Salvo Fuggiano e il thriller "Fragile": la scrittura mi ha fatto uscire dal buio in cui mi trovavo. L'intervista di Fattitaliani

Uscito da pochi giorni con Les Flaneurs edizioni "Fragile" (€15.00) il terzo romanzo thriller di Salvo Fuggiano: nell'intervista concessa a Fattitaliani l'autore e insegnante ci rivela qualcosa sul sequel del romanzo precedente, ci parla di cosa e quanto significhi per lui scrivere, ci parla degli autori di riferimento e di cosa lo affascina nel genere thriller.

"Fragile" in che modo si collega ai precedenti thriller?

Fragile si collega al precedente romanzo Una ferita aperta. Si tratta di un sequel. Sono trascorsi più di 40 anni dal giorno che ha cambiato la vita del protagonista per sempre: quello in cui suo fratello Francesco morì, in circostanze mai del tutto chiarite. Cercando di rimettere in sesto la sua vita, malgrado ogni parte di lui opponga resistenza, finisce per restare bloccato in una profonda e innaturale solitudine, intrappolato dalle sue stesse paure. Improvvisamente le urla e i pianti di un bambino rompono quel silenzio, convincendolo che qualcosa di  davvero terribile stia per accadere. Realtà o solo allucinazioni dovute ai suoi traumi? Così per sfuggire al suo male interiore, il protagonista comincerà a scrivere un nuovo romanzo.
Che cosa l'ha portata nel tempo a scegliere e specializzarsi in questo genere?
Lo scopo della parola scritta è sempre stato quello di spiegare all'uomo le cose che sembrano incomprensibili. Il bene non può esistere senza il male. E nemmeno la luce senza l'oscurità. Il buio mi ha interessato di più. Il sentimento più antico radicato nell'uomo è la paura e io proprio in questo ho deciso di specializzarmi. Voglio in un certo senso celebrare l'orrore. Inizio con il mio mondo naturale e lentamente, con metodo, lascio lascio che l'orrore lo invada. Inizio con qualcosa di molto reale, di concreto e poi gradualmente apro delle crepe e lascio entrare il buio.
Ci sono degli autori che anche a livello inconsapevoli sono "presenti" nella sua scrittura?
Cerco di rendere omaggio a chi mi ha ispirato a partire dal cinema alla letteratura. Sin da piccolo ero in fan dei film horror e del maestro Dario Argento, mio grande ispiratore. Ma anche la letteratura di genere mi ha affascinato dalla tenera età. Edgar Allan Poe, Lovecraft che dipingevano l'orrore come qualcosa di vago inconoscibile per definizione, se non a costo di perdere la ragione. Ecco, tutto ciò mi ha sempre affascinato.

Quali accorgimenti un autore di thriller deve assolutamente seguire?
Avere personaggi affascinanti è il primo passo. Non si tratta di personaggi per forza belli ma che psicologicamente abbiano una forte caratterizzazione. Ci vuole poi tanta attenzione ai dettagli perché il tutto deve essere credibile e accettabile dal lettore. Il lettore deve essere portato spesso fuori rotta. E poi, importante è lanciare un messaggio.
E quali errori evitare?
Gli errori da evitare sono quelli legati soprattutto al voler strafare o non essere credibili. Noi scrittori siamo dei gran bugiardi ma il segreto è non farsi scoprire. 
A livello personale, scrivere un romanzo thriller l'aiuta un po' a conoscere meglio sé stesso? in che cosa?
Scrivere è stato catartico. La scrittura mi ha aiutato e grazie ad essa ho cominciato a risolvere tanto di insoluto in me. Mi ha fatto uscire dal buio in cui mi trovavo. Chissà se ci riuscirà il Salvatore di carta, il protagonista del mio romanzo Fragile. Al lettore l'ardua sentenza. Giovanni Zambito.

Fattitaliani

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