È inaudito come una delle regioni più antiche del Paese e quella sicuramente più ricca di avvenimenti storici costitutivi e fondativi, quella che ha dato capitali apporti di civiltà e di cultura all’Europa e all’Italia medesima, risulti da sempre quasi azzerata comunque emarginata e sconosciuta, per di più anche ai propri abitanti! Infatti chiedere a un pontino o a un frusinate o a un romano di Velletri o di Colleferro quale sia la sua origine e la sua patria originaria e identitaria, significa, di norma, ottenere riposte erronee o nessuna risposta.
Che cosa è dunque la Ciociaria, all’origine terra dei Volsci, poi Latium, poi
Campagna di Roma, poi….? Accantonata la leggenda e il mito che pur hanno valore
storico e che tramandano, in epoca remota, la presenza del Re Saturno e dei
Pelasgi, poi secondo Omero la presenza di Ulisse davanti al Capo Circeo nelle braccia di Circe la maliarda e poi, secondo Virgilio, un po’ più a
Nord, di Enea nelle braccia di Lavinia, ricordiamo che già all’epoca di Enea e cioè verso il
1300-1200 a.C., la regione, come raccontato anche da Virgilio, era popolata dai
Volsci in gran parte del territorio, dagli Ernici, dagli Aurunci, dagli Osci e
Ruffi e, da Sora in giù, dai Sanniti,
popolazioni pacifiche dedite all’agricoltura e alle loro città.
A partire dai
gemelli fondatori, figli di qualche pecoraio
o di qualche contadino del luogo, tutte le vicende successive alla fondazione e
grandezza di Roma sono strettamente connesse e collegate, talvolta perfino
decise e realizzate, da umanità originaria di questa terra dei Volsci: la
fondazione della Citta Eterna ai piedi dei Colli Palatino ed Aventino e tutto
quanto prima e dopo, è avvenuto sulla riva sinistra del Tevere cioè nella terra
dei Volsci: è qui, su quel sentiero che poi diverrà Via Latina e via Casilina, i
futuri romani iniziarono i loro spostamenti
e scaramucce e lotte per
sottomettere le popolazioni
locali, dedite ai loro lavori ed occupazioni, quindi pacifiche e per
niente bellicose: ed è da queste città
appollaiate sui monti, ormai negli anni successivi sottomesse e romanizzate,
che sorsero quegli uomini che così significativi contributi diedero alla
grandezza di Roma tra i quali Cicerone, M.Vipsanio Agrippa, Caio Mario, Giovenale, Attlio
Regolo, L.Munazio Planco, Aulo Hirzio, Augusto stesso; i condottieri della famiglia Petreio da Atina,
Caio Ponzio da Atina che umiliò i romani alle Forche Caudine, Aulo Plauzio pure
di Atina che conquistò la Britannia sotto Claudio: il primo, e forse
unico!, artista scultore che appare
sulla scena fu Novio Plauzio, da Atina, autore della Cista Ficoroni: la storia è
buon testimone pur non evidenziando specificamente tali interventi e vicende. E
quanto avverrà nei secoli successivi fino ad oggi, tale processo osmotico e la
scambievole compenetrazione si sono confermati e ribaditi presenti e attuali,
quanto più quanto meno.
Il messaggio
recato dagli umili monaci di Montecassino nelle loro peregrinazioni in tutta Europa
è equivalso alla diffusione delle pietre fondamentali della civiltà occidentale
cioè il messaggio della istruzione e della cultura, quello della pietà e della
preghiera, quello del lavoro e della attività. I quattro papi ciociari del 1100
e del 1200 apportarono sviluppi ed evoluzioni clamorose quali, per velleità di supremazia, la lotta e
l’annientamento degli Svevi e la chiamata degli Angioini ed Aragonesi, la
invenzione della eresia e le persecuzioni micidiali contro gli ‘eretici’ cioè
quelli che nutrivano concezioni
differenti sulla religione e sulla moralità, la istituzione dei tribunali
speciali, la famigerata Inquisizione che colpiva anche gli studiosi e gli
scienziati; iniziò la lotta spietata avverso gli Ebrei e la creazione in tutta
Europa del cosiddetto ‘ghetto’ cioè il confinamento della popolazione in un
luogo isolato della città nonché la imposizione della famigerata ‘rotella
gialla’ sul petto; scoprirono la teocrazia; istituirono a Roma la prima
cosiddetta ‘ruota’ di raccolta dei figli di nessuno, la fondazione degli ordini
monastici. E poi lo splendore di San Tommaso d’Aquino, la stampa dei primi
libri in Italia sempre in questa terra, la scoperta delle prime parole del
volgare italiano, innovazioni rivoluzionarie nell’arte tipografica quali il
carattere corsivo, la punteggiatura, il formato tascabile, tutto in questa
terra. La terra che chiamiamo Ciociaria divenne la culla inesauribile di preti
fino ad oggi in tutte le gerarchie della Chiesa, anche le più elevate. E saltiamo gli altri secoli
lasciandoli alla curiosità del lettore interessato che possono soddisfare con
la lettura di “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria
Pride” e di “CIOCIARIA SCONOSCIUTA” e
arrestiamoci al 1800, all’8 dicembre 1854 allorché Pio IX proclama il dogma
della Immacolata: a San Pietro è affisso il solito quadrone che illustra la celebrazione e cioè la Madonna, il papa e
la popolazione che assiste: e si nota che il popolo inginocchiato e orante sono
solo ciociari nei loro vestimenti tipici! E tale fatto storico è ricordato ai
posteri quando si entra nei Musei Vaticani dove, subito dopo le Stanze di
Raffaello, si apre la Stanza della Immacolata Concezione affrescata con le
immagini dell’evento e anche qui il popolo che assiste è rappresentato da una
ciociarella che addita al pargoletto la
immagine del Papa. Cioè gli abitanti di Roma sono i Ciociari, anche secondo le
alte gerarchie, non solo dunque gli artisti. E ci arrestiamo qui, per
conservare le energie per il prossimo appuntamento che sarà altrettanto
eccezionale.