di Francesca Ghezzani - “Sono alla continua ricerca di me stesso” è il mantra di Gerry Di Lorenzo, autore della prima silloge poetica Pensieri di un poeta mediocre pubblicata nel 2019 e della nuova opera In viaggio (Robin Edizioni) pubblicata nel 2021.
Gerry, partiamo subito dal tema del “viaggio”: questo periodo di
pandemia e di restrizioni ha permesso ben pochi spostamenti fisici, ma ti ha
forse dato più tempo per un viaggio interiore?
Inizierei dicendo che viaggiatore
nella mia anima lo sono sempre stato, con la differenza che questo periodo di
"restrizioni" mi ha permesso di fare un viaggio molto più lungo e
continuativo. Di solito la quotidianità porta a tornare con i piedi per terra
ed io mi trovo più in equilibrio dentro di me che fuori. Tante cose non
capisco, troppe mi fanno male e se ciò che c'è intorno molto spesso non lo
riconosco o non mi appartiene, preferisco conoscere a fondo me stesso, per dare
un senso a questo tempo che viviamo, per ritrovare il significato della vita,
quello vero, quello che oggi si è perso. Questa volta il viaggio è stato più
intenso e ne sono venuto fuori con maggiori consapevolezze. Ho rivisto cose
passate che mi hanno fatto male, come vecchi rimpianti, e riaccenderli non è
stato bello. In fondo un viaggio interiore causa anche degli effetti
collaterali e prima di partire bisogna essere pronti ad affrontarli. Alla fine
però, ne sono venuto fuori molto più forte, con stimoli nuovi, tanta voglia di
fare. Ho trovato che l'uomo che vorrei essere, alla fine è l'uomo che sono, con
le sue certezze e le sue debolezze. Ho viaggiato tra le mie imperfezioni, che
sono tante, tra i miei errori che pesano ancora e ho capito che nulla
cambierei. In fondo siamo ciò che siamo anche grazie ai nostri errori.
L'importante è imparare da essi. Credo che la scoperta più grande che abbia
fatto sia stata il mio senso di responsabilità. Insomma, gli errori me li
accollo tutti e mi dichiaro colpevole senza alibi. Ho sbagliato e pago senza ma
e senza però. Ciò che conta alla fine è che per i miei errori paghi solo io e
non i miei cari.
Può l’arte della scrittura rimarginare le ferite
attraverso una più approfondita dialettica esistenziale?
Scrivere è un po' come andare in psicanalisi. La scrittura ha il potere
di tirare fuori la sofferenza che hai dentro e leggendo impari ad affrontarla,
a guardarla in faccia. Insomma, finisce di far paura. Credo che soprattutto
rimargini le ferite degli altri, perché chi legge e si rispecchia in qualcosa
che ho scritto, si sente meglio non perché ci sia un potere magico, ma semplice
per il fatto di pensare che ciò che si prova, è un sentimento che provano anche
gli altri. Non esiste una condizione che nessuno abbia mai vissuto. Non essere
soli e condividere sensazioni, paure, dolori, tormenti, già aiuta a stare
meglio. Chi scrive, invece, ha la possibilità di leggere e rileggere quanto ha
scritto, e tra quelle parole troverà sollievo perché riuscirà ad arrivare in
fondo alla sofferenza. La sofferenza provoca panico, confusione e questo porta
all'incapacità di ragionare. Rileggere dona una seconda possibilità:
concentrarsi sulle parole, al netto della confusione. Farsi rapire dalle parole
non lascia spazio ad altro. Travolgono, riempiono l'animo e domano i sentimenti
negativi. Di conseguenza si rimarginano le ferite, anche quelle che comunque
lasciano visibili cicatrici.
Qual è, secondo te, la situazione della
poesia italiana contemporanea?
Attualmente l'editoria dà poco spazio alla poesia, poiché considerata
facente parte di un settore di nicchia. Scrivere in versi, oggi come oggi,
richiede molto coraggio e amore. Non credo che la poesia sia morta, anzi, credo
molto nei giovani, che sempre più spesso la accomunano alla musica. Ascolto
canzoni davvero interessanti, leggo i testi e mi accorgo che sono dei piccoli
acquarelli, pieni di luci e colori capaci di regalare molte emozioni. La verità
è che il linguaggio è cambiato, la dialettica, le tematiche. La poesia si è
modernizzata, come ogni cosa e questo deve comprenderlo anche l'editoria. Poi
il lettore è libero di scegliere il genere classico piuttosto che il moderno.
Oggi come oggi poesia e musica viaggiano a braccetto e questo è molto bello.
Credo però che possa esserci poesia senza musica. Penso a Fabrizio De André,
Francesco Guccini, l'ironia dissacrante di Paolo Conte ed Enzo Jannacci. Penso
a Francesco De Gregori, Vasco Rossi, Lucio Dalla, Samuele Bersani, Gianluca
Grignani, Daniele Silvestri. Tu prova a leggere un testo senza pensare alla
musica e dimmi se non senti la poesia.
E della prosa?
Il mondo della prosa come sempre è congestionato; c'è spazio per tutti
ed è giusto così. Sarà il lettore a decidere chi merita e chi no. Una piccola
critica però voglio farla: lo scrittore troppo spesso si perde specchiandosi
nella sua bravura. Ci si perde in enormi periodi descrittivi, esposti
stupendamente, ma che alla fine, non danno e non tolgono nulla alla trama del
loro libro. È qualcosa che personalmente non mi piace, mi annoia. Preferisco le
"genialità", tipo quando finisci per dire: "Ma come ha fatto a
pensarlo?" Decine e decine di pagine, che lasciano stupefatti per la
bravura nell'esporre descrizioni, sinceramente mi stancano. Oggi c'è un po' di
appiattimento verso questa tendenza. Invece io voglio i colpi di scena. Lo
scrittore deve arrivare dove non arriva il lettore e quando ci riesce nasce un
capolavoro.
Sono a conoscenza del fatto che presto uscirà la tua prima opera in
prosa. Che cosa ha rappresentato per te questo salto letterario e, inoltre, è
arrivato in modo naturale?
È stata l'ennesima sfida. Ciò che mi frega è sempre la voglia di
mettermi in gioco. Dopo due sillogi che mi hanno dato un discreto successo,
sarebbe stato logico e commercialmente opportuno pubblicare la terza; invece io
cambio rotta e vado sulla prosa. Scrivo poesie, ne scrivo tante, quando
vogliono, quando vengono, perché sono loro a decidere; però ho avvertito la
necessità di affrontare questa nuova sfida letteraria e non nascondo che
l'adrenalina è davvero tanta. Nel "cassetto dei progetti" c'è già pronta
un'altra silloge e una nuova opera in prosa. Intanto mi godo il piacere di
condividere con i lettori quanto ho già pubblicato e questo nuovo libro che lo
sarà nei primi mesi del 2022. Da molti anni pensavo di scrivere un romanzo e
poi, come sempre senza grosse preparazioni, è venuto fuori da solo,
velocemente. Sono molto contento e devo dire che mi sono divertito tantissimo.
Credo che anche in questo ci troviamo davanti a qualcosa nato da un viaggio
interiore.
Infine, da chi vorresti ricevere una recensione o un consiglio letterario?
In realtà ho un sogno irrealizzabile per ovvi motivi: trascorrere una
serata, davanti ad una buona bottiglia di vino rosso, con Alda Merini e Freddie
Mercury. Chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Sono due personalità che sembrano
distanti anni luce ma in realtà non lo sono. Arte, estro, carisma, profondità,
sono elementi che li accomunano. Personalità forti ma allo stesso tempo
sofferenti e fragili. Gente così nasce raramente. Da loro non vorrei
semplicemente recensioni o consigli letterari, ma respirare la loro aria,
sentire le loro parole, rubare la loro padronanza nella comunicazione,
assorbire ogni cosa hanno da dire. Ne uscirei arricchito. Per il resto, accetto
consigli letterari da tutti e ringrazio chiunque recensisca un mio libro, anche
solo per il tempo che mi ha dedicato.