Nell’anteguerra i rapporti e le interrelazioni tra il Sacro Monte e Cassino erano di natura quasi familiare, tante le contingenze e le situazioni che li tenevano uniti e legati e anche i pellegrini e i visitatori che da ogni dove visitavano l’Abbazia, non mancavano sovente di fermarsi e soggiornare in città. È la distruzione nefasta della guerra che ha avuto come risultato la contrazione di tali vincoli come pure gli anni che hanno tenuti occupati i monaci nella ricostruzione e ristrutturazione della loro Casa e, in aggiunta, una persistente contrazione delle vocazioni religiose. Gli avvenimenti traumatici verificatisi nella vita dell’Abbazia nei recenti anni, pur provocando veri e propri sconvolgimenti istituzionali vecchi di secoli, non hanno in sostanza arrecato nocumento al flusso dei pellegrini e visitatori che è rimasto, ed è ancora oggi, costante e sensibile: centinaia di migliaia sono le presenze ogni anno sulle sacre balze.
Sono anni, e oggi più che mai, che la città di Cassino assiste impotente
e anche incapace, alle migliaia di
persone che salgono a Montecassino e poi ripartono senza mettere piede in
città! Quante potenzialità sciupate! Né
in città, nel corso degli anni, si è imposto un qualche strutturato organo
associazionistico che fosse di stimolo e appoggio alle autorità comunali,
occupate in ben altre incombenze. E dunque qualche sindaco più sensibile a tale
situazione si è trovato di fronte al dilemma vero e proprio di come invogliare
i visitatori di Montecassino ad arrestarsi anche in città. Oggi di fronte alle
nuove situazioni e anche alla sopravvenuta importanza del commercio e del ruolo
economico della città, maggiormente è sentito il ruolo benefico che tale
presenza è suscettibile di apportare.
Non vogliamo ricordare qualche tentativo di attrazione, per esempio i
cinquantanni trascorsi per restaurare la Rocca Janula col risultato di richiamo
e di attrazione, in realtà, sotto gli occhi di tutti, pari a zero, né tanto
meno le a dir poco originali
soluzioni ventilate da qualche
passata amministrazione di chiudere la
strada per Montecassino e bloccare tutti gli autobus in città e impiantare una
bella funivia in partenza dalla villa comunale. Certo è che a Cassino, dopo ottanta anni dalla
distruzione, nulla è presente e
disponibile che possa stimolare un forestiero a mettervi piede, oltre che,
forse, per curiosità commerciale. In effetti non si è compresa una realtà banale ed elementare, la
sola valida ed attiva, sempre e dovunque,
e cioè che la gente si muove per godere, per gratificarsi, anche per
istruirsi e possibilmente arricchirsi spiritualmente. Sono disponibili a
Cassino tali richiami ed attrattori? Ma
qui ci arrestiamo.
Che cosa invoglia e gratifica i
visitatori di Montecassino e allo stesso tempo ravviva la volontà e il piacere
di tornarvi ancora? Generalmente non le messe o i rosari o le funzioni che di
norma hanno luogo in ore non turistiche: ciò che sicuramente affascina e abbacina la gran parte è, nelle parole di San Benedetto, la Bellezza
della Casa di Dio! tutto quanto avvolge
e circonda: i marmi, le opere d’arte, le
sculture, gli affreschi, i legni intagliati, il museo, l’architettura,
l’atmosfera impagabile che si respira, la immersione nella Storia e nella
Devozione… è quello che seduce. La Bellezza, dunque!
Ed ecco una idea a disposizione della attuale amministrazione che pare
essere sensibile e partecipe alla messa in opera di iniziative e proposte e
progetti tali da rendere Cassino se non proprio
seducente ed allettante, almeno motivo
di richiamo e di attrazione. Un
Museo d’Arte! La Bellezza di San Benedetto! Il punto di riferimento che
invoglia e richiama, sempre. E Cassino
volendo ha davanti a sé veramente una possibilità unica, perfino connaturata ai luoghi: infatti il
soggetto pittorico più conosciuto al mondo e più presente nei musei e
pinacoteche, più celebrato e più illustrato anche dai massimi artisti tra la
fine del 1700 e gli inizi del 1900,
è stato il povero contadino, il
pifferaro, lo zampognaro, la contadinella, il pecoraio, il brigante, vale a
dire la umanità che viveva nelle
campagne del Cassinate fino alla Valcomino,
all’epoca Regno di Napoli: e queste creature nelle loro sgargianti
vestiture e quei calzari così strani ai piedi quando non scalzi,
furono per la quantità di artisti stranieri uno spettacolo affascinante tanto
che pur essendo gli ultimi della scala sociale, divennero i protagonisti dell’arte pittorica
europea! Gli ultimi divenuti i primi! Una
vera apoteosi. Tanto che oggi è difficile entrare in un museo o galleria del pianeta e non rinvenirvi
appeso almeno un quadro con uno di questi personaggi! Quindi un mondo
conosciuto e sperimentato, una fonte
consolidata di sicuro appetibile
richiamo! E Cassino è la porta di accesso a tale mondo. Se si eccettua il
preziosissimo museo d’arte religiosa di
Montecassino, si deve prendere atto con umiliazione che tutta la provincia di
Frosinone ha il privilegio di essere la sola
sprovvista in Italia di una pur se modesta pinacoteca d’arte: e Cassino,
città ormai distintiva in tutta la regione a Sud di Roma e
orgogliosamente proiettata verso il futuro,
condivide purtroppo fino ad oggi
tale vergognosa realtà e affronto alla Cultura e alla Civiltà e, sia detto, al Turismo: pur tuttavia l’atmosfera attuale induce
a ritenere che le
donne e uomini sugli scranni della pubblica Amministrazione abbiano la volontà
di gettare le basi idonee a cancellare
tale motivo di disdoro a vantaggio del prestigio della città e dei suoi abitanti
e ottenere allo stesso tempo che i
visitatori di Montecassino trovino, finalmente,
plausibile e gratificante motivo per arrestarsi in città, nel segno della
Bellezza, del Museo d’Arte!
Michele
Santulli