I Dejawood presentano il 1° album per "arrivare alle orecchie e alle pance delle persone". L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani



Uscito "Alti momenti di crisi", l'album di debutto dei Dejawood, fuori su tutte le piattaforme digitali per Pioggia Rossa Dischi. Finalmente il capitolo definitivo per la band di stanza a Roma che segue i singoli "Trenchtown", "Uroboro" e il più recente "Simbolo". Un disco che contiene i primi due anni del progetto musicale, nato nel più complicato dei periodi, e qui rappresentato dalla focus track "Intrisi", il primo brano, che racchiude in sé tutte le sonorità dell'album: analogiche ed elettroniche, il sound desertico e quello urban, un racconto di una notte all'eccesso, tra luci ed ombre, in cui i momenti di lucidità si mescolano a percezioni incerte. Fattitaliani li ha intervistati.
La pubblicazione del primo album ha comportato Alti momenti di crisi?

Non nello specifico, nel senso che la pubblicazione del nostro primo album ci ha dato veramente data soddisfazione e gioia. L’unica crisi legata a questo evento è stata il volerlo portare subito in giro il più possibile live ma lo faremo in almeno quattro date nei vari festival d’Italia. Quindi ci riteniamo soddisfatti.
Il disco contiene brani composti a distanza di tempo fra loro. C'è un filo rosso che li avvicina e lega?
Il disco è stato composto nell’arco di un anno e mezzo, in coincidenza della pandemia, e il filo conduttore che li lega tutti è un forte sentimento di guardarci dentro e fuori, ascoltarci ed ascoltare il mondo. Accettare noi stessi e quello che abbiamo raggiunto.
Ci dite qualcosa di voi come gruppo musicale e di persone? Oltre alla musica, che cosa vi rende una band?
Noi siamo un gruppo di amici prima che di colleghi di band. Questo fa da legante alle nostre attività artistiche. Ci rispettiamo e ci supportiamo nei vari passaggi di composizione ed esposizione delle idee. Siamo comunque tre persone tranquille, amiamo suonare, condividere serate e giornate insieme. Amiamo viaggiare e sperimentare nuove culture.
Bello il nome che avete dato alla formazione. Quali principi vi siete prefissi di rispettare sempre?
Grazie davvero! Il nome è venuto molto naturalmente. I nostri principi sono pochi, poche regole e paletti a priori: 1) rispetto per le idee di ognuno. 2) Non si dice “no” a prescindere, prima di prova e si dà una chance all’idea. 3) Non essere egoisti, perché non esisteremmo se non insieme, e nessuno deve invadere la persona altrui.
In che cosa il pubblico vi conoscerà dopo l'ascolto del disco?
Sai, ognuno si fa il proprio pensiero quando ascolta la musica. C’è chi presta attenzione alla parte strumentale, chi al testo, chi all’attitudine e chi all’immagine. Noi speriamo di arrivare alle orecchie e alle pance di più persone, poi ognuno deciderà in che forma. Giovanni Zambito.


BIO: 

Il progetto Dejawood nasce nel 2019 dallo sfogo musicale di tre artisti che si ritrovavano dopo molte esperienze a comporre brani per il semplice gusto di farlo. Tutti e tre (Andrea Proietti, Matteo Teodori e Luca Rossi) si conoscevano già da qualche anno ed avevano condiviso in passato ed in varie formazioni, il piacere di suonare insieme. Ritrovandosi, hanno saputo coniugare i loro diversi gusti musicali in un linguaggio che entusiasmava tutti; nella musica dei Dejawood infatti è possibile trovare riferimenti musicali che vanno dal Blues al Rock, dalla World Music all’Ethnic music, dal Rap alla Trap, dal Folk nordafricano ai ritmi caraibici, dall’elettronica all’ Indie ed altri ancora. Nonostante i loro gusti musicale siano attualmente distanti, in realtà esiste un trait d'union culturale e amicale che lega saldamente i tre artisti. 

Inizialmente non pensavano alla produzione artistica con lo scopo di racchiuderla in un album ma ne capirono da subito le potenzialità quando, brano dopo brano, iniziava a prendere concretezza la loro creatività. Il progetto Dejawood inizia a prendere forma durante il primo lockdown, lavorando a distanza e componendo bozze che prendevano forma man mano che l’un l’altro imprimeva il proprio stato d’animo su software digitali, per poi ricondividerli con gli altri del gruppo così da creare una vera e propria catena di montaggio artistica quotidiana e salvifica. Quel momento di sospensione spazio temporale, che abbiamo provato tutti, ha potuto stimolare l’espressione artistica degli ancora prematuri Dejawood: “la musica e l’amicizia in quel periodo così drammatico, ci ha davvero salvati da un alto momento di crisi!”, così gli artisti definiscono la loro gestazione artistica, facendo riferimento proprio al loro primo album ufficiale dal titolo appunto: Alti Momenti Di Crisi, registrato alla fine del 2020.

Il nome del gruppo vuole dare il senso che qualcosa di nuovo incontra qualcosa di vecchio (tutti i gruppi musicali in cui avevano gravitato insieme): come in un déjà-vu quando si ha l’impressione di rivivere emozioni e percezioni tanto ingannevoli quanto stupefancenti e viscerali. Modificano il Voo con Wood, in un semplice gioco di parole, per identificarsi con qualcosa di atavico, ancestrale quale il legno. 

https://www.facebook.com/dejadejawood
https://www.instagram.com/_dejawood

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