Ely Rozenberg e il design per risolvere problemi in modo elegante ed estetico. L'intervista di Fattitaliani

Domenica 2 agosto alle 19.15, nel giardino del Monastero, per la sezione “Calvi Incontri" del Calvi Festival diretto da Francesco Verdinelli, si potrà assistere all’interessante conferenza con Ely Rozenberg, dal tema “Design come metodo di azione per risolvere problemi" a cura di Victoria Mesistrano. Industrial design, light design, materiali e tecnologie innovativi si incontrano nella creazione. Fattitaliani ha intervistato l'industrial designer, professore di industrial design, curatore, produttore di mostre di design ed imprenditore di design.
Ci parla un po' di sé e dei suoi inizi?
Sono nato nell'ex Unione Sovietica, in Tajikistan, a Dushanbé, la capitale, e all'età di 8 anni la mia famiglia è emigrata in Israele, dove ho frequentato la Bezalel Academy of Art and design che è un'accademia storica di Belle Arti di Gerusalemme fondata nei primi del '900. Nel '98 ho partecipato al Fuori Salone del Salone del Mobile di Milano, creando, insieme a due partner una collezione di lampade realizzate con un filo luminoso che era un materiale innovativo prodotto esclusivamente da una startup israeliana. Abbiamo ricevuto un'incredibile visibilità  mostrandoci nel cuore del design mondiale, grandi riscontri della stampa internazionale, ma eravamo ancora impreparati a gestire la parte commerciale, ovvero a tradurre quel successo in termini di ordini e produzione.
Quando e per quale occasione è iniziata la sua "relazione" con l'Italia?
Dopo la Laurea ho deciso di trasferirmi in Italia per due motivi principali: uno perché mia moglie era italiana, che mi aveva seguito in Israele durante i miei anni di studio universitario, e inoltre perché ho iniziato ad avere un interesse, anzi una passione per l'Italia ancora prima di iniziare i miei studi. Sapevo che prima o poi avrei voluto tentare di rimanere a vivere e lavorare in Italia per un periodo.

Flexy, Viceversa
Il tema che tratterà a Calvi dell'Umbria “Design come metodo di azione per risolvere problemi" sembra davvero ambizioso. In che maniera l'approccio può essere realistico e realizzabile quotidianamente?
Secondo l'opinione diffusa il designer 'qualcuno che fa delle belle cose', invece io appartengo alla visione che il design sia uno strumento per risolvere problemi in modo possibilmente elegante ed estetico. Uno degli studi più importanti di design al mondo IDEO, che ha collaborato con la Apple e con tantissimi altri brand importanti, come il design del mouse Apple, ha codificato un metodo che si chiama Design Thinking. Oggi questo metodo viene insegnato ed appreso nelle scuole più importanti di MBA  (master di Business Administration).  Questo è un riconoscimento rispetto al fatto che il design thinking sia un vero e proprio metodo per risolvere qualsiasi problema di ordine pratico. Paradossalmente questo metodo non è così tanto seguito nelle scuole italiane di design. Ad esempio, il monopattino elettrico rappresenta una soluzione di design e di tecnologia per rispondere alle esigenze contemporanee nel traffico dei centri urbani. Nella mia conferenza illustrerò il caso di un designer imprenditore israeliano che ha puntato tutto su una produzione di monopattini elettrici già nove anni fa, ipotecando la sua casa, pur di produrre e commercializzare il suo monopattino che qualche anno fa è diventato un simbolo dello stile di vita della Tel Aviv contemporanea.
Short/Long Wave . Pallucco Italia, Ely Rozemberg e Alessandro Bianchini
In che misura imparare l'italiano Le ha permesso di conoscere meglio e approfonditamente gli italiani e la nostra cultura?
L'amore per l'Italia e la lingua italiana convivevano in me  e crescevano simultaneamente. Ho iniziato già in Israele a studiare l'italiano, poi mi sono trasferito a Roma per fare un corso intensivo di lingua e cultura. All'epoca era raro trovare in ambiente professionale persone che parlassero inglese, ed anche oggi la conoscenza dell'inglese non è sufficiente per ambientarsi in Italia. Considero la conoscenza della lingua fondamentale per  comprendere la cultura locale. In Italia si aggiunge la stratificazione dei dialetti, dove mi sono divertito anche a cercare di sintonizzarmi con lo spirito particolare ed unico di certe espressioni, ad esempio con l'abruzzese. Ognuno di noi nasce con una identità ma alcuni scelgono anche di adottarne un'altra, o più di una. Per me era naturale, venendo da una famiglia ebraica in cui gli spostamenti e la padronanza di lingue erano molteplici: il russo e l'ebraico sono madrelingua, l'inglese è una lingua strumentale, l'italiano è la mia vera lingua di adozione.
A che punto è -secondo lei- il design italiano? c'è ancora una cifra, un segno di riconoscimento?
Il design italiano è stato messo a dura prova negli ultimi vent'anni per i processi di globalizzazione, ritirandosi da settori di fascia medio bassa come oggettistica e utensili e perdendo del tutto settori strategici dei prodotti informatici, come ad esempio la Olivetti, o quello degli elettrodomestici.
Nonostante questo, l'Italia rimane caratterizzata da migliaia di aziende piccole e familiari di alta qualità, di complementi di arredo ed accessori  che costituiscono un panorama imparagonabile per qualità e stile rispetto ad altri paesi. La dimensione piccola è il tallone di Achille della capacità di marketing e vendita di queste ditte che non possono permettersi grandi budget di ricerca e sviluppo ma sono comunque un ecosistema unico e imparagonabile per diversità e ricchezza rispetto a qualsiasi paese nel mondo. Visitando le fiere si distingue subito lo stile nell'allestimento dei prodotti e nella cura della presentazione italiana, e quando oggi si vede un'azienda  turca, polacca, lettone o altra che lo fa altrettanto bene, è perché hanno imparato virtuosamente dall'Italia.
Quanto il coraggio decisionale dei politici permetterebbe al design di dispiegarsi e operare al meglio? Mi viene da pensare a Milano e Roma o altre città...
Manca un incoraggiamento alle startup innovative nel settore del design. I budget dedicati ai bandi sul design sono ridicoli e non premiano spesso il design innovativo bensì applicano una selezione basata sulla corsa per aggiudicarsi il "numeretto" dei primi arrivati e l'ordine di arrivo non sempre corrisponde alla scala di qualità.
Inoltre, la comunicazione dell'assegnazione dei fondi e della reale possibilità di avviare il progetto spesso subisce tempi lunghissimi, non compatibili con la velocità del mercato e della concorrenza, quindi il prodotto della startup innovativa  rischia di non essere più così innovativo dopo due anni...
Caffè con vista collezione Roma
A quale progetto sta attualmente lavorando?
Sto lavorando su alcuni progetti. Uno con una startup innovativa nell'ambito della Fintec (financial technology), un progetto di tecnologia indossabile, accessorio per pagamenti digitali.
Un altro riguarda una cargo bike elettrica che impatta sulla mobilità urbana per piccoli trasporti merce. Un altro coinvolge altri ricercatori ed è legato a sistemi di illuminazione sanificanti.
Inoltre, continuo a sviluppare la startup innovativa di cui sono socio "Caffè con vista" che produce oggetti, come ad esempio tazzine e piattini con vista immersiva basati su principi di arte anamorfica.
Dopo la collezione Roma, ora stiamo lavorando su nuovi siti storici e paesaggistici di valore nel Sud italia. Un progetto legato alla valorizzazione territoriale.
Negli anni in che direzione si è mosso ed è cambiato il suo concetto di design?
Mentre dapprima il design, per me, era soprattutto ricerca di materiali innovativi  e tecnologie di produzione nuove da applicare al design, oggi cerco progetti che oltre alla sfida tecnologica risolvano i veri problemi, fornendo soluzioni adeguate alla vita quotidiana. Oppure, come nel caso delle tazzine immersive, la direzione era quella di creare un prodotto contemporaneo che  potesse rispecchiare il patrimonio culturale del luogo, ricostruendo l'esperienza vissuta nel posto in modo più completo e incisivo rispetto ad altre tecniche rappresentative.
Per questo, dietro quella bellezza, c'è una ricerca di ottica ed un brevetto.
Giovanni Zambito.
L'ingresso all’Incontro con Ely Rozenberg è libero. Si può prenotare telefonando o recandosi direttamente presso il Punto Informazioni Turistiche (telefono 3339615741; sede in piazza Mazzini n°14. Orario di apertura al pubblico: mattino 10/13; nel pomeriggio un’ora prima degli eventi). Sito ufficiale: www.calvifestival.it.
Ely Rozenberg
Come professore di Industrial Design ha coordinato il corso di design di RUFA (Università di Belle Arti di Roma). Come titolare di uno studio di design, ha lavorato con piccole e grandi organizzazioni come la multinazionale MMC (Mitsubishi Chimical Coorporation), Algida (Unilever), Leo Burnett, Osram, IBM, MIbacT ed altri. Negli ultimi anni è coinvolto in start-up nel campo del WT (wearable technologies) e del merchandising culturale con cui ha vinto bandi del Ministero dello Sviluppo italiano. E’ stato insignito di numerosi premi, come il primo Compasso d'Oro International Award ® 2015, RED DOT BEST OF THE BEST ® 2012 e GOOD DESIGN ® AWARD 2017 della Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design.
Fattitaliani

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