La 'guerriera' Francesca Alotta a Fattitaliani: l'esperienza del cancro mi ha resa più combattiva. L'intervista

Fattitaliani



Voce potente, grandi doti interpretative, acuta sensibilità fanno di Francesca Alotta un'artista capace di intercettare e trasmettere emozioni al pubblico. Dopo un periodo difficile, la sua stella è tornata a brillare e il suo talento a essere apprezzato dagli spettatori dopo la partecipazione a Tale e quale show dove la sua imitazione di Mia Martini (video) ha riscosso unanimi consensi. Da qui l'occasione di uno spettacolo insieme a Franco Fasano (intervista di Fattitaliani) che farà tappa al Teatro degli Eroi di Roma il 2 e il 3 di aprile. I 2 Pezzi da Novanta 2” racconteranno e si racconteranno in musica spaziando dalla musica degli anni Sessanta fino agli anni Novanta. Intervistata da Fattitaliani, Francesca Alotta parla dei tanti momenti difficili della sua vita e di come è riuscita gradualmente a risalire la china rispondendo anche a delle domande formulate con titoli di alcune sue canzoni.
Tutto è iniziato con la tua partecipazione a “Tale e quale show”: ti saresti aspettata un tale riscontro?  

Devo dire di sì, dato il successo che ho avuto. Questo spettacolo è nato per amicizia, grazie all’amore di entrambi per Mia Martini. Franco Fasano è direttore artistico del premio di Bagnara Calabra a lei intitolato e mi chiamò per darmi un premio dopo la mia partecipazione al programma. A causa dei miei problemi di salute e poi del confinamento ci eravamo un po’ persi dopo esserci conosciuti trent’anni fa a Sanremo ’92 ed esserci frequentati. Questo amore in comune ci ha fatti ritrovare.
Francesca Alotta a Tale e quale show nei panni di Mia Martini

Quale complimento ti ha fatto particolarmente piacere?
Leggevo i commenti e molti si complimentavano per aver riportato “in vita” Mimì: tutto ciò mi ha inorgoglita. Io la conoscevo e forse per quello sono riuscita a rendere la sua anima. Avevamo lo stesso produttore e lo stesso manager e praticamente ho visto nascere “Gli uomini non cambiano”. C’era un legame particolare: era una donna sensibile. Pensa che durante il Cantagiro ’92 venne a consolarmi perché stavo male: non lo dimenticherò mai. Ti confesso che durante il provino di “Tale e quale” non avevo proprio portato Mimì per una forma di rispetto: quando poi me lo hanno proposto ci ho messo tutta l’anima. 
Fasano mi ha detto dell’intenzione di Mia Martini di realizzare un cd con canzoni famose dedicate alla luna. Tu lo hai fatto. Una coincidenza? Com’è nato “Buonanotte alla luna”?
Me l’ha proposto lo stesso manager ma io non ne sapevo nulla. Se avessi saputo che il progetto era destinato a lei, non lo avrei mai fatto. L’ho saputo durante la preparazione di questo spettacolo: non ne avevo la pallida idea. Alla fine c’è qualcosa che ci lega sempre, la ritrovo nella mia vita e mi ha portato bene. Che rabbia mi fa vedere in tv quelli che ne parlano bene quando prima si facevano il segno della croce incontrandola: non sopporto l’ipocrisia.

Lo spettacolo è anche una celebrazione dei trent’anni dalla tua vittoria a Sanremo con “Non amarmi”. Come reagisci ogni volta che pensi “Quanto tempo è passato”?
Penso che oggi sono più forte e combattiva, specialmente dopo l’esperienza del cancro. E artisticamente sono anche cantautrice: nel prossimo disco ci saranno sei canzoni scritte da me e una da Franco.
In quali momenti o periodi dici a te stessa “Mi prendo una vacanza”? 
Mi piacerebbe farlo adesso dopo la pandemia, la guerra, le ansie: mi piacerebbe prendermi una vacanza da me. Sono stakanovista, e in questo sono uguale a Franco Fasano: continuiamo a cercare la perfezione
“Viaggiando” ascolti musica? Qual è la tua playlist?
Ascolto tutti i generi di musica: per me la musica non deve avere etichette ma solo la funzione di emozionarti.
Ho avuto l’impressione che in passato tu sia stata un’Anima sola, un po’ bistrattata dalla televisione o dalla discografia e messa in disparte. È così? 
In realtà è colpa mia: mi sono auto isolata completamente. Ho organizzato la mia casa, c'è stata la morte di mio padre e il periodo difficile che n’è seguito, la perdita di un figlio mentre ero incinta, un incidente che mi ha bloccata a letto per tre mesi. Quindi, problemi personali che mi hanno abbattuta psicologicamente: non avevo forza di reagire. Paradossalmente con la prova più dura, il cancro, ho capito che la vita è preziosa e non va sciupata. Ho ripreso vigore tant'è che ho girato da poco un video a Urbino “Avanti a pugni chiusi” con Ivan Cottini, che è più guerriero di me.
Sono emerse negli anni tante nuove belle voci di cantanti. La tua in che cosa si può considerare unica, “Diversa”?
La mia voce è cambiata perché come Mimì ho avuto un nodulo che me l’ha un po’ arrochita e per certi versi resa più interessante. Sono maturata nell’interpretare ogni singola parola: solo se hai vissuto il dolore lo puoi cantare e far capire.
Nel brano “Diversa” parlo di discriminazione e di una ragazza vessata dalla madre perché omosessuale. Era diventata anoressica e io l’ho aiutata a liberarsi, a lasciare casa e andare a vivere con la sua compagna. È incredibile quanta discriminazione ci sia ancora. 
È successo che mentre eri affaccendata in tutt’altra cosa “All’improvviso tu” hai sentito l’urgenza di fermarti e mettere su un’idea per una canzone?
Certo. Adesso che ho tirato fuori la vena compositiva mi capita di notte: mentre dormo mi viene un motivo in testa che non mi lascia. Oppure quando scrivo insieme testo e musica, sembra arrivare da un’altra dimensione.

Quale collega ti fa venire il “Batticuore” nell’ascoltarne la voce?
Su tutti Mimì. Anche Fiordaliso mi piace da morire e così Zarrillo, Zero, Aleandro Baldi.
Quale tipo di “Chiamata urgente” non vorresti mai ricevere?
Una chiamata con cui mi comunicano che è iniziata la guerra.
Mettere i “Sentimenti” in un lavoro creativo paga sempre?
Assolutamente sì. Certo, i Sentimenti fanno anche soffrire ma ti rendono più umana e vera. Io poi sono particolarmente empatica, fanno parte della mia vita: non potrei mai scinderli dalla musica.

Ne hai già parlato prima: quali tue personali “Fragilità” hai imparato a gestire e a fronteggiare nel tempo?
Prima permettevo alle difficoltà della vita di abbattermi e rendermi fragile. Col tempo ho imparato a gestire queste paure, che rimangono ma adesso le supero. Ho la forza di vedere il mezzo bicchiere pieno e trovare il lato positivo anche in esperienze drammatiche come il cancro.
Fra i tuoi album c’è “Anima Mediterranea” con brani siciliani e napoletani. Fra questi “E vui durmiti ancora”… sempre attuale visti i tempi no?
Per questo disco ho fatto una ricerca sull’origine dei brani che lo compongono e l’ho tradotta anche in inglese perché è fondamentale divulgare la melodia italiana in tutto il mondo dandole anche una connotazione culturale. Nata durante la prima guerra mondiale, questa canzone fu cantata da un soldato italiano che durante una pausa imbracciò una chitarra: gli austriaci dall’altra parte applaudirono; questo fa riflettere su come la musica riesca ad abbattere ogni tipo di barriera. Mi piace ricordare un altro brano siciliano scritto da me e da Paolo Rainaldi, “Vastasa” che in siciliano significa “maleducata e ribelle”. Così mi chiamava mia madre quando mi comportavo da maschiaccio. Ho dedicato la canzone a questa bambina che voleva solo essere sé stessa. Giovanni Zambito.
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