Segnalibro, Veronika Simoniti a Fattitaliani: mi fanno arrabbiare i libri impostati bene e conclusi male. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani


Uscito il 26 maggio il romanzo dell’autrice slovena Veronika Simoniti (traduttrice di Andrea Camilleri in Slovenia), “Ivana davanti al mare” (collana Varianti, 200 pp., 17,90 euro), campione d’incassi in Slovenia e già tradotto in diverse lingue, racconta un periodo drammatico della storia europea, in quel crocevia di popoli rappresentato da Istria ed ex Jugoslavia. Una vicenda tra Trieste e la Slovenia che conduce il lettore in una delle vicende più dolorose della nostra recente storia. Oggi è protagonista del Segnalibro di Fattitaliani: l'intervista.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?

Ce ne stanno troppi. Tra di essi: “Miele” di Ian McEwan, “Àpeiron” di Sergio Sozi, “Berta Isla” di Javier Marías, “Di chi è la colpa” di Alessandro Piperno, “Manuale per donne di pulizia” di Lucia Berlin, “La cronaca di Travnik” di Ivo Andrić... Alcuni già letti a metà.

L'ultimo "grande" libro che ha letto?

Il romanzo di Jenny Erpenbeck E non è subito sera (Aller Tage Abend), che ritengo grande per la sua struttura che offre delle possibilità alternative agli eventi a venire (perché non ci ho pensato prima io?) e per la magia dello stile.

Chi o cosa influenza la Sua decisione di leggere un libro (passaparola, copertina, le recensioni, il consiglio di una persona fidata)?

Tutto ciò, ma più spesso le recensioni o le raccomandazioni di amici lettori, con cui, letto il libro, poi ne discuto.

Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?

“Kaputt” di Curzio Malaparte e un classico italiano per ragazzi: “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” che in primavera è uscito in Slovenia nella mia traduzione.

Secondo Lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 

In Slovenia vanno molto di moda le biografie di personaggi famosi scritte da critici, giornalisti o scrittori che sanno rendere il racconto delle vite reali degli accattivanti documenti del tempo. Vedo anche tanta vitalità nella narrativa, soprattutto nel romanzo, e purtroppo un po’ meno nel racconto breve (nonostante un premio sloveno importante che abbiamo per la miglior raccolta dell’anno). Ciò mi meraviglia, visto che la forma breve si addirebbe più ai nostri tempi indaffarati e veloci.  

Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 

Adoro i romanzi ma anche i racconti brevi, che posso assaporare uno per volta, lasciando tra l’uno e l’altro scorrere del tempo per farli maturare dentro di me. Recentemente ho avuto il piacere di leggere la raccolta “Troppa felicità” di Alice Munro.

L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?

Tempo fa mi ha fatto ridere ad alta voce La settima funzione del linguaggio di Laurent Binet che in forma di romanzo prende in giro gli strutturalisti francesi, anche se verso la fine va un po’ troppo sul pesante. Invece il libro che mi fa ridere sempre è “Il bar sotto il mare” di Benni.

L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?

Le donne di Lazar della scrittrice russa Marina Stepnova per la bellissima figura di Marusja, piena di innato Amore e Umanità. 

L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?

I libri mi fanno arrabbiare non quando sono scritti male dall’inizio alla fine, ma quando sono impostati bene e conclusi male. 


Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?

Per esempio “Espiazione”, film basato sull’omonimo romanzo di McEwan. Invece mi sembra che il film addirittura superi il testo letterario de “Il talento di Mr. Ripley” di Patricia Highsmith. 


Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella Sua biblioteca?

C’è un po’ di tutto nella mia libreria, in parte ereditata dai genitori e nonni. Credo che chi mi conosce non sarebbe sorpreso dai libri che ho. 

Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? E l'antagonista?

Riflettendo su questa domanda, mi sono resa conto che i protagonisti delle opere che più mi stanno a cuore non necessariamente sono anche i miei preferiti. Comunque, di protagonisti preferiti ce ne sono tanti, iniziando da Pippi Calzelunghe, Mary Poppins, Ulisse e la menzionata Marusja,... L’antagonista preferito: Mefisto.  

Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?

Sarebbe una bella tavolata: non ci mancherebbero Guillaume Apollinaire e Oscar Wilde perché erano dei bonvivants gioviali, T.S. Eliot perché gli vorrei fare qualche domanda sulla poesia, Iosif Brodskij mi racconterebbe la sua vita, e ci sarebbe anche un mio carissimo amico, Marko Sosič, scrittore sloveno di Trieste, purtroppo scomparso un anno fa. Tra i vivi inviterei Olga Tokarczuk per la sua perspicacia e Claudio Magris per la sua erudizione. 

Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 

I libri che non finisco ultimamente sono tanti. La vita è troppo breve per leggere opere che non ti danno niente, che non ti arricchiscono. 


Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?

Crepi la modestia: Italo Calvino (anche se non era un amante delle biografie). Lui saprebbe essere abbastanza preciso e nello stesso tempo saprebbe mescolare ai fatti reali la dose giusta di fantasia necessaria per rendere la mia vita più letteraria e... leggibile.  

Che cosa c'è di Veronika Simoniti in "Ivana davanti al mare"?

In questo romanzo ci sono tanti piccoli aneddoti raccontatimi da mia madre e mia nonna che ho mescolato alla trama. Ogni opera letteraria contiene pensieri e sentimenti dell’autore ma meglio se nascosti e offerti in veste di finzione. Per creare un personaggio di carne e ossa bisogna immergercisi, anche se il personaggio è negativo: in questo modo lo rendiamo più verosimile e umano. Così, dopo aver messo la mia Ivana nei guai, cercavo di salvarla pensando a come avrei reagito io stando nei suoi panni. 

In "Ivana davanti al mare" c'è un passaggio, una parte che lo potrebbe riassumere nella sua essenza?

Se la domanda si riferisce al passaggio che potrebbe riassumere quello che c’è di mio nel mio romanzo: «E probabilmente ero composta non solo dagli atti, dai rituali e dai modi di dire della famiglia, ma anche dalle storie che avevo sentito raccontare sui miei antenati; com’era possibile che io non fossi un po’ formata da tutto questo?»

Se la domanda si riferisce al passaggio che potrebbe riassumere il romanzo: Forse l’incipit che funge anche da teaser: «Se, a dicembre, un agente immobiliare di Lubiana non mi avesse scritto a Parigi, dicendomi che aveva un acquirente serio per la nostra casa sul Litorale, io poco dopo non avrei trovato quella foto, né avrei scoperto la storia celata dall’immagine e dal tempo.» Giovanni Zambito.


IL LIBRO
Giorni nostri. Una quarantenne slovena che vive col fidanzato a Parigi, torna in Slovenia per concludere la vendita della casa dei defunti nonni sul litorale e casualmente trova una vecchia foto: l’immagine mostra sua nonna Ivana incinta e una bimba, sua figlia, che le dà la manina: come mai la nonna si mostrava incinta era incinta benché sua madre fosse figlia unica? Esisteva forse un fratello di sua madre, tuttora ignoto? 

Anni Venti del Novecento. Ivana frequenta l’istituto magistrale femminile, dalle suore, il suo carattere battagliero ed orgoglioso tuttavia si oppone alle regole conventuali; la ragazza incontra Adrijan, che lei chiama Jadran, i due s’innamorano, ma devono vivere diversi anni separati; lui trova lavoro come insegnante di biologia nella zona della Stiria slovena, lei si impiega come maestra elementare a Škale; il preside della scuola di Škale, Alfonz Kumer, uomo sposato, è innamorato di lei e assai geloso, la molesta e la ostacola, impedendole per lungo tempo di sposarsi con Adrijan. Dopo anni, Ivana riesce a sancire con Adrijan l’unione civile, trasferendosi da lui. Nel 1938 nasce loro figlia Pina (che poi diventerà la madre della interprete).

Nel 1941 Adrijan, in quanto intellettuale sloveno, viene confinato dalle autorità naziste in Serbia, a Kaonik vicino al confine bulgaro. Ivana e la figlioletta Pina si rifugiano nella regione della Gorenjska, nel piccolo borgo di Železna voda, presso Ljuba, la sorella di Ivana.
Il racconto prosegue tramite la corrispondenza tra Ivana e Adrijan, dalla quale veniamo a sapere tante cose sulle condizioni di vita e gli avvenimenti della Seconda guerra mondiale in Slovenia e in Serbia. Ivana trova lavoro nell’ufficio anagrafe tedesco del borgo, ma intanto clandestinamente conduce una scuola in lingua slovena per bambini (attività vietata a causa della germanizzazione dell’area portata avanti dalle autorità naziste). Durante la guerra conosce il partigiano Vitalij e, in assenza del marito Adrijan, s’innamora di lui senza smettere di pensare al marito. Un giorno Ivana viene arrestata mentre contrabbanda i libri scolastici che le ha procurato Vitalij. Viene portata alla sede del comando nazista, nella vicina città di Kranj, dove scopre che il capo è l’ex preside della scuola con il nome tedesco di Alfons Kummer. 

Dopo la guerra, Ivana, Adrijan e Pina devono aspettare un altro anno per poter andare a vivere insieme, alla fine viene loro conferita una casa lasciata dagli esuli italiani a Portorose, nell’Istria ormai iugoslava. Un giorno alla loro porta si presenta Vitalij, ormai famoso pittore e scultore che vuole farsi aiutare da Adrijan per poter vendere i suoi quadri anche in Italia. Ivana diventa ossessiva nei confronti di sua figlia Pina, teme che le possa succedere qualcosa, visto che la figlia s’ammala spesso e gravemente. Ivana cerca di dimenticare gli anni di guerra, e la sua paura per la figlia si trasforma in un ossessionante tentativo di recuperare la giovinezza che le è stata rubata dalla guerra: diventa un’amante dell’arte e spesso va, con Adrijan o da sola, alla capitale slovena, Lubiana, per incontrare amici bohemien, tra i quali la figura principale è quella di Vitalij, ormai veterano di guerra, carismatico professore e artista, visto bene anche dalle autorità comuniste, intorno al quale si unisce un vasto gruppo di amici artisti e intellettuali. Ivana cerca di parlargli di quello che è successo fra loro durante la guerra ma lui è inaccessibile e si rifiuta. Ivana inizia a rifugiarsi sempre di più nei propri paesaggi e mondi, reali o interiori, fino a cominciare a perdersi.

Alla fine la nipote di Ivana sta per lasciare la sua casa slovena: ormai ha venduto tutti i mobili, a Parigi se ne porterà dietro solo alcuni molto particolari. Arrivata nella capitale francese, trova tra i cassettini della vecchia credenza della nonna una lettera di Ivana mai spedita al marito Adrijan. Da questa lettera la nipote ricostruisce i fatti degli episodi accennati prima nel romanzo ma non svelati del tutto e che il lettore verrà a sapere solo alla fine.
L'AUTRICE

Veronika Simoniti (Lubiana 1967) è laureata in lingue e letterature romanze. Ha lavorato per vari anni come traduttrice freelance e lettrice di lingua italiana. In campo letterario ha esordito dapprima come autrice di fiabe per Radio Slovenia e in seguito con il racconto Metuljev zaliv (La baia della farfalla), con cui ha vinto il primo premio al concorso bandito dalla rivista “Literatura”. Da allora ha continuato a scrivere sia per la radio che per varie riviste letterarie. Ha vinto premi o ricevuto segnalazioni anche per altri singoli racconti. Nel 2005 l’editore Lud Literatura ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti brevi, Zasukane štorije (Storie contorte), segnalata dal Premio Esordio del 2005 e due volte inclusa tra i finalisti del Premio per la migliore raccolta di prose brevi Fabula 2006 e Fabula 2007. Nel 2011 ha pubblicato la sua seconda raccolta di racconti brevi, Hudičev jezik (La lingua del diavolo). I suoi racconti sono stati tradotti in quindici lingue straniere e figurano in antologie in lingue straniere (tra le quali la Best European fiction 2016). Nel 2014 è uscito il suo primo romanzo Kameno seme (Il seme di pietra) presso l’editrice Litera ed è stato segnalato, nel 2015, dal Premio Kresnik per il migliore romanzo dell’anno. Nel 2018 sono uscite due raccolte di racconti scelti tradotti: Teufelssprache (Litterae Slovenicae) in tedesco e Mere Chances (Dalkey Archive Press) in inglese. Nel 2019 ha pubblicato, per i tipi della casa editrice Cankarjeva založba, il suo secondo romanzo Ivana pred morjem (Ivana davanti al mare) che è stato segnalato dal Premio Modra ptica per il miglior manoscritto e ristampato lo stesso anno. È stato segnalato, inoltre, dal premio Kritiško Sito dell’Associazione dei critici letterari sloveni nel 2020, e ha vinto, nello stesso anno, il Premio Kresnik per il miglior romanzo dell’anno. È del 2019 anche Fugato, segnalato nel 2020 dal Premio Novo Mesto per la migliore raccolta di racconti brevi.


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