Valerio Vecchi: Per essere unici bisogna studiarsi, capirsi e poi lasciar maturare il “fattore X”. L'intervista

VALERIO VECCHI: DI ME APPREZZO LA VERSATILITÀ E CON IL MIO ‘FATTORE X’ VOGLIO ARRIVARE A LAVORARE A FIANCO DI MARIA DE FILIPPI di Francesca Ghezzani.Valerio Vecchi, curatore di numerosi eventi locali, si è avvicinato al mondo della tv e della letteratura debuttando sia come conduttore in una emittente locale a copertura regionale sia come scrittore con il suo libro autobiografico La spettacolare storia di Ebenizer.

Partendo dal libro: perché nel titolo troviamo l’aggettivo spettacolare?

Perché la vita è uno spettacolo. Dovevo raccontarlo e lo racconterò nel prossimo libro. Immaginiamo uno spettacolo. Ha un inizio e una fine, nel mezzo quante cose succedono? Moltissime. Si ride, si piange, si soffre, si è allegri. Un mix di emozioni così a volte contrastanti tra loro che trovano l’epilogo in un unico finale. Mi aspetto che il mio sia un finale con il sorriso, pieno di colpi di scena. Uno spettacolo intenso e che sappia intrattenere.

Sei anagraficamente giovane, ma la vita ti ha fatto crescere in fretta portandoti a essere ora un uomo maturo. Come vede il mondo oggi una persona tua coetanea, nata quindi verso la metà degli anni ’90?

Credo di essere una mosca bianca in tal senso. Combatto per la meritocrazia. Il mondo oggi non è facile, è influenzato dai pensieri, dalle abitudini e dal voler assomigliare a tutti i costi a qualcuno. Io mi sento diverso. Ho una personalità, delle idee e delle convinzioni. Non amo particolarmente i social, anche se sembrano diventati un mezzo potente per comunicare. Amo ancora la comunicazione tradizionale. Guardare negli occhi, osservare i gesti con attenzione, forse tra i giovani, si sta perdendo tutto questo. In ultimo, è un mondo di “raccomandazioni” che fatico a sopportare. Preferisco bussare e ribussare alla porta e chiedere, fino allo sfinimento.

Cosa ti hanno dato le varie esperienze teatrali, televisive o nell’ambito dell’organizzazione di eventi?

La grandissima capacità di adattamento e di organizzazione, oltre a una cultura pazzesca. Conoscere diverse sfaccettature mi ha permesso l’ideazione di eventi sempre più ambiziosi, per fortuna riusciti sempre bene. Anche in tempo di Covid, analizzando e studiando le misure, sono riuscito a realizzare uno spettacolo all’aperto. Questa è la mia grande dote: la versatilità.

Perché tutti vogliono arrivare subito alla meta senza fare la gavetta? Non si rischia poi di essere delle meteore?

Devo dire che la risposta sta nella domanda. Senza la gavetta si arriva acerbi, in un mondo tecnologico come è oggi dove tutti possono ritagliarsi uno spazio o comprarsi il pubblico. Per essere unici, bisogna studiarsi, capirsi e poi lasciar maturare il “fattore X”. Quella forza nascosta pronta ad esplodere, altrimenti si raggiunge la popolarità per poi essere prontamente dimenticati.

Credi più nella meritocrazia, nella determinazione o nel colpo di fortuna?

Meritocrazia e determinazione vanno di pari passo. Chi ha determinazione e merita avrà un posto tutto suo. Io ho avuto la fortuna di essere sempre stato capito e ripagato. Quando mi prefisso un obiettivo, combatto per raggiungerlo, almeno essere ascoltato. Penso che tutti debbano a modo loro essere ascoltati. Poi il colpo di fortuna, il trovarsi al posto giusto nel momento giusto quello fa piacere. Mi collego però a quanto detto prima, si rischia di essere una meteora.

Infine, ecco la domanda di rito: ambizioni e progetti per il futuro?

Una grande ambizione. Roma. Ho già avuto qualche contatto ma ora come ora mi vedo proiettato verso il mondo di Maria De Filippi, le storie, la musica, il valorizzare il talento. Sognare è libertà. Forse una meta ambiziosa sì, e tanti progetti nella mente, perché no, da condividere con lei e la sua produzione. Potrebbe essere una rivelazione, potrebbe essere una nuova vita.

Fattitaliani

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