Tommaso Occhiati giovane e coraggioso chef. L'intervista

Fattitaliani

di Laura Gorini - In cucina la creatività è diversa perché bisogna conoscere tutti i sapori per poi poterli mettere insieme e - a volte - l'ispirazione arriva mentre meno te lo aspetti! 

Non è certamente una persona che ama starsene con le mani in mano e abbattersi, il giovane e talentuoso chef gourmet Tommaso Occhiati che, in nome della sua fervida creatività, ha dato vita a nuovi piatti, anche a base di erbe medicinali. Ce ne ha parlato in questa breve, ma corposa intervista esclusiva a cuore aperto. 

Ciao Tommaso! Bentrovato su Fattitaliani.it!

Salve a tutti! Mi chiamo Tommaso Occhiati, ho quasi 32 anni e sono uno chef gourmet. Ultimamente mi occupo di aperture di ristoranti e catering.

Come stai vivendo questo momento così complicato e doloroso anche per la ristorazione?

Questo momento lo sto vivendo in modo difficile, nel senso che sono preoccupato per tutti i mie colleghi e per la ristorazione in generale. Oggi  poi con la pandemia essere un libero professionista - purtroppo - non è un vantaggio, ma un enorme svantaggio. Tuttavia, se uno ama il proprio lavoro e lo fa con criterio, senza pandemia è un ottimo vantaggio. Comunque, a mio avviso, i problemi bisogna lasciarli a casa e mai portarseli dietro, e, a dirla tutta, per mia fortuna non hanno mai avuto il sopravvento sul mio stato d'animo, né tanto meno sul lavoro.

Immagino che per non abbatterti ti sia venuta in aiuto la creatività... Ma che cos'è per te in linea generale?

Beh, secondo me in linea generale la creatività è qualcosa che in tutti i settori ognuno di noi può esprimere in modo diverso; il pittore ha una sua creatività in un tramonto, lo scultore nel scolpire un volto e un muratore su come costruire una parete. 

E in cucina?

In cucina la creatività è diversa perché bisogna conoscere tutti i sapori per poi poterli mettere insieme e - a volte - l'ispirazione arriva mentre meno te lo aspetti!

Creare fa rima anche con sperimentare, ma come farlo in maniera corretta in cucina?

Beh, il consiglio che posso dare è quello di sperimentare, almeno all'inizio, piatti semplici e non con alimenti troppo costosi; un filetto di maiale abbinato al caffè è un piatto dal basso costo, ma allo stesso tempo molto raffinato. Io ho fatto piatti con fiori ed erbe, ho fatto il filetto di maiale con la camomilla, il cervo con il timo e ultimamente anche un dolce, un tortino di cioccolato fondente con l'erba alpha-alpha (medica). Bisogna prendere erbe commestibili e - magari - farsi consigliare da persone esperte. Altri piatti che ho creato sono il risotto con petali di rose, ho fatto un sorbetto di melone con prosciutto crudo disidratato mentre ero su a Limone Piemonte, all'Hotel Edelweiss: la titolare Arianna Dalmasso era davvero entusiasta dei miei nuovi piatti. E lo stesso capita, o meglio capitava,  in Villa Selmi  dove mi occupavo di catering per i matrimoni, ma per il momento sono solo un lontano ricordo se questa pandemia non finisce... 


Ma com'era la tua vita prima della pandemia?

La mia vita prima della pandemia era completamente diversa come per la maggior parte dei miei colleghi e dei ristoratori: ho fatto una bellissima esperienza in Piemonte a Limone Piemonte, ai confini con la Francia, in un ristorante hotel di nome Edelweiss, che ti ho già menzionato, dove abbiamo creato piatti fantastici con i prodotti del posto come - ad esempio - gnocchi di patate viola su crema di mozzarella di malga e tartare di gamberi con clorofilla al prezzemolo. O anche gnocchi di patate alle ortiche su clorofilla di prezzemolo, ricotta e julienne di pomodoro secco. E credo che siamo stati gli unici in montagna a fare del pesce! Che altro dire o aggiungere?  Grazie di cuore per questa intervista: è sempre un piacere condividere le mie emozioni con voi!

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