Paolo Massimo Rossi e il risarcimento filosofico-morale di Jacob Rohault. L'intervista

Fattitaliani

Paolo Massimo Rossi, autore e scrittore, presenta Jacob Rohault. I giorni di Venezia nella versione statunitense. INTERVISTA di Andrea Giostra.

«Il mio obiettivo primario di scrittore e amante della filosofia, è stato quello di risarcirlo di un torto. Rohault avrebbe potuto veramente traghettare un’idea della nuova scienza nell’epoca illuminista, non solo nei concetti ma anche nel modo.» (Paolo Massimo Rossi)

Ciao Paolo Massimo, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come stai?

Potrei lamentarmi, preferisco dire che sto bene.

È appena uscito negli USA il tuo ultimo romanzo dal titolo “Jacob Rohault. I giorni di Venezia”. Ci racconti di cosa parla, qual è l’idea che lo ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, senza ovviamente fare spoiler?

“Jacob Rohault I giorni di Venezia” è stato scritto in italiano. Per una serie di circostanze di cui parlerò più avanti, è stato tradotto in inglese per essere pubblicato negli Stati Uniti e non solo.

Sinteticamente la storia: Jacob Rohault (filosofo e scienziato francese realmente esistito ed educato al sapere cartesiano), nell'anno 1658 trascorre sei mesi a Venezia per seguire, presso l’antico editore Eredi Hieronymus, la stampa dell'edizione italiana del suo Tractatus Physicus.

Nei giorni che trascorrono nell’attesa della sospirata stampa, si ritrova a frequentare la società patrizia e, suo malgrado, viene coinvolto in tipici intrighi della città lagunare.

Accetta l'incarico di precettore di una fanciulla di nobile casato, stabilisce rapporti di amicizia e, inevitabilmente, si crea dei nemici. Discute e difende la conoscenza della nuova scienza scontrandosi con detrattori che ironizzano e con estimatori sinceramente interessati. Sino al giorno in cui, richiamato dal Re, riparte per Parigi, lasciandosi alle spalle qualche rimpianto, commenti salaci, accuse di eresia, gratificazioni, delusioni e inevitabilmente dei cuori spezzati.

L’idea: il desiderio di rivalutare un autore che fu rapidamente dimenticato con l’avvento delle nuove teorie di Newton. Dunque una sorta di risarcimento filosofico-morale per chi poteva trasbordare il cartesianesimo nel secolo dei lumi in arrivo.

Questo romanzo è stato recentemente tradotto e pubblicato negli USA con tua grandissima soddisfazione. Come è nato questo progetto editoriale oltre oceano, chi lo ha curato, quale la casa editrice che lo ha pubblicato negli Stati Unici e quali le tue aspettative editoriali?

L’idea di pubblicarlo negli Stati Uniti nasce dalla proposta dello scrittore Antonello Di Carlo che ha coinvolto le Edizioni CTL di Livorno per un’edizione oltre oceano. Sostanzialmente, in un mercato più ricettivo e più aperto alla lettura di quanto sia quello italiano, considerato un po’ asfittico, se non nei confronti di grandi nomi vendibili con certezza. CTL ha già reso disponibile il libro in e-book e sta editando un cartaceo da distribuire negli Stati Uniti e in altri paesi di lingua anglosassone.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare per avere raggiunto questo ambiziosissimo traguardo editoriale? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Devo ringraziare lo scrittore Antonello Di Carlo, siciliano residente a Reggio Emilia che, dopo aver letto il romanzo, si è fatto promotore presso l’editore CTL di Livorno per una edizione americana. Oltretutto provvedendo anche alla prefazione in inglese e alla traduzione del testo con competenza e sensibilità.

Consigli per l’acquisto di questo ultimo libro? Cosa vuoi dire ai nostri lettori per invogliarli a comprare questa tua ultima opera, oltre che nella versione italiana anche in quella inglese?

La versione in inglese è ovviamente, almeno per il lettore italiano, un terreno di esplorazione lessicale. La versione in lingua italiana potrebbe essere apprezzata per l’uso di un linguaggio rispettoso, io credo, dei “modi” dialoganti dell’epoca in cui si svolge la storia. (E qui apro una parentesi: rendere in inglese un testo scritto rispettando un italiano seicentesco e con sfumature veneziane era un’opera di grande difficoltà. Merito di Antonello Di Carlo il risultato). Senza contare il connubio pervicacemente perseguito tra filosofia, sentimento e sesso. In altri termini il racconto di un breve periodo della vita di un personaggio che fu trasgressivo negli atteggiamenti e nel credo filosofico e che precorse i tempi in quella che alla fine del secolo sarebbe passata alla storia come la "querelle des Anciens et des Modernes”. Un argomento che potrebbe essere interessante anche per la cultura anglosassone.

Hai programmato delle presentazioni pubbliche negli Stati Uniti? Se sì, raccontaci di questo progetto promozionale del tuo romanzo.

Un’eventuale presentazione negli Stati Uniti dipende, ovviamente, dall’Editore. Posso solo dire che spero ci si possa arrivare: sarebbe un grande onore per me e per chiunque scriva.


Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

La storia di Jacob Rohault, pur rispettando un momento importante nella vita dello scienziato/filosofo francese, è evidentemente romanzata nella descrizione del suo soggiorno veneziano. Il mio obiettivo primario di scrittore e amante della filosofia, è stato quello di risarcirlo di un torto. Rohault avrebbe potuto veramente traghettare un’idea della nuova scienza nell’epoca illuminista, non solo nei concetti ma anche nel modo. Ma le sue teorie subirono il prevalere del Newtonismo che la società dell’epoca abbracciò con una sorta di fede positivista, là dove Rohault aveva dimostrato un’altra apertura mentale e non fideistica.

In una risposta che dà alla sua protettrice - la nobildonna Laura Stellarin - afferma: “Vi prego, signora, mi fate torto attribuendomi la nomea di nemico degli antichi. Non lo sono, e come potrei? Ritengo non sia giusto pensare che essi furono in errore; piuttosto credo che il loro atteggiamento verso la verità sia stato, semplicemente, la base per un nuovo inizio, per un nuovo modo di filosofare. Io sono nemico di chi crede che le teorie degli antichi siano immodificabili; lo sono - nemico, intendo - di coloro che le considerano come vere o false in assoluto. Molti cattivi moderni lo pensano, per paura della scienza, per gelosia o per difendere i loro privilegi”. In altri termini Rohault ha un’istintiva preveggenza in relazione alle mutazioni dell’atteggiamento che si deve avere verso la filosofia: potrebbe essere considerato un popperiano ante litteram. In questo polemizzando anzitempo con Newton che avrebbe proposto, qualche anno dopo, un sistema definitivo e immutabile, in fondo metafisico.

Dunque il messaggio, più letterario che filosofico: l’uomo Rohault a un certo punto prevale sul tecnico della scienza. Finisce per diventare nemico di ogni metafisica: antipositivista e razionale allo stesso tempo. Per meglio dire, nella mia interpretazione Jacob Rohault si pone il problema del sapere scientifico prefigurando quella che, secoli più tardi, sarebbe stata la fondazione dell’epistemologia come metodo per la conoscenza. Forse con qualche concessione alla fantasia, più che legittima in un romanzo.

Ma il messaggio vuole essere anche una riscoperta dell’importanza e del valore dei sentimenti: il mio è un romanzo e non un trattato, dunque, in esso non poteva non trovar posto l’amore. E Jacob crede nel grande amore, quello per la moglie morta e quello per la giovane allieva Fulvia. Ma come uomo di retta sensibilità, nel suo animo riesce e far trovar posto anche al tormento. Sembra pensare che le passioni d’amore, se è vero amore, sono ingovernabili, ma per definizione passione significa "patire, soffrire" se vogliamo prestare attenzione alle etimologie.

Partendo ammette, dunque, che sarebbe un controsenso una passione controllata.

In fondo, ci dice che non c’è mai ritorno nell’amore e nella vita da cui ci si allontana o dalle quali simo strappati. Le più grandi avventure sono quelle dalle quali non si ritorna.

Paolo Massimo Rossi

https://www.facebook.com/paolomassimo.rossi

Il libro:

Paolo Massimo Rossi, Jacob Rohault. I giorni di Venezia”, Libeccio Edizioni, Livorno, 2021

https://www.ctleditorelivorno.it/product-page/jacob-rohault-i-giorni-di-venezia

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Fattitaliani

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