È vero, il genio degli italiani

Una nota rivista mensile francese L’HISTOIRE ha dedicato all’Italia un inserto con questo titolo: IL GENIO DELL’ITALIA. Un riconoscimento inaudito e inaspettato in termini così incontestabili  e anche audaci, che viene dai fratelli  transalpini.

È vero, è proprio così: le società degli uomini avvicendatesi nei secoli ovunque nel mondo, nessuna  evidenzia  l’intelligenza, la fantasia, la immaginazione, in una parola: la genialità che contrassegna gli Italiani, ovunque e sempre:  affermazione pericolosa nelle sue implicazioni, è vero, ma è così, è la storia degli uomini a confermarlo. Epperò la ‘genialità’, da sola, diviene perfino ostativa e negativa, serve a poco,  se sprovvista dei corretti corollari che di norma la completano e accompagnano. E in effetti  se oggi si mette piede nel paese ove tale  ‘genio’ sarebbe di casa secondo i fratelli francesi,  si scopre che tracce e prove non se ne vedono, anzi la situazione reale rivela senza dubbio alcuno che di  ‘geni’ e ‘genialità’ non vi è la minima prova e segno, anzi palesemente abbondano conformazioni e situazioni che lasciano supporre ben altri fatti!  Ma a proposito, esistono ‘gli italiani’  cioè una comunità dotata delle medesime peculiarità  e comuni tradizioni  e comune cultura? Anche dando uno sguardo ai secoli passati, non esiste siffatta comunità, certamente non in Italia: qui, in giro, se ne è instaurata un’altra,  di Italia,  rappresentata da ladri, da corrotti, da raccomandati, da parassiti, da satrapi e privilegiati, da incompetenti e inetti in ogni organismo,  anche da una popolazione  fino ad oggi inerte ed ignava e altrettanto bacata, abusivista e sfruttatrice quando può, certamente civicamente zero o quasi: malgrado tutte le critiche che si possono opporre, questa è la comunità distintiva  che si manifesta  ad un osservatore: per fortuna si registrano le eccezioni e, in aggiunta, oltralpe e oltreoceano vive una seconda Italia che è diametralmente opposta nei sentimenti e nelle capacità e nei comportamenti. Il cancro che, in verità, corrode il Paese sono, per ripetere non solo Pasolini, la scuola, la televisione e gli arrembaggisti  dei partiti. In questo periodo è esploso alla luce del sole,  da sempre ben celato e mistificato, un altro duplice cancro altrettanto letale:  quello della giustizia e quello della università: giudici e giudicesse messi al servizio degli italiani e della giustizia che si rivelano essere non di rado  solamente fonte di burla e di sberleffo e offesa terribile agli Italiani, stando alle cronache;  diventano normalmente  professori universitari cioè depositari della Scienza e del Sapere cioè della Civiltà: figli, mogli, cognati, generi, raccomandati, amici  di lestofanti e intrallazzatori professori capibastone: la Cultura e la Giustizia dunque e la Scienza e l’Arte in mani indegne, con sommo danno anche del merito  e della professionalità: sono dunque le basi morali  e culturali e civili della società  tarate e bacate. E i geni, quelli veri, vanno via, a migliaia, ad arricchire altri paesi, da anni, restano gli zeri! E qualche rara eccezione. Si conferma  una vecchia realtà: la moneta cattiva scaccia quella buona!|

E allora dove è questa genialità alla presenza di siffatta società statisticamente  riconosciuta tra le più degradate dell’Occidente?  Le risposte fornite sono tante e in verità  non solamente in questo terribile frangente ma da anni:  tale paradossale dicotomia tra dimostrata e congenita  genialità artistica e scientifica da un lato e insufficienza  civile e meritocratica e sfacelo etico dall’altro, sono state le peculiarità che hanno accompagnato  la società italiana da almeno settanta-ottanta anni, quando più quando meno. I risultati sono anche in giro, se si sa e vuol osservare, specie nel Centro-Sud. E perciò si spiega che i Rubbia, le Levi Montalcini, i Veronesi, i Mattei, i Ligato, gli Adriano Olivetti, i Crespi d’Adda e i grandi attori e artisti e scrittori e poeti che pure hanno calcato le scene nazionali e internazionali e anche altre menti eccelse quali Calogero, Parri, Spinelli, Ernesto Rossi, Gramsci, Nenni, Moro, Rodotà, certi imprenditori e i principi della moda,  quasi nulla e niente hanno inciso e ottenuto! Troppi e determinanti sono i condizionamenti negativi e devastanti. In aggiunta una classe  politica grottesca e mafiosa e ignorante che ha guastato e avvelenato il contesto nazionale e poi, come detto, le basi medesime  della civiltà: giustizia e università, corrotte e deficitarie e poi i tanti privilegi medievali, le ingiustizie. Le eccezioni, che pur esistono, confermano una regola nefasta. E poi la mafia, la camorra, la ndrangheta e similia, inestirpabili, parrebbe. La carica politica, salvo rare eccezioni, è un arrembaggio all’ultimo sangue da portaborse e da autisti di partito,  da sfaccendati, da avventurieri veri e propri ed analoga fauna:  un assalto alla mangiatoia pubblica, divenuta una autentica  corsa all’oro. 

Epperò a suo tempo questa medesima comunità in spregio a condizionamenti inauditi,  ha votato per il divorzio, per l’aborto e una buona parte, oggi, anche per i 5stelle. Di conseguenza parrebbe custodire in qualche anfratto della personalità e della interiorità  il bene prezioso della consapevolezza e della maturità. Bisognerebbe perciò ricreare, per conservarla e curarla, quell’atmosfera e quelle condizioni e presupposti  che  riuscirono  a liberare gli animi e a far rifulgere quello che gli italiani, in maggioranza, veramente sono. O, meglio ancora, possono essere.

                                                                                               Michele Santulli

 

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Fattitaliani

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