Quanto ti somigliano i personaggi che porti in scena?
Somigliano alla parte peggiore di me. Tutti i personaggi che faccio sono negativi. Un meccanico disonesto, un killer, un sedicente Re d’Italia folle ed un Angelo che vorrebbe licenziarsi. i miei personaggi esprimono il loro punto di vista su importanti temi della vita, come la religione, la politica e la vita quotidiana ed esprimono quei pensieri che, credo a tutti passino per un attimo nella mente, ma che giustamente vengono repressi, censurati, perchè violenti e ingiusti e che fanno ridere proprio per la loro assurdità e grazie al lavoro che faccio ho la possibilità di sfogare questi pensieri negativi sulla scena, esorcizzandoli per me e per il pubblico, mettendoli in bocca ai miei personaggi. Quindi in realtà non mi somigliano affatto, sono tutto ciò che io non sono.
Racconterai anche come hanno vissuto il confinamento e l'impatto subito dalla situazione?
la quarantena non ha sfiorato la vita dei miei personaggi, quindi ne parlerò solo da Sergio Viglianese, poichè nello spettacolo ci sono anche dei monologhi in cui sono me stesso, ma tratterò poco l’argomento, perchè credo che il pubblico, soprattutto ora, che ancora il pericolo non è passato, voglia allontanarsi dalla realtà ed avere un momento di distrazione, quindi cercherò come ho detto di trattare poco l’argomento ed in modo originale.
Al di là delle particolarità di ognuno, quale aspetto li accomuna?
la cosa che accomuna i miei personaggi è che sono tutti negativi, ma non hanno altre cose in comune, ho cercato di farli molto diversi tra loro, quindi l’unica cosa che li unisce è la loro cattiveria.
Quanto aggiusti e limi le idee che la realtà quotidiana ti offre?
La realtà è una grandissima fonte di ispirazione, anche se non l’unica. Io sono un grande osservatore delle reazioni umane, osservo continuamente le mie e quelle delle persone che mi circondano, magari notando le diferenze di fronte ad uno stesso evento, e da sempre ho avuto l’istinto di vederne l’aspetto comico, quindi non cambio la realtà ma ne osservo il lato ironico, drammatico, e assurdo e racconto al pubblico il mio punto di vista.
A tuo avviso, sarà facile far riguadagnare al teatro la funzione di intrattenimento e formazione dopo questo lungo periodo di stasi?
Credo che il ruolo del teatro sarà esattamente come prima se non addirittura maggiore, non appena ne avremo la possibilità pratica. Il teatro esiste da quando esiste l’uomo, e credo che continuerà ad esistere fino a quando l’uomo vivrà. Giovanni Zambito.