Intervista a Elena Pigozzi, una scrittrice profonda e sensibile

Fattitaliani



di Laura Gorini - Scrivo quando la storia che inseguo mi consegna il personaggio

Sa come ammaliare e far sognare i propri lettori la brava e accorta Elena Pigozzi che ha da poco pubblicato per Piemme La signora dell'acqua. Un romanzo indubbiamente molto particolare e dal linguaggio evocativo che tocca le corde del cuore e dell'anima.

Elena, dopo il grande successo riscontrato da L'ultima Ricamatrice, sei tornata a farci sognare con La signora dell'acqua, entrambi due testi molto poetici. Possiamo dire che sia questo uno degli aspetti che maggiormente li accomuna?

Forse il linguaggio, perché in entrambi è molto evocativo, anche se in quest’ultimo romanzo il passo si è fatto più ampio e pertanto la cifra poetica si è alleggerita a vantaggio della narrazione pura.

In entrambi poi, e lo si intuisce fin dai titoli, la più grande protagonista è una donna. Ami molto esplorare l'animo femminile?

Scrivo quando la storia che inseguo mi consegna il personaggio. Quando lo vedo in azione, allora comincio a pedinarlo, finché trovo la storia che vuole raccontarmi. Negli ultimi due romanzi mi sono venuti a trovare due donne, pertanto la scelta è stata obbligata. Dovevo cogliere la loro storia.

Molto forte è anche il concetto del dono, nel primo caso della sublime arte del ricamo mentre nel secondo dell'acqua. Quale credi – invece – che sia quello più grande che hai ricevuto ad oggi all'interno della tua vita?

Credo la sensibilità, più di ogni altro. Ringrazio la vita di avermi dato questo “senso” in più... significa gioire con maggiore intensità. Anche soffrire, sia chiaro, ma l’intensità diventa l’approccio alla vita. E allora le giornate non mi bastano mai...

A proposito, com'è la tua vita ora?

All’inseguimento di storie e piena di voglia di fare...

Per quale motivo – secondo te – molti giovani non la considerano come dovrebbero e tendono a sfidarla?

Non saprei. Considero la vita il dono più grande che ci è dato, per il quale dovremmo ringraziare ogni giorno, anzi, ogni momento. Forse, come dici tu, i giovani non la considerano, o meglio, non ne conoscono il valore.


Rimanendo in “tema sfide”, quale è stata la più grande che hai affrontato e poi vinto?

Scrivere. Che è una sfida costante e quotidiana: sono la prima a frenarmi, a farmi il verso, a impedirmi di farlo...

Quanto hai imparato dalle sconfitte e dalle cadute?

Dalle sconfitte ho imparato la tenacia, la pazienza e il coraggio di crederci, di continuare a sfidare chi ti considera folle e dimostrare il contrario...

Un messaggio che vorresti lasciare a chi si accinge oggi a scrivere la sua prima opera?

La Ginzburg diceva che “scrivere è una lunga pazienza”. Ecco, ne serve tanta, che va alimentata con lo studio, la ricerca e la responsabilità nella scelta delle parole. Sono pietre, per citare un libro di Carlo Levi, ma possono diventare anche dei doni che salvano.

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