Ci può spiegare il suo contributo alla mostra "7 fate"?
Questa mostra nasce in un tardo pomeriggio di Giugno in cui io, Linda Randazzo e Gianna Panicola ci siamo incontrate per parlare di alcuni progetti. L’idea è nata discutendo dalla necessità di mettere in luce il lavoro di alcune artiste che hanno fatto della pittura il proprio lavoro. Allo stesso tempo abbiamo espresso il nostro desiderio di leggerezza e spensieratezza, stati d’animo cui tutti aneliamo in un momento così difficile della nostra storia… ecco l’idea delle 7 fate, donne pittrici che riescono nei loro lavori a trasportare lo spettatore “altrove”.
Com'è cambiato il suo rapporto con Palermo negli anni e attraverso le esperienze di viaggio?
La Palermo della mia adolescenza non era quella di oggi e a me stava molto stretta, ragione per cui a 18 anni sono andata via per studiare moda a Firenze e a New York. Devo dire che, tornata nel '94, mi rinnamorai della mia città, trovai una Palermo super stimolante con un gran fermento culturale che mi permise di muovere i primi passi nel mondo del teatro, ambiente che mi ha portato, come scenografa e costumista, in giro per il mondo per diversi anni. Ho fatto definitivamente pace con Palermo nel 2005: tornata per amore, ho trovato in questa città tutte le condizioni per dedicarmi alla pittura e finalmente ho chiuso un cerchio che per quasi 20 anni mi ha portato a fare le esperienze più disparate e a viaggiare tantissimo.
E la sua arte? il suo modo di concepirla? quali punti fermi ha sempre tenuto presente?
Mi piace pensare che tutto sia partito da un taccuino, un quaderno su cui per un anno ho disegnato i miei sogni. Quel materiale visivo che al mattino fuggiva via, una volta bloccato sulla carta, aveva una potenza espressiva incredibile. Credo che il mondo onirico sia la cifra più importante della mia pittura, oltre alla ricerca di grazia e raffinatezza dell’immagine e anche una certa ironia con la quale cerco di far passare messaggi forti e importanti
La fata cinese 2021 Olio su tela cm 60x100 |
Sono felice quando mi dicono che la mia arte è molto femminile anche se non sono proprio sicura che l’intento sia di farmi un complimento.
Di fronte a quale opera d'arte vista da vicino è rimasta letteralmente esterrefatta? quali sensazioni ha provato?
Ci sono diversi capolavori che mi hanno colpito nel profondo: dalle Demoiselles d'Avignon alla “Pubertà “ di Munch, dalla moderna pennellata di Boldini a quella potentissima di Jenny Saville, ma il quadro davanti al quale mi sento rapita da una forza magnetica è l’Annunciata di Antonello da Messina, non so neanche spiegare quello che provo: è come un portale per una diversa dimensione!
Quanto è d'accordo con questa citazione di Robert Henri: “L'arte non si può separare dalla vita. È l'espressione della più grande necessità della quale la vita è capace."
Penso sia verissimo per molte persone, ma non per tutti, siamo circondati da persone totalmente indifferenti all’arte mentre per altri è qualcosa di marginale. Per me l’arte è tutto! Disegno da sempre e non riesco ad immaginare la mia vita senza di essa. Io dipingo anche quando non dipingo fisicamente perché anche se sto facendo altro, tipo accompagnare mio figlio a scuola o fare la spesa, io immagino il prossimo quadro, penso ad un progetto o con la mente termino la tela che ho sul cavalletto. Giovanni Zambito.
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