Pupi Fuschi: non faccio l’artista, io lo sono sempre. L'intervista alla pittrice e ritrattista palermitana

di Andrea Giostra - «La bellezza la vedi solo se qualcuno ti ha educato o stimolato a goderne, l’istinto gioca a favore solo se l’indole di ciascuno di noi è buona, delle arti visive altrui io non discuto…» Pupi Fuschi

Ciao Pupi Fuschi, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Nella vita professionale sei una nota pittrice e ritrattista palermitana che vive di questa arte e dedica la sua vita artistica al lavoro. Intanto come ti vuoi presentare a chi leggerà questa intervista come donna pittrice e artista? chi è nella sua quotidianità al di fuori dal suo lavoro? Cosa puoi raccontare ai nostri lettori perché possano avere qualche indizio in più su di te quando svesti i panni dell’artista di arti visive?

Io non faccio l’artista, io lo sono sempre, perciò non svesto dei panni, semmai li indosso quando devo obbedire ai doveri, qualsiasi essi siano... la quotidianità è fatta di cose comuni a tutti quelli che hanno una famiglia e dei figli perché li hanno desiderati. Io ho due bellissime ragazze.

Come e quando è nata la tua passione per la pittura e per le arti visive? Qual è e quale è stato il tuo percorso professionale, accademico, formativo ed esperienziale che ti ha portato ad essere riconosciuta oggi come una talentuosa e brava artista?

Grazie per il talentuoso e brava, ma temo siano degli appellativi da format stantio. Con un dono si nasce, poi, si ha il bisogno di svilupparlo, di estenderlo, di esprimerlo. L’accademia mi ha dato un titolo, ma non è fondamentale avere un titolo accademico per essere pittori. E infine non so se venga riconosciuta come un’artista brava o talentuosa, il pubblico per fortuna ha ancora una testa pensante… sono gli addetti ai lavori che troppo spesso influenzano positivamente o negativamente gli eventi e le occasioni.

Cosa vuol dire per una donna artista lavorare in Sicilia e a Palermo in particolare? Cosa vuol dire


aver fatto una scelto di vivere del tuo lavoro di artista in questa isola bellissima ma che non sempre riesce a riconoscere i pregi dei suoi talenti e dei suoi artisti? 

Cosa vuol dire essere una donna potrei anche spiegartelo, ma che senso avrebbe collegarlo alla professione di artista e per di più in questa città? Si sa che è una città complicata e chiusa, ma i meccanismi sociali sono uguali ovunque, l’essere umano è uguale ovunque, variano i livelli di educazione e cultura poi anche la sensibilità che è una conseguenza delle prime due caratteristiche.

Quali sono i punti di debolezza e quali quelli di forza in un lavoro come il tuo a Palermo? 

Palermo è molto luminosa e c’è il mare, per un pittore o un artista che lavora con le immagini è perfetta, i punti di debolezza coincidono con quelli di forza.

Ci racconti un paio di episodi che riguardano il tuo lavoro? Un fatto che ti è dispiaciuto ed uno invece che ti ha fatto molto piacere?

Mia figlia a tre anni racconta ad una estranea, in un museo, che sua madre è una importantissima pittrice famosa in tutto il mondo, la signora la guarda e sorride, era Paula Rego. Direi che questo breve episodio unico sia sufficiente ...

Quale consiglio daresti alle ragazze siciliane che volessero intraprendere la tua professione? Secondo la tua esperienza, da cosa dovrebbero stare in guardia e quali invece gli aspetti positivi di una carriera come la tua da fare in Sicilia e a Palermo in particolare?

Ma tu ce l’hai proprio con questa città eh? Il consiglio vale per qualsiasi luogo: viaggiare, studiare, osservare, tenere buoni rapporti con le persone, essere umili per i primi 10 / 15 anni di lavoro e poi osare con una buona dose di autostima e coraggio cercando di circondarsi di professionisti in buona fede; l’autostima è fondamentale anche se facessi ritratti a Piazza Navona...

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Punto ad un obiettivo solo se sento che la fortuna possa accompagnarmi, inutile negare che credo nella magia.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza, e la bellezza delle arti visive, secondo te?

La bellezza la vedi solo se qualcuno ti ha educato o stimolato a goderne, l’istinto gioca a favore solo se l’indole di ciascuno di noi è buona, delle arti visive altrui io non discuto… certo però che la spigolatrice...

«C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente.» (René Magritte, 1898-1967). Cosa ne pensi di questa frase detta da Magritte? Nelle arti visive qual è, secondo te, il messaggio più incisivo? Quello che è visibile e di immediata comprensione oppure quello che, pur non essendo visibile, per associazione mentale e per meccanismi psicologici proiettivi scatena nell’osservatore emozioni imprevedibili e intense?

L’interesse è soggettivo, io personalmente mi concentro molto sullo stimolo alla libera associazione visiva.

«Ma, parliamo seriamente, a che serve la critica d’arte? Perché non si può lasciare in pace l’artista, a creare, se ne ha voglia, un mondo nuovo; oppure, se non ne ha, ad adombrare il mondo che già conosciamo e del quale, immagino, ciascuno di noi avrebbe uggia se l’Arte, col suo raffinato spirito di scelta sensibile istinto di selezione, non lo purificasse per noi, per dir così, donandogli una passeggera perfezione? Perché l’artista dovrebbe essere infastidito dallo stridulo clamore della critica? Perché coloro che sono incapaci di creare pretendono di stimare il valore dell’opera creativa? Che ne sanno? Se l’opera di un uomo è di facile comprensione, la spiegazione diviene superflua… » (Oscar Wilde, Il critico come artista”, Feltrinelli ed., 1995, p. 25). Cosa ne pensi delle parole che Oscar Wilde fa dire ad Ernest, uno dei due protagonisti insieme a Gilbert, nel dialogo di questa sua opera? Secondo te, all’Arte e alle arti visive in particolare, serve il critico? E se il critico d’arte, come sostiene Oscar Wilde, non è capace di creare, come fa a capire qualcosa che non rientra nelle sue possibilità, nei suoi talenti, ma che può solamente limitarsi ad osservare come tutti gli esseri umani?

Quando sali in un aereo l’assistente di volo ti indica le vie d’uscita e come raggiungere l‘ossigeno in caso di ipossia, il critico ha la stessa funzione, ti indica cosa fare, come fare e dove andare… non ho ancora trovato un critico che sa anche pilotare un aereo (anche se, ho accanto un professionista che di sé farà parlare). Conosco invece molti passeggeri che continuano a non tenere conto degli inviti da parte dei famosi assistenti di volo di cui sopra.

 

Da ragazzo ho letto uno scritto di Oscar Wilde nel quale diceva cos’era l’arte secondo lui. Disse che l’arte è tale solo quando avviene l’incontro tra l’oggetto” e la persona”. Se non c’è quell’incontro, non esiste nemmeno l’arte. Poi qualche anno fa, in una mostra a Palermo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Riso, ho ascoltato un’intervista di repertorio al grande Gino de Dominicis che sulle arti visive disse questo: «Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro … L’arte visiva è vivente … l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.» (Gino de Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi in proposito? L’arte esiste se esiste l’incontro tra l’oggetto e la persona, come dice Oscar Wilde, oppure l’arte esiste indipendentemente dalla persona e dal suo incontro con l’oggetto, come dice de Dominicis per le arti visive? Qual è la tua prospettiva sull’arte in generale?

“L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere chiamati.” Leo Longanesi. Mi piace risponderti così… io sono una di quelle artiste anarchiche che spesso non sente squillare il telefono.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, Fuoco” in Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte e nelle tue opere?

Sono importanti certo, non al punto in cui hanno influenzato la vita di Anais... forse sì, ma solo all'inizio della mia carriera, se così si può definirla. All'inizio la componente erotica era prepotente, oggi presente, ma più nascosta al pubblico, diciamo. Più che l’amore nella concezione ristretta al sentimento condiviso in una coppia di individui, per me conta quello verso la vita, persino verso la vita delle cose, degli oggetti, delle case ad esempio. La vitalità che rimane negli oggetti appartenuti a qualcuno sono una collezionista di sentimenti oltre che di anticaglie, in poche parole, i sentimenti sono il mio metro di giudizio e il mio modus operandi soprattutto nel lavoro.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Ringrazio mio marito Giuseppe, io sono divorziata e noi non ci siamo mai sposati, ma credo che solo un vero compagno di vita, senza pezzo di carta e voti divini possa sostenere psicologicamente una vita così poliedrica come quella di un creativo e poiché anche lui a suo modo lo è direi che è la persona che mi sento unicamente di ringraziare perché non mi ha mai fatto scegliere tra la vita di famiglia e quella spesso totalizzante del lavoro di pittrice e creativa, e ormai con lui riesce a durare da tanti anni.

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché proprio questi?

Tre sono troppi ,direi uno, o forse due . Quel che resta del giorno con Anthony Hopkins, un film vecchissimo del ‘93 le cui tematiche, per me, sono sempre attuali: i credo, la fedeltà ad un ideale, il ricordo e la nostalgia. e poi: “A.I. Artificial Intelligence”, un film del 2001. Il sogno di essere amato che si avvera, anche solo per un eterno momento di gioia.

e tre libri da leggere assolutamente nei prossimi mesi, quali e perché?

Dando i titoli del film direi che mi sto, ma mi nutro di saggi e giudico doveroso tenere d’occhio le biografie autorizzate e non, non voglio svelare le mie letture di cui sono gelosa, preferisco svelare solo le mie opere e neppure tutte.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi impegni professionali che puoi condividere con i nostri lettori? 

Estero estero estero ed ancora estero. Ho bisogno di imparare cose nuove e di aria nuova e poi chissà ai sogni non si pongono limiti !

Dove potranno seguirti e dove potranno contattarti i nostri lettori?

Sui soliti social credo. Oramai sono d’obbligo, se non posti non esisti (risata ironica di sottofondo)...

Come vuoi concludere questa chiacchierata? Cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

Seguitemi se vi sono piaciuta e ditelo ai vostri amici.

Pupi Fuschi

https://www.pupifuschi.it/

https://www.facebook.com/pupi.fuschi

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

 


Fattitaliani

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