano a chi era stato più sfortunato di noi e di regalare un
po’ di speranza, un sollievo. Serviva a loro. Serviva a noi.
L’alluvione diventa il
pretesto per parlare di comunità, perché certi sforzi vadano oltre l’urgenza di
momenti tragici.
Perché hai deciso di
intitolarlo “Nelle tue scarpe”?
Le scarpe, gli stivali
fangosi, in quel periodo erano il simbolo della resistenza, della solidarietà,
del lavoro. Potevi valutare i tuoi sforzi lavorativi, in base a quanto fango
avevi nelle tue scarpe.
Le scarpe sono inoltre il
simbolo del camminare, dell’andare avanti.
Quali sono le tue
riflessioni sul panorama musicale oggi in Italia?
Sono un po’ impaurito
dall’enorme distacco che c’è tra il mainstream e la musica underground,
indipendente. E il mainstream mi sembra sempre troppo confezionato,
impacchettato. C’è poca personalità in quel mondo.
Mentre nel ramo
indipendente si fa sempre più fatica ad emergere, perché ci sono pochi soldi.
Non c’è una distribuzione equa vera e propria. Mi sembra che il lockdown abbia
indebolito maggiormente questa cosa, dopo le chiusure dei vari locali. Vorrei
tanto sbagliarmi.
Sono certo della qualità
di certa musica italiana. Sono un grande estimatore di Giovanni Truppi sin
dalla prima ora. Adoro cantautori che quando ritornano lo fanno sempre alla
grande come Samuele Bersani o Daniele Silvestri.
Chi circola però, ha un
pubblico di teenager.
I trentenni e i
quarantenni mi sembrano un po’ addormentati. Vanno poco ai concerti e questo
farà soltanto male ai cantautori della mia generazione. C’è bisogno di una
bella sveglia.
Quali sono i tuoi
progetti futuri?
A Novembre 2022 uscirà il
mio secondo disco solista “Scoprire”. “Nelle tue scarpe” è il primo degli otto
capitoli che andranno a comporre questo lavoro. Sono molto entusiasta per
questa uscita. L’ultima volta che ho pubblicato qualcosa che segue la forma
canzone classica è stato il 2020 con “ogni notte scoperta”. Vi invito ad
andarvi a fare un giro sulle produzioni fatte in passato. Magari così vi
preparate al nuovo disco.
Grazie a Fattitaliani e
ai suoi lettori
Un caro abbraccio da
Giorgio