Musica, Cristiano Minellono, artigiano delle parole, a Fattitaliani: la libertà nella composizione è determinante. L'intervista

Tanti grandi successi della musica italiana a livello mondiale sono dovuti a un nome, Cristiano Minellono, "artigiano delle parole", autore di canzoni rimaste nella memoria tuttora simbolo della nostra melodia e conosciute da chiunque. Qualche titolo? "Felicità", "L'italiano", "Soli". Fattitaliani lo ha intervistato rivolgendogli delle domande che contengono alcuni fra gli innumerevoli titoli da lui composti.

"È l'amore" la prima fonte delle sue composizioni?
Sì, io credo nell'amore: non parlo di politica o sociale, perché siamo gestiti male da gente troppo inetta e non è il caso di perdere tempo a parlare degli inetti.
E "Il cielo" è stato ed è rimasto fonte di ispirazione?
Ho fatto una canzone con Toto Cutugno che si chiamava "Il Cielo": la mia ispirazione viene da dentro, non ha una ragione ben precisa.

Ci racconta il suo "Primo incontro" con la musica"?
È stato con Tony De Vita, che mi ha chiesto di provare a fare il testo di una sua canzone, poi intitolata "Il giorno", cantata da Shirley Bassey: è stato un successo.
E "Il tempo se ne va"?
Lì è stata una prova di grande maestria: ho parlato dei drammi che ha un padre avendo una figlia femmina che cresce e io non avevo avuto una figlia femmina.
Che concezione aveva della "Felicità" ai suoi esordi?  
Nessuna: "Felicità" è una parola conosciuta anche all'estero, suona bene, ha tante vocali e m'è piaciuta. Mi avevan detto che non era più di moda e io ho risposto "la riporterò di moda".
"L'italiano" a suo avviso com'è cambiato rispetto ad "Anni fa"? in bene o in male?
Sì, l'italiano è cambiato in peggio sicuramente.
La canzone italiana in che senso potrebbe avere una propria originale cifra ed essere annoverata come un prodotto "Made in Italy" come in altri settori?
La canzone italiana ha una propria grande importanza e deve essere sicuramente annoverata nel Made in Italy: da Mario Lanza, Caruso a tanti altri negli anni precedenti fino ad arrivare a ora, con Celentano, Al Bano e Romina, Ricchi e Poveri, Toto Cutugno a Laura Pausini. Senza ombra di dubbio.
Se dovesse scegliere una persona a cui dire semplicemente "Grazie mille" o "Grazie di tutto", chi sarebbe e perché?
A Giovanni D'Anzi, che mi ha portato nella musica leggera.
Di fronte a un insuccesso ha ammesso a sé stesso "È colpa mia"?

Sì, ho ammesso la mia colpa: ho scritto una cosa che la gente non è in grado di capire o forse ho scelto l'inteprete sbagliato.
Nella fase creativa meglio "Soli" che male accompagnati o al contrario "Soli si muore" artisticamente parlando?
Meglio ogni tanto soli e ogni tanto accompagnati. Comunque, ogni tanto serve stare soli: io quando scrivo voglio essere solo.
Si è mai chiesto "A che serve cantare"?
Sì, me lo sono chiesto: per quello non ho mai cantato.
Ha mai provato la sensazione di essere "Prigioniero" delle canzoni che ha scritto?
Non sono prigioniero delle canzoni che ho scritto: sono loro ad essere prigioniere di me.
Quanto conta la "Libertà" nella composizione? soprattutto "Libertà" da chi o che cosa?
La libertà nella composizione è determinante: io ho litigato con tanti amministratori delegati e direttori artistici quando mi dicevano che una cosa non andava bene e proponevano di cambiare qualche parola e io ho detto: "guardate, o la fate così o non la faccio e arrivederci". Bisogna essere sempre liberi quando si scrive, sennò... Io scrivo di getto, per cui...

Un autore può sentirsi e reputarsi "Un po' artista un po' no"?

Certo, io sono un grande artista e un grande uomo. Cerco di comportarmi da tale.
C'è stata un'occasione in cui ha scritto una "Canzone contro" appositamente qualcosa o qualcuno?
Ne ho fatte tante. "Ci sarà" è una canzone contro l'uccisione del pianeta, lo stesso "Bisogna far qualcosa" di Adriano Celentano: ne ho fatte tante altre. Molte mie canzoni, se leggete bene, sono canzoni di protesta.
Che cosa prova quando una canzone "È finita", pronta ad essere incisa?
Sono contento: sono un pigro tremendo, di fatti scrivo in dieci minuti così me la tolgo dalle scatole, tanto mi viene fuori naturale. Giovanni Zambito.

Fattitaliani

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