Il Dott. Nello Di Micco: parlo alle donne affinché si salvino da episodi di violenza

di Francesca GhezzaniOspite in diverse trasmissioni televisive, radiofoniche e curatore di rubriche di psicologia su magazine nazionali, il Dottor Nello Di Micco, psicologo, è anche autore del libro Il tormento delle donne per le insidie dell'uomo violento e del saggio L’incantesimo infranto – un viaggio nelle truffe romantiche, SwanBook Edizioni.

Dottore, perché l’esigenza di scrivere questi due libri?

L’ispirazione mi è nata dall’esperienza della pratica clinica in studio con le donne, mi sono accorto che molte di loro non erano a conoscenza delle dinamiche che vi sono dietro le diverse forme di violenza, così ho deciso di scrivere questi testi per aiutarle a conoscere il fenomeno della violenza da un lato e, dall’altro, far sì che ogni donna si faccia portavoce delle altre: una donna informata è una donna salvata.

Il pubblico di lettori è necessariamente femminile?

Per la maggior parte sì, i miei testi sono letti principalmente dalle donne, ma vi è anche in piccola percentuale il genere maschile.

Che cosa hanno in comune le donne che subiscono violenza a quelle che si “lasciano” truffare da qualcuno che fa leva sui loro sentimenti?

Hanno in comune la fragilità emotiva, spesso sono donne con storie e vissuti molto particolari, particolarmente delicati, donne sole, donne che hanno avuto la sfortuna - se così la posso definire perché in realtà vi sono dietro altre dinamiche più complesse - di incontrare e fidarsi di uomini che presentano, a loro volta, delle difficoltà emotive.

Vorrei sviscerare con lei la difficoltà di chiedere aiuto in molti casi. Perché avviene?

Spesso si ha difficoltà a chiedere aiuto per diversi motivi: in primo luogo si è inconsapevoli di aver bisogno di sostegno per affrontare una difficoltà, in secondo luogo si crede che da soli si riescano ad affrontare tutti i problemi, in terzo luogo si dà priorità ad altro e si mette in secondo piano un problema che ci affligge da tempo. Chiedere aiuto è una responsabilità verso se stessi e, allo stesso tempo, richiede un coraggio con se stessi che non tutti sentono di dover prendere perché, a sua volta, richiede messa in discussione.

Più in generale, essere adulti non ci permette di accettare che possiamo avere bisogno di qualcuno e di ammettere la propria fragilità?

Ammettere le proprie fragilità non è una cosa semplice, spesso cerchiamo di nasconderle perché vogliamo sembrare perfetti nella società che ci circonda, perfetti con gli altri, vogliamo sembrare forti e invincibili, peccato che siamo esseri umani, siamo fatti di emozioni, siamo il risultato delle nostre fragilità, cadere è normale, sono priorità le fragilità che ci permettono di migliorarci.


Di solito a chi è più facile o difficile chiedere aiuto tra familiari, amici, colleghi, professionisti o estranei?

Dalla mia esperienza ho notato che è difficile chiedere aiuto a prescindere, perché spesso siamo prigionieri di convinzioni distorte quali, per esempio, essere giudicati, ci sentiamo inadeguati, proviamo vergogna, crediamo di non farcela.

Tornando, in chiusura, alle donne che stanno vivendo un disagio, su chi possono fare affidamento e come possono fare rete per uscirne?

Non mi stancherò mai di dirlo: per chi sta vivendo una situazione dove è presente qualsiasi forma di violenza, bisogna chiedere subito aiuto, senza aver paura o vergogna, bisogna rivolgersi a una persona più vicina, alla famiglia che è la prima rete sociale, alle associazioni, ai professionisti. Nessuna forma di violenza è tollerabile o giustificabile: le donne si amano, non si umiliano.

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