Il 26 agosto in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale del cane, pet che in Italia è tra i più presenti: sono ben 8.200.000 i cani regolarmente registrati all’anagrafe canina, secondo quanto rilevato dal Rapporto Assalco Zoomark 2022. La ricerca ha anche rilevato che quasi una famiglia su 3 ha un cane in casa (24.6%), di cui è a tutti gli effetti parte integrante (96%).
Ma siamo
davvero sicuri di conoscere tutto quello che è utile sapere per il suo
benessere? Oltre alle cure veterinarie, per una buona convivenza uomo-pet è
utile imparare ad interpretare i segnali che il cane lancia ogni giorno, con
cui trasmette le sue emozioni, uno stato di disagio o di contentezza.
Il primo passo: non affidarsi ai luoghi comuni. Un esempio? Se agita la coda non vuol necessariamente dire che è felice, ma potrebbe voler dire il contrario. Regola numero 1: mai seguire il fai da te, ma affidarsi ad esperti da cui ricevere un supporto concreto ed efficace.
Ecco i principali 5 falsi miti sfatati da Alice Villani, educatrice cinofila di Ca’ Zampa, Gruppo Italiano di Centri per il benessere dei pet. Ca’ Zampa è attualmente presente con 10 Centri con cui vengono garantiti servizi veterinari, di toelettatura e di educazione. Cinque sono presenti in Lombardia (Milano e Cremona) e i restanti a Genova, Roma, Udine e Mestre.
1. Se scodinzola non è detto
che il cane sia contento
Il movimento della coda è uno dei segnali più
evidenti con cui misurare ciò che il cane sta provando in quel momento: se
l’agita in maniera morbida e “fa le feste”, allora inequivocabilmente significa
che è contento e vuole giocare. Se invece la tiene dritta muovendo vorticosamente
la parte alta, significa che è in atteggiamento di sfida che può sfociare in
una aggressione, nei confronti dell’uomo o di altri pet. In tal caso, a seconda
delle circostanze, è bene spostare la sua attenzione magari con un gioco.
Infine, se il cane tiene la coda tra le zampe, vuole trasmettere paura per una
situazione che non lo sta mettendo a suo agio.
2. Il ringhio? Non sempre è da
correggere.
Quando il cane ringhia è perché vuole lanciare un
avvertimento riguardo una situazione che in quel momento gli sta creando del
disagio. È un segnale che precede il morso
e quindi rappresenta un campanello d’allarme che non va inibito perché
altrimenti è come spezzare un anello della comunicazione con il proprio pet. Anziché
sgridarlo, è utile capire da cosa è causato.
3. Se il cane non ha voglia di
interagire con altri cani, rispetta il suo bisogno di stare da solo.
Spesso capita che durante una passeggiata al
guinzaglio, il proprietario tenda a far avvicinare il proprio cane ad un altro,
per poterli fare socializzare. Niente di più sbagliato: questa costrizione
potrebbe causare dei momenti di tensione che è meglio evitare e che in genere
si manifestano con la coda tra le zampe, tentativo di nascondersi tra le gambe
del proprietario e una minzione improvvisa. Meglio stimolare una
socializzazione gestita direttamente dai pet, in aree sicure e senza il
guinzaglio.
4. Azzuffamenti a 4 zampe: no
panic, è il suo modo di giocare.
L’inseguimento e il gioco della lotta sono delle
pratiche di gioco ritualizzate che vengono apprese del cane fin da cucciolo.
Spesso il tutto viene accompagnato da vocalizzazioni, ma non ci si deve
preoccupare. Si tratta di una forma di interazione tra due o più cani, in un
meccanismo non di supremazia ma di scambio. È necessario intervenire solo se ci
si accorge che il pet è in difficoltà, tenendo la coda tra le zampe o
allontanandosi dal gruppo. Il gioco è
uno dei momenti più importanti che però va gestito, con compagni compatibili
per sesso, età e taglia.
5. Cane piccolo, ma non pocket
Spesso si ha la convinzione che il cane di taglia
piccola stia più comodo se costantemente in braccio o in borsa. In realtà
questo lo priva dei corretti stimoli che gli può dare l’ambiente esterno e che
possono permettergli di fare del movimento e di interagire con altri cani. È
come se ricevesse una percezione alterata della realtà, vissuta solo ad altezza
uomo e non alla sua. Sì all’utilizzo del trasportino in caso di viaggi e,
durante il momento delle coccole, ad essere in braccio, ma con moderazione.