ROF, Dmitry Korchak a Fattitaliani: m'innamoro sempre della musica che sto studiando e cantando. L'intervista

Stasera alle 20.30 al Teatro Rossini di Pesaro inizia la 41esima edizione del Rossini Opera Festival con la prima della nuova produzione della Cambiale di matrimonio eseguita assieme alla cantata Giovanna d’Arco, trasmesse gratuitamente in streaming. La cambiale di matrimonio, in programma l’8, 11, 13, 17 e 20 agosto, sarà diretta da Dmitry Korchak, al suo debutto come direttore d’orchestra al ROF, alla guida dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini e di un cast composto da Carlo Lepore (Tobia Mill), Giuliana Gianfaldoni (Fanny), Davide Giusti (Edoardo Milfort), Iurii Samoilov (Slook), Pablo Gálvez (Norton) e Martiniana Antonie (Clarina). La regia è curata da Laurence Dale, coadiuvato da Gary McCann per scene e costumi e da Ralph Kopp per le luci. L’opera è in coproduzione con la Royal Opera House di Mascate, dove sarà riproposta nel gennaio 2021. L'intervista di Fattitaliani al tenore e Maestro Dmitry Korchak.

Stasera sarà la prima volta come direttore d'orchestra al Rossini Opera Festival e inaugurerà l'edizione 2020. Come si sente personalmente ad ogni "prima"? e in questa occasione?

Per me ogni recita e ogni concerto sono sempre molto eccitanti, mi preparo con grande attenzione e precisione. Poiché è chiaro che nel nostro mestiere lavoriamo sempre dal vivo, allora non si può mai sapere come sarà il risultato. Ma sicuramente tutti i debutti sono un po' più speciali. È ovvio che questo mio debutto come Direttore d'orchestra del ROF è molto importante per me. Io ho debuttato nel ROF nel 2006, e da allora ci sono stato quasi ogni anno come cantante. Adesso mi trovo nel mio Festival "nativo" come Direttore. Questo mi rende molto felice, ma mi dà anche molta responsabilità.  

Come Maestro, che rapporto intrattiene con Rossini e in particolar modo con "La cambiale di matrimonio"?

Come tenore ho cantato tante opere di Rossini, anche quelle sconosciute. Nel mio repertorio ci sono circa 25 sue composizioni e intorno a 15 Registrazioni della sua musica: ultimamente ho registrato il CD "The Rossini Project" con L'Orchestra della Svizzera Italiana (diretta da Markus Poschner https://www.osi.swiss/it/multimedia/cd-e-dvd/detail/id/7846/the-rossini-project), con la musica sconosciuta del giovane Rossini, ma anche nei miei ultimi due CD con la casa discografica DECCA ci sono le arie tratte da Otello e Guglielmo Tell. Per questo conosco questo repertorio molto bene, anche per la stilistica che mi hanno insegnato in tutti questi anni nel ROF i migliori maestri - il nostro Grande Maestro Zedda, il maestro Palacio e i direttori d'orchestra con cui ho lavorato in tutto il mondo. Come direttore le prime cose che ho diretto di Rossini sono stati lo Stabat Mater e la cantata Giovanna d'Arco (che potrete sentire quest'anno al ROF con Marianna Pizzolato). Poi ho fatto anche "Il Barbiere di Siviglia" in Teatro a San Pietroburgo e registrato il DVD con lo Stabat Mater.  L’anno scorso con il maestro Palacio e la fondazione di Elena Obraztsova abbiamo fatto una accademia rossiniana con i giovani cantanti russi e alla fine abbiamo allestito una vera recita in teatro con la Cenerentola e un Rossini Gala.

"La cambiale" è particolare soprattutto per il tentativo di trovare un equilibrio tra quello che è stato scritto dal compositore a 18 anni e ii gusti e le aspettative del pubblico moderno. Oggi noi conosciamo tutto Rossini ed è facile vederne lo sviluppo e il cambiamento professionale ma allo stesso tempo anche lo specchio del periodo storico. Questa opera corta è molto più semplice dei suoi lavori futuri ma è già scritta da un genio e gli diede subito un grande successo. Perché nella partitura si vede subito la bellezza e purezza di musica con grande professionalità, senso dello stile e le forme musicali. Qui il nostro lavoro era ottenere la bellezza, non mettere tante varie cose come variazioni e acuti strepitosi con l'intento di valorizzarne i tempi e la presenza artistica.

Essere tenore facilita in un certo senso fare il direttore? e viceversa...

Siccome la mia prima formazione è stata come direttore d'orchestra, devo dire che questo aspetto mi ha sempre aiutato nel lavoro da cantante. A parte il fatto che io sono stato abituato a studiare tanta musica in poco tempo e così il mio repertorio è diventato abbastanza grande -  ho cantato più di 45 opere e poi anche tanta musica di oratori e messe. Ma la cosa più importante è che io sempre capisco le intenzioni del direttore d'orchestra, cosa vuole fare, cosa si aspetta. E come parlare la stessa lingua, diciamo. Ma devo dire, che aiuta anche essere tenore, perché  capisco i problemi dei cantanti - con il suono dell'orchestra che spesso non senti sul palcoscenico, con i fiati, con la regia, che non ti permette di guardare sempre al direttore d'orchestra e tante altre cose che spesso purtroppo i direttori d'orchestra non capiscono o a cui non danno importanza e per cui anche si irritano spesso con i cantanti. Queste cose invece io le capisco.  

Quale e quando è stato il suo primo approccio con l'opera italiana?

Dal momento che ho cominciato la carriera del cantante sapevo che per la mia voce il repertorio italiano è il migliore. Per questo volevo fare la carriera prima di tutto in Italia con il repertorio italiano. È ovvio che per un cantante straniero è la cosa più difficile - perché stilisticamente, tecnicamente devi convincere la direzione artistica del Teatro che sei capace di fare tutto a gran livello e devi essere all'altezza anche della pronuncia e della lingua Italiana. Non è stato facile, ho investito tanto tempo e soldi per lavorare con i couch italiani. E poi è successo che il mio debutto in Teatro è stato proprio in Italia ne "La Sonnambula" di V. Bellini al Teatro dell'Opera di Roma e allo stesso momento Katia Ricciarelli mi ha invitato a debuttare al suo Festival a Lecce nella produzione del "Pescatore di Perle" di G. Bizet con la regia di Pier Luigi Pizzi. Un anno prima avevo vinto due concorsi - Francisco Vinas a Barcellona e Operalia di Domingo a Los Angeles e da lì è cominciata la mia carriera con la maggiore parte dei ruoli dal repertorio italiano.

Un momento delle prove de "La cambiale di Matrimonio":
foto Studio Amati Bacciardi

C'è un personaggio che Lei ha interpretato o no in cui s'identifica maggiormente?

Io cerco sempre di identificarmi con il personaggio su cui sto lavorando al momento, provo sempre a capire le ragioni delle sue azioni, i suoi sentimenti, pensieri.  Io m'innamoro sempre della musica, che sto studiando e cantando. Così provo a vivere "nel momento" con il mio personaggio. Poi, quando finisce un lavoro e comincia l'altro io comincio a vivere una nuova vita con nuova musica e nuovo personaggio - sempre molto cari a me.

Negli anni come ha visto cambiare il rapporto fra l'opera e il pubblico?

Il fatto che ora c'è tutto online, anche tanta possibilità di ascoltare l'opera online e vedere recite dal qualsiasi parte del mondo, secondo me aiuta la gente a evolversi, a provare ad ascoltare musica diversa e forse arrivare al repertorio cui prima non s'interessava. Ma d'altra parte devo dire, che comunque vedo che l'opera "viva" manca alla gente, che questo sviluppo delle possibilità "online" ha fatto vedere, che la replica non è mai così toccante come l'originale. Che non ti dà tutte le emozioni che puoi vivere in Teatro. Penso che questa manca a tutti gli appassionati del Teatro e anche a noi artisti. Essere sul palcoscenico e sentire l'energia viva del pubblico è indimenticabile. Spero che adesso il pubblico lo apprezzerà di più. Giovanni Zambito.

Fattitaliani

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