Opera, Natasa Kàtai a Fattitaliani: in ogni ruolo metto la mia anima e le mie esperienze di vita. L'intervista

Fattitaliani



"Soprano drammatico di agilità che si distingue per la voce imponente, tecnica solida, timbro e colore caldo", Natasa Kàtai ha cantato i più importanti ruoli dell'opera incarnandone spirito, svelandone desideri e ambizioni, condividendone sentimenti, interpretandone il destino. In occasione del Sicilia Classica Festival, torna a vestire i panni della sfortunata Aida il 19 agosto a Taormina, il 24 agosto nella Valle dei Templi di Agrigento, il 26 e il 27 agosto a Terrasini. Fattitaliani l'ha intervistata.
Lei ha interpretato sempre ruoli drammatici, storie di donne dal finale tragico...
Essendo un soprano drammatico, nelle opere che canto finisce quasi tutto in tragedia: o muoio io o il mio partner o come in Aida tutti e due. La mia voce richiama questo tipo di repertorio, ci è arrivata con tanto studio e la maturità vocale nel tempo, anche dopo aver avuto un figlio. La voce adesso è nel pieno della sua maturità.
Che cosa pensa di queste donne?
Dipenda anche dal compositore. Le donne di Puccini per esempio sono donne in carne e ossa, di oggi. Altri personaggi non necessariamente. Io cerco sempre di mettere me stessa in ogni ruolo che interpreto, la mia anima e il mio cuore, nonché le mie esperienze di vita per interpretare il personaggio in modo da diventare in quel momento Aida, Tosca, Santuzza...

Quale tocco personale sta dando a questa Aida?

La mia Aida è sensibile, che soffre tanto come tutti noi. Metto anche le mie brutte esperienze, le trasformo in arie. Per esempio, nel terzo atto in "O cieli azzurri" Aida ricorda sempre la sua patria dove non vive più. Neanch'io vivo più nella mia Ungheria e nel cantare l'aria metto me stessa e i ricordi della mia terra natale.

Aida ci insegna come il destino possa repentinamente cambiare: lei da figlia del re si ritrova schiava. Secondo lei, che cosa oggi rende schiave le persone?

Spero che ognuno di noi possa vivere la propria vita senza essere sottoposto a niente e a nessuno. Purtroppo, la società non sempre aiuta. I ragazzini di oggi sono un po' schiavi di internet e della tecnologia, i bambini dei videogiochi. Se uno va in ufficio è sottoposto comunque al capo e all'azienda, a scuola esistono i bulli ecc... io cerco di insegnare a mio figlio ad avere una forza di volontà e farla valere.
Quanta forza di volontà Lei ci ha messo per arrivare dove è adesso?
È una battaglia ogni giorno, soprattutto dopo due anni di pandemia in cui siamo stati messi da parte, chiusi a casa e l'arte ha finito di esistere. Dobbiamo prendere ancora più forza per andare avanti: non è mai stato così difficile come in questi tempi. 

Tornando ad Aida, a me piace anche la sua antagonista Amneris. Se non ci fosse stato di mezzo un uomo, le due donne sarebbero potute diventare amiche?
La cosa divertente è che in qualsiasi produzione di Aida, le Amneris diventano vere amiche nella vita. Mi trovo benissimo con le colleghe perché nascono un affetto e un'amicizia che durano negli anni. Questo è il lato privato che succede dietro le quinte. L'unica cosa per la quale non diventano amiche è che appunto amano lo stesso uomo non perché una sia regina e l'altra schiava. La loro rivalità esiste solo per l'amore di un uomo, situazione che accade anche nella vita: quando due donne amano lo stesso uomo, finché c'è quell'uomo e quell'amore di mezzo, le due donne non possono mai essere amiche. Per di più, se un uomo sceglie una piuttosto che l'altra, mi sembra alquanto improbabile.
Abbiamo parlato del destino tragico delle eroine dell'opera: chi si suicida, chi muore per malattia... ma la morte di Aida è proprio crudele, non trova?
Da bimba ci ho sempre pensato perché andavo a vederla e mi piaceva tantissimo, ma non mi davo pace. Questa morte lenta, una tale agonia, sepolti vivi... non è un veleno, un rogo, un suicidio. Questa è forse la morte più atroce: l'unica nota positiva è che almeno muoiono insieme: come dice lei “…nelle tue braccia desiai morire…”.
Quando un'opera è rappresentata in siti particolari come il Teatro di Taormina o la Valle dei Templi cambia la percezione emotiva nell'interpretare un ruolo in uno scenario del genere?
Certamente. Sono luoghi storici, meravigliosi: hanno una storia vissuta che si respira nell'aria. Vero che, una volta cominciata l'opera noi viviamo dentro la sceneggiatura come se fossimo dentro un film e restiamo là, ma è normale che quando si mette piede in questi luoghi si respira l'arte e la storia e la responsabilità è più grande.

Lasciata l'Ungheria, dove si è stabilita?

Io vivo oramai da tantissimi anni a Palermo, sono fortunata perché adesso ho due patrie.
Parla siciliano dunque?
Un pochettino (ride, ndr).
Che cosa Le manca della prima patria?
La mia famiglia ovviamente. Qui ho fortunatamente trovato la famiglia di mio marito che mi ha accolta, tanti amici, il Radamès di questa produzione mi ha presa come sorella. Non mi fanno mancare molto, ma i miei genitori, mio fratello e i miei familiari vivono in Ungheria e quando si può, si fa un salto. Non è così lontana. Giovanni Zambito.


CAST AIDA di G. VERDI- Opera Lirica in 4 atti:
Natasa Kàtai, Aɪᴅᴀ
Alberto Profeta, Rᴀᴅᴀᴍᴇ̀s
Silvia Pasini, Aᴍɴᴇʀɪs
David Cervera, Ramfis
Noh Dongyong, Aᴍᴏɴᴀsʀᴏ
Angelo Sapienza, Iʟ Rᴇ ᴅ’Eɢɪᴛᴛᴏ
Francesco Ciprì, Uɴ Mᴇssᴀɢɢᴇʀᴏ
Valentina Vinti, Uɴᴀ Sᴀᴄᴇʀᴅᴏᴛᴇssᴀ
Orchestra Città di Ferrara
Coro Lirico Mediterraneo
Alessandra Pipitone direttrice d’orchestra
Regia Salvo Dolce
Lighting Designer: Gabriele Circo
Coreografie: Stefania Cotroneo
Costumi: Sartoria Pipi
Allestimento scenico: La Bottega Fantastica

Nuccio Anselmo direttore artistico

Fattitaliani

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