Più si è dipendenti da Dio e più Dio ci dona un radicale libertà su noi stessi

Fattitaliani



In quel tempo, Gesù disse:

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Mt 11,25-30)

 

Commento

 

Spiegatemela voi, questa cosa. Spiegatemi come nell’Italia del Medioevo, dei Comuni, della contrapposizione fra potere temporale e spirituale, in un paese totalmente cattolico, ferocemente maschilista, una bambina di Siena, destinata come tutte ad essere data in moglie senza scegliere lo sposo, illetterata e sottomessa, possa diventare una donna combattiva, consigliera di principi e papi, toscanaccia senza peli sulla lingua, capace di richiamare il Papa in esilio ad Avignone ai suoi doveri di vescovo della Chiesa di Roma. Non si capisce, certo, se non aggiungendo la variabile della lieta follia dello Spirito che, periodicamente, sconvolge i nostri pregiudizi, anche devoti, anche cattolici. No, non esistono gerarchie agli occhi di Dio, non esiste sessismo, non esistono modelli di società da applicare. Ma solo il fuoco divorante dell’Amore che può andare a cercare una bambina illetterata e sottomessa nella Siena del medioevo e farla diventare maestra nella fede e patrona d’Italia.

(Paolo Curtaz)

Articolo originale

 

C’è una condizione per riuscire a capire Dio? Sì, essere piccoli: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. Essere piccoli non significa regredire a forme di infantilismo, e tanto meno a infantilismo spirituale. Troppo spesso rischiamo di fraintendere questa espressione e coltiviamo un modo di essere cristiani stucchevole, che più che mostrare la bellezza del Vangelo lo trasforma in una caricatura. Diventare piccoli significa concepirsi come totalmente dipendenti da Dio. La grande differenza con le relazioni umane sta nel fatto che quando umanamente parlando siamo totalmente dipendenti da qualcuno, questo testimonia una mancanza di libertà. Nell’esperienza di fede invece più si è dipendenti da Dio e più Dio ci dona un radicale libertà su noi stessi, sugli altri, sulle circostanze, su tutto. Immaginiamo un bambino piccolo: se sa che c’è suo padre con lui allora si sente abbastanza sicuro da arrischiarsi anche in cose che da solo non farebbe mai. La memoria della presenza del padre gli dà liberta dalla paura delle cose. Qualcosa di simile accade nella vita spirituale. Farsi piccoli significa sentirsi completamente nelle mani di Dio e proprio per questo sentirsi totalmente liberi.

(Luigi Maria Epicoco)

Articolo originale

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