Giampaolo Rugo a Fattitaliani presenta "Acari". L'intervista per Segnalibro

Stasera lunedì 4 ottobre alle ore 18.30, avrà luogo la presentazione di "Acari" al Bella Vita Bistrot in via Tirone 5 Roma, la città dove tutto si svolge, protagonista di racconti che diventano romanzo suggestivo e coinvolgente. È il primo libro di Giampaolo Rugo, sceneggiatore e scrittore che sta ricevendo consensi da pubblico e critica. Fattitaliani lo ha intervistato per la rubrica Segnalibro. 

Un commento sul premio Globo d'oro per Governance... 

È stato l’inaspettato coronamento del lungo lavoro svolto insieme a Michael Zampino e Heidrun Schleef. Per fare un buon film contando su di un budget davvero ridotto all’osso è fondamentale avere una sceneggiatura inattaccabile. Credo di poter dire che abbiamo fatto un buon lavoro e il premio è stato la ciliegina sulla torta.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?

Troppi. Tanto che oramai nel comodino non c’è più posto. Tra le altre cose sto rileggendo le correzioni di Frenzen e un saggio di Branko Milanovic.

L'ultimo "grande" libro che ha letto?

Il confine di Don Winslow. Un grande libro, sia nel senso della voluminosità che, soprattutto, della qualità.

Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? (passaparola, copertina, le recensioni, il consiglio di una persona fidata)

Tutto questo. In più se sto scrivendo qualcosa, compro tutti i libri che possano farmi sapere qualcosa di più a proposito dell’argomento su cui sto lavorando.

Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?

Tra i libri sul comodino c’è anche L’educazione sentimentale di Flaubert.

Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? (narrativa, giornalismo, fumetti, saggistica...)

Tutte quelle da lei citate, che sono molto più vive di quanto si dica. Ma se dovessi indicarne solo una, direi la scrittura per la serialità televisiva. Anche se negli ultimissimi anni mi sembra ci sia un momento di stanca, ma questo forse è solo un impressione dovuta al fatto che ho visto le serie sbagliate. Però, sì, credo che questo periodo storico verrà ricordato come quello delle serie Tv e credo che alcuni autori televisivi, penso a Gilligan a Weiner a Chase e a tanti altri, abbiano una penna davvero straordinaria.

Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?  

I libri in cui la realtà e la finzione si fondono insieme. L’ho già citato sopra: il confine di Winslow mi sembra un ottimo esempio.

L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?  

1973 rock’n roll nazismo e Monty Pyton di Federico Bonadonna e Pierluca Pucci Poppi. Un’ucronia nella quale si immagina che Hitler sia morto nel 34. Arguto, irriverente e molto divertente.

L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?  

Rileggo ciclicamente Un amore di Dino Buzzati. Antonio Dorigo e la sua tragica ossessione mi commuovono sin da quando l’ho letto adolescente, fino ad adesso che ho qualche anno in più del protagonista.

L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?  

Non mi arrabbio mai leggendo narrativa. Mi arrabbio invece molto leggendo saggistica, e più mi arrabbio più vuol dire che il libro che sto leggendo ha qualità. Per esempio mi sono arrabbiato molto leggendo Dominio di Marco D’Eramo, un libro splendido come tutti quelli di questo autore.

Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?

Provando a lavorare dalle due parti della barricata, non riesco a dirle dei film/libri che rispondono alla sua domanda. Secondo me un buon libro è tale per una serie di motivi che non hanno alcun legame con il motivo per il quale un buon film è tale, e viceversa. Se vado a vedere un film tratto da un libro, che magari ho pure letto, la mia soddisfazione non è inerente al fatto che io ritenga il film fedele o meno al libro. Semplicemente sono soddisfatto o meno se è un buon film o no. La famosa frase “era meglio il libro”, a mio avviso, ha poco senso.

Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?

I miei amici mi conoscono e, ahiloro, con l’infinita pazienza che li contraddistingue non si stupiscono di niente che mi riguardi.

Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? E l'antagonista?

Per il protagonista preferito in assoluto direi Giovanni Drogo del Deserto dei tartari di Buzzati. Per l’antagonista, direi sempre Giovanni Drogo del Deserto dei tartari di Buzzati. Nella vita come nei libri siamo sempre noi stessi i nostri più forti antagonisti.

Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?  

Comincerei da Paolo Zardi; oltre che un grande scrittore Paolo è un amico e potremo parlare dei nostri amati Beatles. Siccome ci piacciono i Beatles direi che alla tavola si potrebbe aggiungere Bruce Springsteen, e chi ha letto la sua autobiografia sa che razza di scrittore sia. Per far piacere a Bruce e a me inviterei Flannery O Connor (Bruce potrebbe cantargli A Good Man Is Hard To Find) e Joyce Carol Oates, alla quale chiederei come faccia a essere così prolifica mantenendo inalterata la sua straordinaria qualità. Inviterei poi Manuel Vasquez Montalban che oltre che uno straordinario scrittore era anche un bravo cuoco, così abbiamo qualcuno che cucina e che parla di calcio e del suo Barça. Parlando di calcio serve un sudamericano e direi che sarebbe perfetto un invito a Galeano. Ho preso il via e potrei non finire più. D’altronde perché limitarsi? La verità è che inviterei tutti gli scrittori e no che avrebbero voglia di unirsi alla tavola.

Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?  

Ho mille libri non finiti. Magari perché non era il momento giusto, quando lo sarà li finirò tutti. Almeno questo è il proponimento.

Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 

Sarebbe noiosissima. Un uomo di mezza età, non particolarmente affascinante, seduto a una scrivania davanti a un computer, che fino alle 17 si guadagna da vivere e dopo le 17 guarda lo schermo spaesato, in cerca di un idea che non arriva. Nemmeno Proust riuscirebbe nell’improba impresa.

In "Acari" c'è un passaggio, una parte che lo potrebbe riassumere nella sua essenza?

La sua essenza sono tutte le 188 pagine del libro, per la verità, ma provo a mettere questo pezzo che più
o meno si avvicina a quello che penso mi chieda. Mi congedo così: da lei ringraziandola per l’intervista, e dai lettori ringraziando quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare sin qua.

Appena varcata la soglia, vedendo la pancia della padrona di casa, aveva capito che se non avesse fatto errori avrebbe facilmente raggiunto lo scopo. In salotto, la televisione era sintonizzata su uno show preserale, prima della pubblicità c’era stato uno stacchetto musicale, la telecamera si era mossa fino a chiudere sul sorriso di una ballerina bionda con gli occhi azzurri. Era come lei mille anni fa.

«Desidera qualcosa da bere?»

«No grazie, signora Giulia» rispose Claudia che, come le avevano spiegato in decine di training, ripeteva in continuazione il nome dell’interlocutore per creare una immediata intimità empatica.

«Chiamami Giulia e basta, con quel signora mi fai sentire vecchia».

«La ringrazio, Giulia».

«Ti...» aveva puntualizzato lei con un sorriso.

«Ti ringrazio, Giulia».

Il marito, Riccardo, le aveva raggiunte e, dopo che Claudia aveva mostrato l’utilizzo dell’aspirapolvere in sala, si erano spostati in camera da letto. Claudia era arrivata al momento clou, quello nel quale, dopo aver tolto le lenzuola, (“Scusatemi Riccardo e Giulia se faccio un po’ di confusione”) come mille altre volte prima, aveva passato sul materasso l’aspirapolvere con testa a spazzola flottante: un termine che ripeteva sempre, anche se non era sicura di cosa volesse dire.

Aveva tolto la testata dell’aspirapolvere e aveva aperto il contenuto del sacco blu il cui colore faceva risaltare una sabbia bianca. Quella sabbia conteneva gli acari e altri non meglio precisati batteri prima imprigionati nel materasso. Alcuni suoi colleghi, nel farlo, dicevano che era importante mostrare una faccia disgustata, a sottolinearne la particolare quantità, come se il risultato di quella pulizia fosse qualcosa di inedito e non qualcosa di naturale che sarebbe capitato a ogni materasso. Gli acari erano come le feci all’interno dell’intestino, quell’aspirapolvere era come un bisturi che aprendo la pelle all’altezza dell’ombelico mostrava cosa c’era dentro. Non erano necessarie sceneggiate; non in quel caso specifico, di fronte a una donna incinta. Claudia, con quell’aspirapolvere, non stava vendendo un rimedio contro gli acari; stava offrendo l’illusione di poter creare, per il figlio in arrivo, un mondo libero da qualsiasi impurità: un mondo igienicamente perfetto.

Giovanni Zambito. 

 


Fattitaliani

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