Proscenio, Antonio Mocciola a Fattitaliani: in arte c'è tutto tranne che il caso. L'intervista

Fattitaliani



Dal 3 al 6 marzo al Teatro Lo Spazio in scena 
"Adolf prima Hitler", spettacolo di Antonio Mocciola con la regia di Diego Sommaripa, liberamente tratto dalla biografia "Il giovane Hitler che conobbi" scritta da Kubizek ricordando i quattro intensissimi anni passati accanto al dittatore austriaco; Mocciola è ospite odierno della rubrica Proscenio: l'intervista di Fattitaliani.In che cosa "Adolf prima Hitler" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?

Lo spettacolo è tratto da un'autobiografia, poco conosciuta, del compagno di stanza di Hitler negli anni giovanili a Vienna. E' la prima volta che traggo spunto da questo tipo di pubblicazione, certamente soggettiva, ma ghiottissima per un curioso cronico come me. Kubizek amò Adolf con tutto sé stesso, anche se sembra incredibile, a pensarci ora, con tutto quello che poi sarebbe accaduto.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?
Ho, come tutti gli autori, le mie ossessioni: la dipendenza affettiva, il concetto di sacrificio e di umiliazione, il corpo svelato con la forza, o rifiutato. Tutto ciò in "Adolf prima Hitler" c'è. In qualche modo questo spettacolo è una summa delle mie tematiche preferite.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Avvenne perché Maria Antonietta Sisini, che ha vissuto e lavorato tutta la vita con Giuni Russo, mi propose di scrivere un monologo teatrale su Giuni Russo. Ed io composi "Mediterranea Passione", portata in scena a Torino da Piera Degli Esposti. Era il 2007, ed io ero un "semplice" giornalista. Col teatro avevo solo un sano rapporto da spettatore.
Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Assolutamente sì. In questo caso per me il giovane Adolf è sempre stato Vincenzo Coppola, sul cui volto, e corpo, ho scolpito il personaggio. E' per me fondamentale, quando affido un testo ad un attore, sapere che quest'ultimo non abbia problemi col nudo. Per me è un'esigenza narrativa. Non sempre, s'intende, ma spesso. E Vincenzo si è donato con fiducia all'idea. In un secondo momento ho proposto il testo a Diego Sommaripa per la regia, e infine abbiamo trovato il Kubizek ideale in Francesco Barra, e per il personaggio dell'affittuaria abbiamo avuto, a Napoli, Gabriella Cerino, e per queste date romane Chiara Cavalieri.
È successo anche che un incontro casuale abbia messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Assolutamente. Talvolta calcolo tutto, altre volte mi lascio guidare dall'istinto. Credo relativamente agli incontri "casuali". Nulla lo è. Tantomeno in arte. Ci sono colpi di fulmine, ispirazioni. Tutto tranne che il caso.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Il rischio c'è, è inevitabile. Nessuno di noi ha un "sosia" artistico, e le vedute sono per forza diverse. Diciamo che ai testi a cui tengo di più metto subito in chiaro le mie esigenze più pressanti, ma lascio poi liberissimo il regista di intervenire. Detesto solo le censure (è una vita che lotto contro le inibizioni) e soprattutto il cambio di senso. Per fortuna il secondo caso non è mai accaduto. Il primo, purtroppo, si. Il "braccino corto" mi infastidisce. Anzi, mi offende proprio.
Quanto si riconosce nella seguente citazione "Il teatro d'avanguardia è il teatro di domani. Il guaio è che te lo fanno vedere oggi" di Pino Caruso?
E' folgorante. Approvo! Rilancio con una lampante intuizione di Oscar Wilde: solo ciò che è moderno diventa antiquato.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Ho adottato come mantra "O si pensa, o si crede" di Schopenhauer. Sono profondamente agnostico, e resto sempre senza parole quando qualcuno, improvvisamente, si mette a pregare. Mi vengono in mente i bambini, e il loro amico immaginario. Ovviamente parlo per invidia. I credenti sono più felici. O almeno fingono bene di esserlo.
Nel nostro ambito, riguardo ai rapporti "ballerini" che spesso abbiamo, ti citerò la meravigliosa Paola Borboni: "In teatro nessun divorzio é per sempre".
L'ultimo spettacolo visto a teatro ? 
Mi piace citare, visti di recente, un bellissimo testo di Guido Lomoro, "Nessuno dopo di te", ma anche l'intenso monologo diretto da Diego Sommaripa, "Juorne", con una strepitosa Chiara Vitiello.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Joan Crawford é la mia icona assoluta, ma in teatro, ad esempio, non ha mai recitato, come la Garbo del resto. Amo le donne forti e tormentate, quindi anche Bette Davis e Barbara Stanwick. Tra le italiane, la Vitti e la Cortese. Ho amato molto Brad Davis, Marlon Brando, Antony Perkins. Ma ancora mi addolora la scomparsa di Libero De Rienzo.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
"Casa di bambola" di Ibsen rasenta la perfezione. Amo molto anche tutto Fassbinder, il Wilde di Salomé, Un Sogno di Strindberg. Guardo al Nord-Europa, decisamente.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Hai uno stile. Quello che scrivi ti appartiene, e ti rende riconoscibile.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Ti sei ripetuto.
Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Dubbi, domande, riflessioni. Cambi di rotta. Da pubblico mi piace quando un'opera ti mette in discussione, ti maltratta anche, ti turba. Amo andare dove si scivola, e detesto essere rassicurato, o peggio ancora ammansito. Nella vita è l'opposto, ma quando entro in una sala teatrale, o cinematografica, o in una galleria d'arte, voglio essere travolto.
Il regista Diego Sommaripa definisce il suo testo "incandescente": ci si ritrova? 
Beh, ci appare assurdo che un criminale sia stato oggetto d'amore. Eppure all'epoca Hitler era persino un pacifista. Disegnava, era disinteressato alla politica. Se avesse accettato l'amore di August avremmo avuto un omosessuale in più, e milioni di morti in meno. Nello spettacolo questa "sliding door" incombe dall'inizio alla fine. E come è andata a finire, ahimé, lo sappiamo tutti.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Adolf prima Hitler"?
A un certo punto la scintilla del bacio potrebbe accadere. In quel momento sento il fiato sospeso dell'universo, fermo a guardare in una lurida stanza viennese. Tutto poteva finire in un bacio. Non c'è stato. E la storia ha cambiato direzione. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Due ragazzi di 20 anni in una Vienna di inizio '900, rintanati in un mesto monolocale invaso dal fumo tossico di una piccola stufa a cherosene, provano a capire la vita. Sono amici per la pelle. Uno é Gustav Kubizek, figlio di un tappezziere, diventerà un apprezzato direttore d'orchestra. L'altro é Adolf Hitler. Tra di loro un rapporto morboso, viscerale, indicibile all'epoca. In quella stanza umida, tra parole non dette di due adolescenti in crisi prende vita la più grande tragedia del secolo.

Uno squarcio di vita intima, destinata a divenire pubblica, e letale. Il corso della storia, forse, sarebbe cambiato radicalmente. E fa venire i brividi che a farlo sarebbe bastato uno sguardo ricambiato, una coraggiosa intesa. Sarebbe bastato un bacio.

“Mettere in scena Hitler come se non conoscessi la storia, dimenticando il mondo che ha generato, è una sfida meravigliosa che con orgoglio accolgo. Ho la fortuna d’avere una drammaturgia incandescente di Antonio Mocciola tra le mani, tratta da una clamorosa ed ormai introvabile autobiografia, una discesa agli inferi impetuosa, senza sosta, senza tempo, piena di ritmo e cambi di passo, ed è cosi che viviamo la durata della pièce, come un cerchio che piano piano si restringe, fino ad arrivare ad un bivio importantissimo, che avrebbe potuto cambiare la storia dell’intera umanità”- annota il regista Diego Sommaripa.

“Pochi elementi di scena, lasciando spazio ai rapporti tra il futuro dittatore ed il suo coinquilino perdutamente innamorato di lui: rapporti intimi, nascosti, segreti, e la parola diventa strumento potente; è un gioco sottile tra Adolf (Vincenzo Coppola) e Gustav (Francesco Barra), ma pericoloso, che mi suggerisce di dare delle tinte di giallo alla messa in scena, grazie anche all’ambigua padrona di casa, la signora Zakreys (Chiara Cavalieri). In quella stamberga si stava facendo la storia. A pensarci ancora rabbrividisco.”


INFO: 

GABBIANELLA CLUB & RESISTENZA TEATRO

presentano

ADOLF PRIMA DI HITLER

Di Antonio Mocciola

Regia Diego Sommaripa

Con Vincenzo Coppola, Francesco Barra e Chiara Cavalieri

Musiche Gianluigi Capasso

Costumi Dora Occupato

Trucco Forma e Colore - Agostino Amore

 

Dal 3 al 6 marzo

Teatro Lo Spazio-Roma

ADOLF PRIMA DI HITLER

Dal 3 al 6 marzo

Da giovedì a sabato ore 21

Domenica ore 18

Biglietti: 15 euro – ridotto: 12 euro

(bar aperto per aperitivo dalle 19.00)

 

Teatro Lo Spazio

Via Locri 43, Roma

informazioni e prenotazioni

339 775 9351 / 06 77204149

info@teatrolospazio.it

Fattitaliani

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