Archivio. Eldorado, 1° romanzo di Vladimir Luxuria “per risarcire la memoria degli omosessuali vittime delle SS”. L'intervista

Fattitaliani


Vladimir Luxuria nel suo primo romanzo Eldorado (Bompiani, pagg. 266, € 17,50), con grande pudore e fermezza, denuncia le umiliazioni estreme subìte dagli omosessuali durante il nazismo e nei campi di concentramento affidando alla memoria di Raffaele il compito di tornare indietro negli anni a rivedere l’irruzione delle SS nel locale, l’arresto, il rimpatrio per per lui in Italia, e per le colleghe Karl e Franz la tortura e la deportazione ad Auschwitz. Fattitaliani ha intervistato Vladimir Luxuria.

Quale contributo tuo personale vuoi dare con il libro a questa fase terribile della storia contemporanea?

Non si potranno restituire le vite alle persone che hanno perso la vita spesso con il suicidio o con un colpo di fucile nei campi di concentramento, però si può risarcire la loro memoria, ricostruendo quello che è successo. È quello che ho cercato di fare io ricordando questo locale che è veramente esistito a Berlino l’Eldorado, un locale bellissimo dove andavano anche gli eterosessuali, c’erano spettacoli en travesti, si divertivano, Marlene Dietrich ci aveva cantato: il 1° marzo del 1933 hanno fatto irruzione le SS, li hanno presi tutti e molti di questi hanno fatto una brutta fine nei campi di concentramento.

Per raccontare le atmosfere dell’Eldorado oltre alle ricerche ti sei ispirata anche alla tua esperienza al Muccassassina?

Sì, molte delle battute nel camerino mentre i tre protagonisti si preparavano sono battute vere, che sono successe nei camerini di Muccassassina: per esempio, quando una di loro si mette un vestito blissettato e chiede alle altre come sta, quelle rispondono: “Sta benissimo con le rughe che hai sul viso”.

Già negli anni Trenta Berlino era una città moderna ed è tuttora avanti: quando Roma e l’Italia vi si avvicineranno come mentalità aperta?

In Germania Angela Merkel non farebbe mai una battuta tipo “Meglio essere etero che gay”, perché anche questa sarebbe una legge razziale, che sancirebbe la superiorità razziale eterosessuale.

In Parlamento non è passata la legge contro l’omofobia…

Una vergogna, persino sulla violenza non riusciamo ad avere una legge; è davvero una vergogna, un grande segno di inciviltà.

Oggi qual è secondo te il travestimento peggiore?
Il travestimento di quelli che cambiano partito in cambio di poltrone.


Tornando al libro, l’elemento ironico quanto conta sia a livello di storia che di narrazione della storia stessa?

L’ironia spesso serve a smussare le armi di chi ci vuole fare del male. Se, per esempio, uno qualche volta prima che diventassi famosa mi diceva “Ah, frocio!”, io rispondevo “Ah, grazie: l’avevo dimenticato! Mi ero svegliata oggi e mi era passato dalla mente, grazie”.

Come scrittura, è stato faticoso passare dal genere delle favole al romanzo?

È stato impegnativo: il romanzo è un impegno grande, un viaggio vero; ci ho lavorato e voglio ringraziare Thomas Huettmann, il direttore del Museo Gay di Berlino che mi ha dato la possibilità di studiare su molti materiali che mi ha messo a disposizione.

Un autore semina di sé qua e là nei diversi personaggi del libro: in chi ti sei ritratta di più?

In Raffaele: è una persona che nonostante abbia subito tanta cattiveria alla fine reagisce con una grande forza e grande ottimismo e spero sia di buon auspicio, perché Raffaele poi troverà l’amore della sua vita.

Richard Chamberlain ha dichiarato apertamente di essere gay e consiglia ai colleghi attori di non farlo perché non avrebbero tante occasioni di lavoro. Sei d’accordo?

No, io credo che il lavoro di un attore sia di recitare bene e far finta di essere etero è la peggiore recita. Forse oggi è consigliabile non farlo purtroppo ancora in ambito calcistico. 

Intervista di Giovanni Zambito del 24 maggio 2011.

Fattitaliani

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