di Francesca
Ghezzani.
A tu per tu con Fabio Varrone, aka Anarchybrain, per i 30 anni di carriera musicale e artistica
18 agosto
Fabio, quando e
come ti sei accorto del tuo talento artistico?
Ciao
a tutti! Mi sono accorto fin da bambino che avevo qualcosa che mi ha portato a
capire poi di avere una dote artistica. Sin da piccolissimo, infatti, verso i
tre anni più o meno, ballavo davanti al televisore quando ascoltavo la
musica, in particolare "No Tengo Dinero" dei Righeira, mi chiudevo
nella mia stanza, mettevo su i dischi e davo il via alle danze. Allora sognavo
di fare il ballerino, anche se poi la mia vita mi ha portato in tutt’altra
direzione.
Raccontaci come è
nato il tuo nome d’arte…
È nato in maniera abbastanza curiosa. Io ho una band
che si chiama The Brainwash e per questo
molti mi soprannominavano Brain, ma
nello stesso periodo quando lavoravo con Enrico Capuano, noto cantautore del
Festival del Primo Maggio, portavo sempre una maglietta con la A del simbolo
anarchico. Per questo motivo lui mi aveva soprannominato Anarchia, così ho unito i due soprannomi ed è nato Anarchybrain; il cognome Rocknation è nato da una trasmissione
che facevo su Radio Nux chiamata proprio così.
Hai messo al
servizio dell’ambiente e del sociale il tuo talento artistico. Sono pochi a
farlo con trasparenza e reale impegno?
In
realtà sì. Ho sempre fatto molta beneficenza per gli animali, per l’uomo, per l’ambiente
e per tutto ciò che aveva uno scopo umanitario, ma ci sono tanti cantanti o
artisti che sfruttano le questioni sociali solo per ottenere visibilità, un semplice
tornaconto di visualizzazioni e notorietà: questo non va bene. Chi fa
beneficenza la fa in silenzio e non la ostenta in pompa magna, per alcuni
cantautori diventa come una sorta di "vetrina" dove mettersi in
mostra per quello che non sono. Ho visto alcuni cantanti scrivere brani per l’Africa
e, nello stesso tempo, chiamare i suoi abitanti con appellativi razzisti,
mostrando incoerenza.
Festeggi i tuoi 30
anni di carriera musicale e artistica con un nuovo progetto per il sociale. A
chi è dedicato e come sta procedendo?
L'opera che al momento mi rappresenta di più è Bomarzo: The Magician's Garden, un album
rock progressive interamente dedicato al parco di Bomarzo del quale sono
follemente innamorato e del quale sto scrivendo una seconda parte dopo quasi
dieci anni. Per quanto riguarda le mie opere letterarie, sono molto legato al
libro Dialoghi con l'aldilà perché è
il frutto di anni di indagini, domande, foto ed esplorazioni nonché
sperimentazioni fatte in pima persona nel campo del paranormale.
Infine, nella
parabola della tua lunga carriera credi di aver raggiunto l’apice o senti di
dover continuare a sperimentare ancora per molto tempo?
Credo che nella vita non si arrivi mai a un apice,
bensì solo a una continua evoluzione che deriva dalla nostra curiosità. Di
recente è scomparso Piero Angela, a cui voglio dedicare un pensiero. Lui diceva
sempre che la curiosità è la chiave per le nuove scoperte e aveva ragione.
Questo concetto vale per qualsiasi campo a cui lo si voglia applicare. La
curiosità nella musica mi permette di fare cose che in pochi hanno fatto, di
rompere quelle barriere e dogmi imposti dalla musica convenzionale di consumo.
Non voglio sembrare assolutamente presuntuoso facendo questo ragionamento, ma è
una sintesi seppur minima della mia esperienza personale che potrebbe rispecchiarsi
in quella di qualcun altro.
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