“L’uomo è un mistero. Un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo.” F. Dostoevskij.
Sarà in scena al Off/Off Theatre l’8 e 9 gennaio
IL GRANDE
INQUISITORE di Fëdor Dostoevskij, uno spettacolo adattato, diretto ed interpretato da Daniele Salvo in
scena con Melania Giglio e Daniele
Ronco.
Come scrive Gustavo Zagrebelsky: “Il Grande Inquisitore si presenta come liberatore degli uomini dal peso della libertà. Sembra quasi una contraddizione: liberare dalla libertà. Ma è proprio questo ch’egli vuole fare: sollevare gli esseri umani da quella che sostiene essere la maledizione che il Cristo è venuto a portare agli uomini. Alla stragrande maggioranza di essi, dice il vegliardo al Cristo prigioniero che lo ascolta in silenzio, non si addice la vertigine della libertà, ma la servitù dello spirito”.
Note di Daniele Salvo
Millecinquecento anni dopo la sua morte, a Siviglia,
Cristo torna sulla terra. Cammina per le strade della città spagnola
dove, alla presenza
di tutti i cittadini, il cardinale Grande Inquisitore sta consegnando al rogo un centinaio di eretici. Il suo arrivo è silenzioso, eppure il popolo lo riconosce, lo circonda, è pronto a seguirlo. Ma in quel momento il Grande Inquisitore attraversa la piazza, si ferma a guardare
la folla, incupito.
Poi ordina alle sue guardie di catturare
Cristo e rinchiuderlo in prigione. Nell'oscurità del carcere, il vecchio
e potente ministro della Chiesa pronuncia contro il Messia un fortissimo atto d'accusa, condannandolo a morte. In questo episodio
dalla dignità autonoma
dei Fratelli Karamazov, Fëdor Dostoevskij afferma il proprio
pensiero filosofico-religioso: la libertà dell'essere umano si basa su una fede senza dogmi e miracoli, senza gerarchie e autorità, contrapposta alla dottrina che in nome di un mandato superiore
e indiscutibile sottrae
agli uomini la consapevolezza di sé e il libero arbitrio. La massima sofferenza dell'uomo sta infatti
in questa contraddizione, vivere diviso tra il desiderio
di una tutela che lo sollevi dal tormento del decidere e l'aspirazione alla libertà individuale.
Un conflitto che coinvolge
tutti i popoli, in tutte le epoche,
più che mai cruciale nella modernità. Fëdor Dostoevskij
è architetto di emozioni. La sua scrittura opera un vero e proprio sezionamento dell’animo
umano. Lui non ha paura di affrontare le zone
più oscure, i recessi più segreti, i comportamenti più sconvolgenti, le
fragilità più assolute degli “uomini”
che popolano le sue opere. I suoi non sono personaggi, ma “personae” in carne ed ossa, colme di contraddizioni, ansie,
paure, aspirazioni, desideri,
velleità, timidezze ed istinti ancestrali. Nelle sue confessioni a capofitto, sentiamo
pulsare il sangue,
possiamo sentire il respiro, possiamo
toccare il corpo delle sue creature. Non si
tratta di invenzioni letterarie, ma di vere proprie
“invenzioni umane”, creazioni sconvolgenti e sconcertanti che ad ogni
lettura si rinnovano e ritrovano la
propria forza e vitalità in moltiplicazioni e rifrazioni infinite. La modernità di Dostoevskij è indiscutibile e tangibile in ogni opera, in ogni parola:
la sua scrittura affronta i grandi dilemmi irrisolti dell’umanità, le
grandi rimozioni dei nostri tempi, i destini
dell’uomo. Affrontare le parole di Dostoevskij a teatro, significa obbligare l’interprete ad un
lavoro serrato sull’emotività e sulla presenza: non è possibile mentire,
applicare stili precostituiti o cliché recitativi.
È assolutamente
necessario raggiungere temperature emotive altissime, cercare una “verità” ed una credibilità senza filtri.
La scrittura di Dostoevskij induce a riflessioni profonde sul ruolo dell’Arte nella nostra società e sulla sua
funzione catartica, preziosa per
decodificare la realtà presente e le sue mille sfaccettature. Per usare un’espressione di Ionesco “Tutti gli uomini recitano, tranne alcuni
attori”. È davvero così. Per
affrontare Dostoevskij, per decodificarlo e comprenderlo dal suo interno è necessario smettere finalmente
di recitare, azzerare lo stile, indagare il testo da vicino, in un confronto serrato con sé stessi ed i propri
fantasmi, senza nessuna paura.
Daniele Salvo
Off/Off Theatre – 8 | 9 gennaio 2022
IL GRANDE INQUISITORE
Di Fëdor Dostoevskij
Adattamento e regia di Daniele Salvo
Con
Daniele Salvo (Ivan – Il Grande Inquisitore)
Melania Giglio (Lo spirito nero)
Daniele Ronco (Alesa)
Scene Alessandro Chiti
Costumi Daniele Gelsi
Musiche originali Patrizio Maria D’Artista
Luci Giuseppe Filipponio
Assistenti alla regia Riccardo Parravicini, Matteo Fiori
Understudies Riccardo Parravicini (Ivan / Alesa) – Matteo Fiori (Alesa)
Una produzione: Centro Studi Viačeslav Ivanov (Roma) con il contributo di GAZPROMBANK / Fahrenheit 451 Teatro / Teatro Maria Caniglia (Sulmona) / Mulino ad Arte
Elaborazione grafica Michele Salvezza