di Giuseppe Arnò* - In questi tempi difficili si torna a parlare molto di Craxi. Quest’anno è ricorso il ventennale della sua morte e, oltre ai vari dibattiti a mezzo stampa, c’è stato chi avrebbe voluto intitolargli una via a Milano, sua città natale, chi, come la senatrice Isabel Allende Bussi, figlia del presidente cileno Salvador Allende, ha sentito il bisogno di omaggiare pubblicamente il contributo e l’appoggio che Craxi ha dato alla democrazia cilena e chi infine, come Manlio Torquato, sindaco di Nocera, ha voluto analizzare in apposito convegno la personalità di questo controverso leader. In verità, la figura di Craxi ha da sempre polarizzato le opinioni per la sua azione politica e la forte personalità per cui su di essa si è fatto sempre un gran parlare, sia nel bene che nel male.
Infatti, se secondo una rispettabile
corrente di politologi Craxi può
essere definito come l’ultimo grande statista che aveva un progetto per l’Italia, per altri, invece, egli è stato
un politico mediocre o addirittura un politico corrotto. Ciò conferma che i
mezzi termini nel giudicare i personaggi di spicco non esistono e si finisce o
per osannarli o per odiarli. Comunque sia, per quanto riguarda la presente
disamina, appare interessante porre l’attenzione sulle preveggenti parole che
il leader socialista ha profferito sul futuro dell’Italia e dell’Europa.
Nel libro “Io parlo, e continuerò a parlare”
(edito da Mondadori nel 2014) Craxi
scrisse chiaramente che l’Italia sarebbe finita a carte quarantotto. Le cause
sarebbero state: la giustizia politicizzata, l’informazione sempre più
controllata dai poteri economici e politici, le conquiste di aree di influenza
da parte di lobbies economico- finanziarie, le svendite del patrimonio pubblico
e da ultima, ma non di certo per importanza, la globalizzazione devastante. Ed
è su quest’ultima, in particolare, che più avanti disserteremo.
Egli fu un profeta? Sì e fu, se non
proprio un profeta di quelli che il Tanakh (la Bibbia ebraica) definisce
carismatici, sicuramente una sorta di profeta politico sull’UE e sulla
globalizzazione, ancorché sgradito e ignorato! In altre parole, egli non solo
previde che il nostro Paese sarebbe diventato terra di conquista da parte
dell’alta finanza internazionale e che il malgoverno dei partiti politici
avrebbe fagocitato e sperperato il denaro pubblico, ma formulò in anticipo
giudizi che oggi sono diventati moneta corrente, ponendo altresì quesiti a cui
nessuno finora è stato in grado di rispondere.
Un dato è certo: oggi, puntualmente e a
distanza di vent’anni, siamo nel limbo, viviamo i prodromi dell’inferno sulla
terra e questa nostra tragedia conferma che le previsioni craxiane non furono
oniromanzia, ma lucida lungimiranza. Ciò detto, per una migliore analisi del
problema, riteniamo che valga la pena mettere sotto la lente le cause dei
nostri mali. Esse principalmente sono: il moderno imperialismo economico
(leggasi globalizzazione) e la colpevole acquiescenza mondiale nei confronti
dello stesso. E a proposito di acquiescenza è bene ricordare che, nella storia,
l’essere remissivi e ancillari di fronte a dittature e satrapismi - siano essi
di matrice capitalistica o socialista - non è mai stato un bene per i Paesi e i
loro popoli.
Ecco che difatti qui siamo noi,
sconcertati, afflitti, costantemente vituperati, deplorevolmente rassegnati,
privati più che mai - allo stato attuale delle cose - anche dei nostri diritti
fondamentali e, incredibile a dirsi, in grande maggioranza affetti dalla
sindrome di Stoccolma. Infatti, dopo lo shock iniziale, provocato dagli effetti
sconcertanti della globalizzazione, cominciamo inconsciamente a simpatizzare
con la stessa e con i malgoverni che la rappresentano, provando quasi ostilità
nei confronti di chi cerca di riportarci alla ragione e di riscattarci dalla
vita miseranda in cui siamo caduti.
Tant’è vero che fino a ieri non c’è stato
un minimo appoggio popolare alla reazione da parte di alcune forze politiche e
intellettuali che contestano il dominio del "pensiero unico",
fondamento del liberismo mondialista. Ma ecco che oggi qualcosa si muove: è
l’amaro sfogo del popolo illuso, impoverito e ingannato! Siamo all’inizio di
una serie di rivolte popolari che sfociano dappertutto nel mondo ed esse non
hanno matrice ideologica o populista, ma scaturiscono dalla rimostranza delle
persone che si sentono impoverite e per di più ingannate dalle attuali classi
dirigenti.
Anche da noi, le recenti proteste sono -
si badi bene - le conseguenze dirette di un lungo e sofferto disagio sociale
che sta alla fine sbottando e non, come qualcuno vorrebbe far credere, la
reazione alle misure antipandemiche, che in realtà rappresentano solo la
classica goccia che fa traboccare il vaso. Secondo l’economista e filosofo
statunitense di origine libanese Nassim
Nicholas Taleb stiamo assistendo ad una rivolta mondiale di tutti i popoli
contro la classe dominante degli “pseudoesperti”.
Si sta arrivando ad una resa dei conti?
Potrebbe darsi che si stia arrivando alla
fine di un ciclo della civiltà moderna, la cui sopravvivenza volgerebbe
anch’essa al termine. E non è improbabile pertanto che la convocazione del
Consiglio supremo di difesa, presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, possa avere avuto a
che fare con il sentore di instabilità e insicurezza che oramai aleggia
nell’atmosfera.
Ma questa grave e complessa situazione
che stiamo vivendo è tutta opera dei signori della Finanza? Saranno stati
costoro così “illuminati” da aver potuto architettare il dominio dello spazio
economico mondiale nonché la sottomissione, l´impecorimento e il depauperamento
di intere popolazioni senza colpo ferire?
Per dare una risposta ci pare opportuno
richiamarci ad alcuni concetti chiave sulla dicotomia globalismo-sovranismo,
formulando alcune considerazioni. Il nuovo ordine mondiale, conosciuto
come Globalismo o
Governo Globale, altro non è che il preannuncio di una dittatura più liquida,
più penetrante, più insidiosa e più perfezionata di quelle a noi già note.
Esso è il prodotto di un perverso
programma di ingegneria economico-sociale che si propone di indebolire i popoli
sovrani e di sottometterli alla supremazia di un’oligarchia finanziaria
globalista, il cui obiettivo principale è la ricchezza e nulla importa che essa
si ottenga anche sulle lacrime altrui.
Il Sovranismo,
per converso, viene comunemente definito come “una posizione politica che
propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un
popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in
contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione”.
Stando così le cose, solo con
l’indebolimento dei popoli sovrani e della sovranità, considerata
nell’accezione più ampia del termine e non più soltanto come la difesa dei
confini nazionali, si aprono d’immediato le porte al dominio politico ed
economico del Potere Finanziario. E per abbattere l’ostacolo sovranista, ecco
che entra in campo l’azione di indebolimento sociale, che agisce
attraverso la strategia della gradualità (così definita dal
filosofo Noam Chomsky, nell'ambito
delle "tecniche di controllo globale").
Detta strategia viene applicata dal
Governo Globale con la velata diminuzione dei diritti, col progressivo aumento
delle tasse e del controllo digitale, e – infine – con la sequenziale
distruzione dei valori tradizionali, favorendo così la caduta dei principali
tabù e precetti che finora hanno retto la nostra vita quotidiana. In sostanza,
più si è divisi, spersonalizzati e controllati e più si è esposti all’assalto
progressivo del potere globale, la cui forza fa leva, per l’appunto, sulla
massificazione e sull’infiacchimento morale, sociale ed economico del genere
umano.
Fatto questo richiamo, concludiamo con la
convinzione che gli spietati architetti del globalismo non abbiano lasciato
nulla al caso, concependo, freddamente e nei minimi particolari, il progetto
del dominio assoluto per ottenere il pieno controllo dei popoli, delle loro
economie e dei rispettivi sistemi politici. E tutto ciò massificando e
stritolando l’umanità, disgraziatamente colpevole di acquiescenza, in una
pressa a vite senza fine. Ahinoi, empie progettazioni, da una parte,
imperdonabile arrendevolezza, dall’altra parte. Ed ecco che le conseguenze si
stanno avverando proprio così come previde 20 anni fa il profeta Craxi.
Siamo alla fine dunque? Quasi!
Uno studio finanziato dal Goddard Space Flight Center della Nasa
ha infatti calcolato scientificamente che la civiltà moderna andrà al collasso
in tempi brevi, brevissimi. Rimane solo da sperare che, in quest’ultimo lasso
di tempo che rimarrebbe, non ci vengano riservati maggiori mali, cioè a dire
farci passare dal limbo all’inferno.
In questo "pazzo" mondo
globalizzato oramai c'è da aspettarsi di tutto!
Alludiamo, così dicendo, al verificarsi -
Dio non voglia - di possibili democidi diretti a risolvere, per esempio, un
eventuale problema demografico, allorché l’equilibrio tra popolazione e risorse
risultasse compromesso. E una tale ipotesi potrebbe verificarsi se partiamo dal
presupposto che, per il pensiero unico, il valore economico rappresenta la sola
differenziante tra ciò che è utile e ciò che è dannoso e di conseguenza ciò che
non apporta beneficio… va eliminato.
Terrificante? Purtroppo sì! La cupidigia
dell’altrui e la parte oscura dell’animo umano rendono possibili i più perversi
piani dei geni del male. A questo punto siamo nel campo dell’immaginazione che
può diventare realtà politica o della realtà politica che supera la fantasia? Picasso diceva: “Tutto quello che puoi
immaginare è reale”. A voi ogni ulteriore considerazione!
*direttore
ed editore della Gazzetta italo brasiliana -
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