Intervista a Tiziana Elsa Prina: di Francesca Ghezzani
Tiziana, è per merito tuo e della tua casa editrice “Le
Assassine” se “Il divorzio non si addice a Enid Balfame” di Gertrude Atherton è
approdato sul mercato nazionale per la prima volta in versione italiana.
Come sei venuta a conoscenza di quest’opera e quale
intuizione ti ha spinto a volerlo portare nel nostro Paese?
La ricerca dei romanzi che
abbiamo inserito nella collana Vintage è molto complessa, se non si vuole
ricadere nel dejà vu ovvero in quello che è già stato pubblicato e ripubblicato
in Italia. Il nostro orgoglio è proprio quello di andare a cercare romanzi che,
seppur molto validi, non sono stati tradotti. Per fare questo bisogna
consultare una quantità notevole di database, navigare per le biblioteche del
mondo, frequentare mercatini, e poi leggere, leggere. È così che sono approdata
a Gertrude Atherton. Già l’inizio di Mrs Balfame, titolo originale, mi ha
fulminato con la sua immediatezza, considerato che è stato scritto nel 1916 in
un ambiente puritano, quindi abituato a non esprimere certi sentimenti o
emozioni. Poi la storia mi ha preso perché descrive uno spaccato della
provincia americana, l’inizio dell’emancipazione femminile nelle professioni, l’atmosfera
di una corte di giustizia dell’epoca, il modo di pensare dei personaggi che
animano la storia; insomma, come mi capita di dire spesso, attraverso il
vintage, oltre all’intrattenimento, si riesce ad apprendere molto sull’epoca in
cui si svolge il romanzo.
Inserito a pieno titolo nella collana Vintage, l’opera nasce
dalla penna di questa prolifica scrittrice americana dal carattere forte e
indipendente, ma anche contraddittorio, nata nel 1857 e scomparsa nel 1948.
Vuoi darci delle notizie in più?
Come hai
già detto, l’autrice è un personaggio dalle molte facce e contraddittorio: lo si
vede anche nel romanzo, perché non tutti i personaggi femminili sono descritti
con occhio benevolo, anzi ad alcuni lei riserva davvero un trattamento poco adatto
a una suffragetta, come veniva considerata la Atherton. Sui giornali dell’epoca
ci fu, per esempio, tra lei e una scrittrice di gialli molto famosa, parlo di
Anna Katherine Green, una querelle sul concedere o meno il voto alle donne,
dove quest’ultima era contraria.
Gertrude
Atherton non scrisse comunque solo romanzi gialli, ma anche saggi e articoli
per vari giornali, dove trattava di politica, femminismo e guerra.
Come tratteggia la psicologia dei personaggi?
Direi in modo molto
approfondito e magistrale, tanto che non solo la protagonista Enid Balfame
emerge netta dalle pagine del libro, ma anche la figura dell’avvocato, che
secondo una certa letteratura rappresenta il nuovo americano, forte, obbediente
alle regole e, diciamo pure, anche rigido nei suoi principi fino ad arrivare all’ottusità,
almeno in ambito sentimentale. Ci sono poi la ragazza divisa tra la ricerca di
un uomo da sposare e la carriera nel mondo editoriale - difficile non solo per
via dell’ambiente connotato da maschilismo, ma anche per lo sgomitare delle
colleghe - e anche il giornalista d’assalto, a cui interessa solo fare lo scoop,
non importa se deve calpestare l’onore di innocenti. Si aggiungono a questi personaggi anche i
rispettabili cittadini di Elsinore, cittadina inventata ma modellata su quella
che doveva essere all’epoca la provincia americana, abitata da wasp, ovvero i
discendenti dei colonizzatori protestanti, provenienti principalmente
dall’Inghilterra.
Quale immagine della terra americana esce dalle sue pagine?
Un’immagine contraddittoria,
mi sentirei di dire: c’è New York che è vissuta già allora come la metropoli
dove ferve la vita, dove si può immaginare il futuro, dove tutto pulsa e scorre
a grande velocità, e poi c’è la cittadina di provincia che è sonnolenta, legata
a ritmi del passato, ma che comunque comincia a sentire i fermenti della grande
città grazie ai nuovi insediamenti residenziali. Per alcuni ciò vorrà dire
benessere, per altri invece perdita economica e di prestigio.
Infine, quali temi storico-sociali emergono da quest’opera?
Direi in primis il tema
dell’emancipazione femminile, con tutte le sue contraddizioni. Poi il tema
della giustizia: tra le righe si apprende anche come i processi possano essere
manipolati nel momento in cui vi è la scelta della giuria e come la carta
stampata abbia un ruolo fondamentale nell’indirizzare l’esito di un processo.
Infine vi sono gli echi della guerra mondiale, che però è vissuta ancora come
un fatto lontano, per cui le vicende europee si alternano ad articoli
scandalistici locali. Emerge inoltre dal romanzo anche una certa animosità nei
confronti dei tedeschi, non solo perché hanno scatenato la guerra, ma anche per
la loro visione del mondo, dove è possibile cogliere gli stereotipi ben noti,
stavolta espressi però dagli americani.