Come
nasce l’idea della collana {I Codici}?
L’idea è nata qualche
anno fa. Nel 2018, Edizioni Piuma stava affrontando grandi cambiamenti interni
alla casa editrice, e una delle prime necessità è stata quella di intraprendere
una nuova direzione per tirare fuori un nuovo piano editoriale. All’epoca, si
era già formulata l'ipotesi di cercare autori che scrivessero romanzi
fantascientifici, ma con l’input di trovare storie adatte a un pubblico più
giovane, cioè quello delle scuole secondarie di primo grado. All’inizio è stato
molto difficile individuare storie già scritte che corrispondessero alle nostre
esigenze, perché era una richiesta ben precisa.
Una
curiosità: perché avete scelto il nome {I Codici}?
Quando abbiamo radunato
le idee per trovare il nome giusto alla collana la parola e l’immagine che
veniva fuori spesso era quella della cascata di codici del film “Matrix”. Una
scelta banalissima, ma chiara. Allora abbiamo immaginato quanto la tecnologia
fosse
importante, quanto in questi ultimi decenni stesse cambiando gli scenari della
nostra società. Ci siamo resi conto quanto fosse lontana da noi la nuova
generazione di under quattordici. Così ha preso forma l’idea di mondi
alternativi per giovani lettori. Luoghi dell’immaginario in cui ritrovarsi con
domande, necessità e la voglia di orientarsi crescendo.
Quindi,
i {I Codici} è una collana concepita soltanto per gli Under quattordici?
Per partire abbiamo definito questo target, ma
sappiamo bene che le buone storie possono essere lette a qualunque età. Con le
prime uscite, “Il disegnatore di nuvole” di Giorgia Simoncelli e “Dastan verso
il mare” di Laura Scaramozzino, abbiamo piantato i semi della collana. Oggi,
compatibilmente con le nostre forze, stiamo procedendo allo scouting di altri
autori. Ci sono stati ampliamenti con i {I Codici XL} con storie Young Adult,
che affrontano tematiche più forti, tra cui “Everlasting” di Juliette Pierce.
Il romanzo è scritto in un modo particolare, come fosse scaturito direttamente
da un diario in chat, e ci catapulta nella storia con la voce della
protagonista in prima persona, narratore ansioso che riflette su problematiche
sentimentali legate alla ricerca dell’anima gemella.
A febbraio, poi, arriverà “Gli effimeri sono
immortali” di Azelma Sigaux tradotto da Alessandra Florio e, sempre per il
prossimo anno, sono in programma “Il sonno dei dannati” di Pascal Millet e
nuovi esordienti italiani.
Parallelamente, però, è
anche giusto far sapere che di recente Edizioni Piuma ha portato in Italia
l’autrice francese Clarisse Lochmann pubblicando il picture book colorato e
divertente “In Coda”. Vuoi raccontarcene la trama?
“In coda” è un albo
illustrato, ricco di splendide illustrazioni, colorate e luminose, una gioia
per gli occhi. Un giorno, un piccolo topo si spazientisce in coda all’ingresso
di un museo. Il contrattempo si trasforma in realtà nell’occasione di osservare
gli altri visitatori, ma da tutt’altro punto di vista. Diventa una spassosa
galleria di animali: pappagalli, un polpo, una volpe, pecore, insomma di tutto
di più. Tutti raccontano uno spiritoso studio sociologico.
Quali sono i punti di
forza di quest’opera per giovani lettori?
Secondo me, pagina dopo
pagina, i bambini si divertiranno a leggerlo in compagnia di mamma e papà,
perché avranno la libertà d’interpretare le varie situazioni dei protagonisti.
Sono tutti animali con caratteristiche che ricordano gli uomini, con i loro
pregi e difetti. Quando si sfoglia si ha proprio la sensazione di avere per le
mani un simpatico trattato sociologico per prendere un po’ in giro gli adulti.
Infine, abbiamo capito
che è necessario misurarsi e rinnovarsi velocemente per stare vicino ai giovani
lettori, tanto che oltre a quest’ultima uscita avete dato vita a una nuova
collana con uno scopo ben preciso. Spiegaci meglio…
Hai toccato una corda che
mi sta molto a cuore. Infatti, da ottobre scorso abbiamo dato il via alla
collana Akabook, dedicata a quei ragazzi stranieri che hanno voglia di leggere
storie adatte alla loro età, ma scritte in modo semplice per poter accedere e
imparare prima la lingua italiana. Credo che arrivare il più possibile vicino
ai lettori di ogni tipo sia importante per alimentare l’interesse alla lettura.
Akabook è dedicata ai ragazzi dai 10 anni in su che non parlano bene
l’italiano, perché arrivati da altri paesi. Tutti i ragazzi che arrivano da
altre realtà hanno necessità di parlare prima la lingua per integrarsi al
meglio con i loro coetanei.
Akabook è anche in ebook,
perché è disponibile al prestito nelle biblioteche virtuali di Mlol. Questo per
facilitare la lettura a costo zero per chi magari è più in difficoltà. La
responsabile di collana, nonché prima autrice di questo filone, è Benedetta
Frezzotti. Lei ha scritto seguendo un metodo ben preciso. Ha utilizzato tempi
verbali semplici, specialmente al presente, frasi brevi e parole d’uso comune
facilmente individuabili. Insieme a dei linguisti ha sviluppato una modalità
per cui ha riadattato grammaticalmente la sua storia con questo sistema. Poi
una grafica chiara e allegra suggerisce e fa risaltare alcune parole difficili
per aiutare ancora di più la comprensione del testo.
A inaugurare questa
mission il libro S.O.N.O. di Benedetta Frezzotti, appunto, una storia per
ragazzi piena di adrenalina. È una corsa contro il tempo per impedire che
accada qualcosa di terribile a dei ragazzi scomparsi e al nostro protagonista:
Somchai. Lui è un adolescente thailandese, chiuso e sempre attaccato ai
videogame. Pensa di non avere amici e che nessuno si preoccuperà per lui.
Invece, quando scompare un gruppo di compagni, un’anziana vicina e una ragazza
modellatrice 3d per effetti speciali, si mettono sulle sue tracce per
ritrovarlo e riportarlo sano e salvo a casa. Un bel messaggio secondo me, non
solo abbiamo a che fare con i soliti problemi d’integrazione, ma sono dei
problemi alla portata di tutti, molto molto concreti. Insieme a Benedetta
Frezzotti abbiamo pensato che non occorreva indugiare su storie che trattassero
viaggi della speranza, per rimanere lontani da traumi che magari hanno vissuto
nelle loro famiglie. Il nostro punto di vista è quello di trattarli come tutti
gli altri ragazzi della loro età. Insomma, chiunque può sentirsi isolato e
avere troppo a che fare con i videogame per non staccare il cervello e vivere
meglio la propria socialità.