«Leggere un libro per me è immergersi in situazioni a me sconosciute, cercare di entrare in un mondo parallelo, immergermi in parole, fatti, pensieri, situazioni, che mi trasportano nella storia che sto leggendo dimenticando dove mi trovo, che ore sono, e con chi ho accanto» (Salvatore Buccafusca) - di Andrea Giostra.
Ciao Salvatore,
benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare
ai nostri lettori? Chi è Salvatore scrittore, drammaturgo, attore e regista?
Ciao Andrea e grazie per questa intervista: innanzitutto non mi definisco uno scrittore ma un appassionato dello scrivere, mi è sempre piaciuto riempire i fogli bianche senza alcuna dicitura e vederli vivere con i miei scritti dovunque io possa trovarmi ho sempre con un me una penna e qualche foglio per prendere appunti. La passione per il teatro è vecchia quasi quanto me nel senso che fin da piccolo ho sempre desiderato fare questo mestiere che richiede tanto impegno e studio e dove non si finisce mai di imparare.
…e chi Salvatore nella sua quotidianità?
Sono il direttore responsabile di una grande azienda romana ma che agisce su tutto il territorio nazionale per cui anche per questo sono sempre in giro, ma devo dire che il teatro assorbe tanto tempo tanto quanto il lavoro .
Qual è la tua formazione
professionale e letteraria? Ci racconti il percorso che ti ha portato a
svolgere quello che fai oggi?
La domanda è molto complessa nel senso che faccio diverse cose, in primis il mio lavoro di direttore responsabile della TURISCO azienda che si occupa di turismo e di altri settori. Collateralmente cerco di coltivare i miei hobby scrittura, riduzione drammaturgica di testi teatrali, e il teatro come attore, mi sono diplomato alla scuola di Enrico Maria Salerno e da lì in poi è stato un susseguirsi di altre scuole di teatro, sempre per cercare di migliorami.
Come nasce la
tua passione per la scrittura? Ci racconti come hai iniziato e quando hai
capito che amavi scrivere?
La mia passione per la scrittura risale ai tempi quando le mie figlie erano molto piccole e io scrivevo per loro le favole che poi leggevo le sera per farle addormentare e che ho raccolto in un piccolo libro che spero un domani poter pubblicare e donarlo ad un organismo di beneficienza che si occupa di bambini. Poi ho iniziato a scrivere dei piccoli racconti, mi piaceva e mi piace molto ascoltare i racconti di strada come si faceva una volta dal barbiere, adesso è più facile ai giardinetti o in metro.
Ci
parli del tuo romanzo, “La scelta giusta”? Come
nasce, qual è il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storia che
ci racconti senza ovviamente fare spoiler?
Questo
mio ultimo romanzo nasce in maniera del tutto casuale: tutte le domeniche, o
quando ne ho tempo, oltre a giocare a tennis, vado al parco a correre
solitamente a villa Borghese e durante o a fine corsa sono solito fermarmi
vicino ad una fontanella, accanto a questa fontanella che i romani chiamano “nasone”
per via della forma del rubinetto, trovavo sempre un distinto signore molto
elegante nel vestire e nei modi sempre da solo assorto nei suoi pensieri. In
una di queste soste io lo salutavo e lui molto cordialmente rispondeva al mio
saluto, una mattina a fine corsa mi sedetti per cambiare la maglietta bagnata,
e iniziammo una conversazione dapprima del più e del meno, ma piano piano
incontro dopo incontro questo signore cominciò a raccontarmi la sua storia e di
come adesso vivesse di solitudine. Io arrivato a casa prendevo subito appunti e
da questi racconti ne è venuto fuori questo racconto. Sono tornato tante volte
a Villa Borghese ma non ho più incontrato il bel signore, ho chiesto in giro
anche ad alcuni amici e conoscenti che abitualmente vanno a correre, ma nessuno
mi dice di averlo mai incontrato né prima né dopo.
Chi
sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?
Difficile indirizzare uno scritto ad una fascia ristretta di lettori, a meno che non si tratti di qualcosa di specifico, a me piace scrivere e mi auguro e spero sempre che ci sia qualcuno che ami leggere.
Una domanda difficile Salvatore: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “La scelta giusta”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
A mio modesto avviso è una storia comune nel senso che tutti abbiamo fatto la scelta giusta nella vita? nel lavoro? in amore? nello scegliere gli amici? chissà? Tutti abbiamo sempre qualcosa da recriminare sul nostro vissuto, sulle nostre scelte, forse non siamo mai contenti di ciò che siamo, di ciò che abbiamo fatto nella vita.
C’è
qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questa opera
letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
Voglio ringraziare sempre in primis mia moglie che mi sopporta da 43 anni per tutto il tempo che dedico alle mie attività, lavoro, sport, teatro, scrittura, e per farmi perdonare cerco di coinvolgerla nel teatro facendole fare ricerca dei costumi o farmi ripetere la parte. Non sarò mai tanto bravo nel trovare le giuste parole per dirle “grazie” per tutto quello che fa per me
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del
Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, a proposito dell’arte
dello scrivere diceva: «Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di
cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non
funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un
romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è
quanto. Io la penso così.» (Ben
Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los
Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo
te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più
importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio
utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge), volendo rimanere nel
concetto di Bukowski?
Sono pienamente d’accordo con Bukowski, in fondo io scrivo principalmente per appagare un mio desiderio non mi pongo in primis il pensiero di capire e sapere a chi è rivolto il mio libro.
«Ogni lettore,
quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di
strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere
quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la
lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905).
Cosa ne pensi tu in proposito? Cosa legge il lettore in uno scritto? Quello che
ha nella testa “chi lo ha scritto” oppure quello che gli appartiene e
che altrimenti non vedrebbe
In fondo è vero dentro ogni libro, seppur parli di una storia inventata c’è sempre una parte dello scrittore che inevitabilmente mette qualcosa di suo, del suo vissuto, delle sue esperienze.
«La lettura di
buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne
sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi
ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del
metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La
lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel
ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri
intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la
conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel
pieno possesso delle nostre facoltà spirituali.» (Marcel Proust, in “Sur
la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 |
In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed.,
Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere
un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice
Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine” come dice
Proust? Dicci il tuo pensiero…
Leggere un libro per me è immergersi in situazioni a me sconosciute, cercare di entrare in un mondo parallelo, immergermi in parole, fatti, pensieri, situazioni, che mi trasportano nella storia che sto leggendo dimenticando dove mi trovo, che ore sono, e con chi ho accanto. Cerco sempre di capire il pensiero e lo stato d’animo dell’autore e a volte ho quasi la sensazione di conoscere la voce e il volto dei personaggi.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli
scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?
Devo dire che leggo di tutto, non mi piace fossilizzarmi su un autore o un genere, prediligo avventure ma non disdegno altro.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti
assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre
autori da leggere questa estate dicendoci il motivo del tuo consiglio.
Consiglierei Medicus di Noah Gordon, un romanzo avvincente oppure Shantaram di Gregory David Roberts.
E tre film da vedere assolutamente? Perché proprio
questi?
La mia Africa, Nuovo cinema Paradiso, Il pianista sull’oceano, per fare degli esempi. Ma proibirei per legge tutti quei film violenti che parlano di Mafia, Camorra, e quant’altro in quanto non si fa altro che dare un messaggio sbagliato ai giovani che cercano di emulare questi falsi miti. Se facciamo una domanda banale ad un ragazzo che vive in un quartiere degradato di qualunque città da Palermo a Roma a Milano a Genova, e chiediamo chi vuol essere da grande, ci risponderà che vorrà diventare il boss di turno o che vuole andare a fare Uomini e donne, perché questo è ciò che società ci propina. Non dirà mai che vuole diventare un professionista o andare a cercare un lavoro.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?
Sto lavorando ad un nuovo progetto teatrale con un cast molto importante, sempre che questo maledetto virus ci lasci in pace
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi
dire ai nostri lettori?
Il messaggio che vorrei che arrivasse è sempre quello di lasciare da parte per qualche ora il telefono con tutte le diavolerie che porta dentro e dedicare una ora al giorno ad un buona lettura.
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Andrea Giostra
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