Gero Riggio a Fattitaliani: per cercare la mia poesia ho bisogno di stare da solo e mettermi a nudo. L'intervista

Fattitaliani



(video) La quarta edizione del contest musicale “Sicurezza Stradale in musica”, promosso da Anas (Gruppo FS Italiane) e Radio Italia è stata vinta dal cantautore siciliano
 Gero Riggio, con il brano “Luci Rosse Luci Blu”, il racconto di un incubo in cui una persona si trova distesa per terra dopo aver avuto un incidente stradale. Fattitaliani lo ha intervistato utilizzando alcuni titoli di sue canzoni.

1.      Hai avuto personalmente l'incubo di cui parli nella canzone?

No, in realtà è una canzone nata dalla mia immaginazione. A volte mi capita di fare incubi e svegliarmi di soprassalto, conosco la sensazione e ho immaginato a quanto reali esse possano sembrare. Volendo, poi, alleggerire il contenuto abbastanza tragico del brano, mi è venuto in mente questo colpo di scena che fa “rewind” nella testa di chi ascolta Luci Rosse Luci blu per la prima volta.

2.     Quanto e perché ti fa piacere un premio come quello della "Sicurezza stradale in musica"?

Tantissimo. E’ stata una scommessa partecipare ad un contest così particolare, avvertendo fin da subito che il mio brano potesse avere le potenzialità e gli ingredienti giusti per arrivare fino in fondo. Vincere è sempre bello ma farlo con un brano importante, che parla di cose importanti in un contesto del genere è stato speciale perché mi ha aiutato a confrontarmi con artisti di un certo livello, rendendomi consapevole di una verità: che anche io ci sono ed ho qualcosa da dire.

3.      In strada che tipo di guidatore sei? ascolti la radio: che musica ti accompagna lungo i tuoi tragitti?

Sono una frana. Infatti dico sempre che scrivere questo brano mi ha aiutato a scacciare via qualche fantasma. Ho sempre avuto paura della velocità e ricordo che da bambino vidi un incidente mortale, tutto è rimasto vivo nella mia memoria e da lì questa paura non è mai andata via. Tutti abbiamo paura di qualcosa. Ma scriverne e parlarne credo mi abbia aiutato molto. Quando sono in macchina mi piace ascoltare le mie playlist, godermi la mia musica, mi aiuta a sconnettermi dai pensieri quotidiani.


Hai avuto modo di interagire da vicino con Francesco Gabbani? lo conoscevi da prima? che cosa ti piace della sua musica, di lui?

Conosco artisticamente Francesco Gabbani ancor prima del suo Sanremo giovani. In uno dei miei Tour scoprii la sua  “Svalutation” (cover di Celentano) che utilizzai per i miei live. Da lì non ho più smesso di seguirlo. Per la Finale ho avuto modo di scambiare qualche parola con lui e mi è sembrato un ragazzo genuino e sincero, oltre che un artista di carattere. Gli auguro il meglio sperando di poterlo incontrare molto presto e poter vivere altre esperienze insieme.

5.      Parliamo adesso attraverso alcuni tuoi titoli. A questo punto della tua carriera rifaresti tutto "Da capo" o cambieresti qualcosa? 

Comincerei dall'inizio solo per poter rivivere ancora certe emozioni e correggere in corsa ciò che poi si è rivelato sbagliato. Per il resto sono molto grato di ciò che ho avuto dalla vita artistica. Ho dato tanto e ricevuto molto. Però ancora non è finita. Sento che di canzoni importanti ne devono ancora nascere e questo mi aiuta ad andare avanti. Cosa cambierei? Forse il coraggio di buttarmi totalmente tra le braccia della musica. Avrei voluto dedicarmici più di quanto abbia fatto a causa di una questione di scelte. Ma chissà. Magari farlo adesso sarà ancora più bello.

6.      "Oltre il silenzio" c'è qualche altro elemento che influisce molto sulla tua ispirazione compositiva?

Qualcuno cantava che il silenzio molte volte è più forte del rumore. Nel silenzio trovo armonia, recupero le forze fisiche e mentali che mi servono per portare a termine un lavoro. Io sono uno che pensa di continuo. La notte si sveglia e pensa a come inventarsi, sorprendere. Tutto nel silenzio. Non so comporre, al momento, insieme ad altri. Per cercare la mia poesia ho bisogno di stare da solo, di mettermi a nudo e iniziare un viaggio dentro di me, un viaggio di ricerca.

7.     "L'amore salva" sempre o in alcune circostanze deve purtroppo retrocedere?

Bisogna sapersi adeguare in Amore come nella vita quotidiana. Retrocedere non è una vergogna, anzi… saper riconoscere i propri sbagli è simbolo di forza, di personalità. Ho imparato (grazie alla mia famiglia presente in ogni momento) che sapere amare, sapersi donare agli altri, rende gli uomini certamente migliori e quindi non potrei che confermare la mia teoria, l’Amore salva. Sempre.

8.      Le "Trame" e le storie delle tue canzoni nascono sempre da riferimenti autobiografici?

Ho molta fantasia. Quando ero bambino inventavo fiabe, storie, scrivevo copioni, viaggiavo molto di sensazione. Oggi non è cambiato tanto ma sono molto più concreto, riesco a focalizzare meglio l’obiettivo. Gli occhi sono una cinepresa bellissima e fortunatamente la nostra memoria ha giga illimitati. Mi capita spesso di andare a ripescare pensieri e quando "riesco a vederli nitidamente" nasce una canzone. Quindi la mia risposta è Sì, ma mi piace anche inventare dei finali alternativi a quello che vivo.

9     Oggigiorno che cosa costituisce un "Veleno" mortale per la creatività giovanile?

I Giovani sono il futuro. E mai come in questo momento avverto un’involuzione di creatività. Sarò un romantico, sarà che ho vissuto la mia adolescenza a cavallo tra gli anni 90/2000 ma credo che il “veleno” di questa società liquida sia l’uso smisurato dei social network che apparentemente ci hanno avvicinato da chi sta dall’altra parte del Mondo ma allo stesso tempo ci hanno isolati da noi stessi. Da adolescente giocavo a pallone fuori casa quasi tutto il giorno e questo mi ha aiutato a crescere bene e insieme agli altri. Oggi questo avviene meno a discapito della creatività: stare insieme agli altri rende meno egoisti e più a favore della condivisione.

      Credi molto negli insegnamenti e nei suggerimenti che si danno "Da padre in figlio"?

L’altro giorno qualcuno mi ha fatto notare che nomino spesso “madre” e “padre”. Credo che questo sia dovuto al fatto che parlare della propria famiglia, del calore della propria casa renda l’idea di sentimenti più genuini. Come dicevo prima ho avuto al mio fianco una famiglia sempre presente che ha fatto enormi sacrifici per crescerci bene e non farci mai mancare nulla. Ascoltando le cronache di oggi penso di essere fortunato. E’ sempre bello sentirsi supportato, spronato e protetto. Rende armonico il cammino.

    Quanto la tua Mussomeli ti ha trasmesso la sensibilità contro la mafia, a stimolarti a partecipare a iniziative come al Premio contro le Mafie con "Svuoto il bicchiere?

A dire la verità nessuna. Fortunatamente vivo in una comunità abbastanza sana in cui i fatti di cronaca sono rari: la Mafia esiste dovunque, ahimè, ed è un cancro che bisogna estirpare con la cultura, con il mettersi sempre “per la comunità” e non per l’individualismo. Purtroppo la Sicilia si porta addosso una croce enorme ma fortunatamente ci sono stati uomini, siciliani che con il loro esempio civico ci hanno dimostrato che la Mafia non è invincibile, e che dipende da ognuno di noi. Parlare di Paolo Borsellino in una canzone delicata come “Svuoto il bicchiere” mi ha dato la consapevolezza che anche le canzoni, nel loro piccolo, hanno un grande potere. E Musica contro le mafie è stato un palcoscenico perfetto che mi ha permesso di crescere tanto e vivere emozioni impensabili.

      


 
Ripeterai l'esperienza di una canzone in siciliano come per "Sutta u bagliuri"? 

Ho provato, ma non ci sono riuscito... infatti “sutta u bagliuri” è l’unico brano che non porta la mia firma ma quella di un artista compaesano, Nazarin. Non credo di essere portato a scrivere in dialetto, seppur non nego che mi emoziona molto cantare in siciliano da cui trapela sempre una carica emotiva pazzesca. Magari un domani scriverò una bellissima canzone in lingua siciliana, chi può dirlo?

      Quali altri "Sogni" speri di realizzare?

I miei Sogni li affido al destino. Sono tranquillo perché la vita mi ha insegnato che se lavori bene e ti circondi gente capace, riesci a raggiungere grandi obiettivi. Ma un sogno voglio rivelartelo lo stesso: voglio andare a vivere a Lampedusa. Ciao e grazie. Giovanni Zambito.

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