Segnalibro, "Non so la notte" di Francesca Magni: quando un genitore viene “rapito in vita” dall’Alzheimer. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani


Edito da Bompiani (pagine 240, €17), "Non so la notte" è l'ultimo romanzo della giornalista Francesca Magni che "raccoglie i frammenti di un'esperienza comune a tanti di noi - veder "tornare bambini" coloro che ci hanno messi al mondo, accettare di non avere le forze per assisterli - e costruisce un racconto fatto di tentativi, smarrimenti, affioramenti improvvisi di una memoria che non si arrende al silenzio ma cerca ostinatamente la salvezza della condivisione. L'autrice è ospite della rubrica Segnalibro.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?

Faccio prima a dire quanti: in questo momento sono 24 in due pile pericolanti… 


L'ultimo "grande" libro che ha letto?

Apeirogon di Colum McCann. Niente di più efficace, toccante e coinvolgente è mai stato scritto, a mio parere, sull’inarrestabile conflitto tra israeliani e palestinesi.


Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?

Leggo qualche riga e la quarta di copertina e prendo d’impulso se il tema mi chiama. Poi ho un paio di consigliere di libri del cui giudizio mi fido molto, un’amica e una zia.


Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?

Temo nessuno. Ma ce ne sono tanti che dovrei recuperare. Per esempio Il conte di Montecristo.


Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 

Il fumetto, anche se è un genere che non frequento molto. Ho appena letto “La notte del corvo” di Marco Galli e mi ha incantata, soprattutto sapere che è stato scritto prima e dopo una malattia invalidante che ha costretto l’autore a inventare un nuovo modo di tenere in mano la matita e disegnare... 


Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?

In questo periodo non cerco storie ma autori che abbiano una scrittura interessante. Per esempio James Cameron: ogni suo libro sembra un corso di scrittura.


L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?

"Bianco su nero" di Rubén Gallego, affetto da paralisi e sopravvissuto miracolosamente, e con una vitalità commovente, al sistema di orfanotrofi russo: molto istruttivo da leggere proprio in questo periodo anche per capire la retorica di un popolo...


L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 

Quello di Daniele Novara “Non è colpa dei bambini” perché fa del male alla comprensione della dislessia, un tema che se non è capito o se viene stigmatizzato ideologicamente come fa Novara produce sofferenze che sarebbero invece evitabili.


Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?

Ho amato la versione cinematografica di Emma di Jane Austen con Gwyneth Paltrow e la regia di Douglas McGrath; mentre, sempre con Gwyneth Paltrow, ho detestato la versione di Possessione di Antonia Byatt; non bello il film, ma magnifico il libro, che consiglio a chi non l’abbia ancora letto.


Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?

Il libro di un cantante o di un politico.


Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?

Qui proprio non so rispondere…. 


Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe? 

Lalla Romano, Amélie Nothomb, Emmanuel Carrère, Andrea Camilleri. E li farei giocare a “sigaretta” (per chi non conosce il gioco, ci sono le regole su Wikipedia).


Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 

Non picchiatemi: non sono riuscita a finire L’amica geniale di Elena Ferrante, non mi ha catturata. Ma è sempre lì, da riprendere prima o poi.


Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 

Elizabeth Strout, perché nessuno coglie l’essenza delle vite normali come sa fare lei.



Che cosa c'è di Francesca Magni in "Non so la notte"?

Tutto. Come dice la citazione di Elizabeth Strout che ho messo in esergo: “I casi erano due: o la gente non sapeva come si sentiva in una determinata circo-stanza, oppure decideva di non dire mai come si sentiva davvero in una determinata circostanza.” Ecco, io ho deciso di dire esattamente come ci si sente in una determinata circostanza… Quella in cui un genitore viene “rapito in vita” dall’Alzheimer.


In "Non so la notte" c'è un passaggio, una parte che lo potrebbe riassumere nella sua essenza?

“I baci che ti poso sulla tempia, sulla pelle liscia della guancia sopra la barba, sui capelli da pulcino bianco, sono tutte le parole che non ci siamo mai detti, finalmente una lingua che sappiamo parlare. Tu li prendi, appoggi la testa alla mia, allunghi una mano incerta, ormai ripiegata per sempre nella posa con cui ci facevi ridere mimando il becco dell’oca, e sento che sei lì, regredito a un’età che non sappiamo chiamare. L’età di chi è tornato all’inizio senza passare dalla fine”. Giovanni Zambito.


IL LIBRO

Questa storia comincia con una corsa – una telefonata nel cuore della notte, una donna che guida nel buio – e poi si trasforma in un viaggio destinato invece a svolgersi tutto tra le pareti di casa e dentro l’animo di chi narra. Nei mesi in cui la pandemia ha costretto tutti noi a fermarci e specchiarci nei vetri delle nostre finestre, questa figlia adulta e a sua volta madre deve prendere la prima di molte difficili decisioni: portare a casa con sé il padre, un tempo medico autorevole e uomo creativo e bizzarro, ora malato, dal corpo ancora integro ma con la mente che sta inesorabilmente svanendo. Dover chiedere aiuto, per l’accudimento quotidiano, ad altre donne venute da lontano. Deporre ogni rivendicazione filiale, rinunciare alle parole e riconoscere che tutto ciò che unisce figli e genitori – all’inizio come alla fine della vita – sono semplici gesti di cura. Compilare il modulo di richiesta per una RSA... Francesca Magni raccoglie i frammenti di un’esperienza comune a tanti di noi – veder “tornare bambini” coloro che ci hanno messi al mondo, accettare di non avere le forze per assisterli – e costruisce un racconto fatto di tentativi, smarrimenti, affioramenti improvvisi di una memoria che non si arrende al silenzio ma cerca ostinatamente la salvezza della condivisione. Di fronte a un padre presente ma ormai lontanissimo, queste pagine cantano l’inconoscibilità radicale e insieme la profonda intimità che ci unisce ai nostri genitori, perché “non possiamo essere niente, se prima non abbiamo certezza d’essere figli”.

L'AUTRICE

Francesca Magni è giornalista e vive a Milano con marito e due figli. Risponde a chiunque le scriva su Instagram @balmarose.


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