Michela Zanarella è un'autrice pluripremiata e tradotta dall'ormai noto
respiro internazionale, recensori della massima fama già si sono spesi per
valorizzare la sua poesia.
Scrivere della sua ultima raccolta "La filosofia
del sole" edita da Ensemble è una bella sfida che ho accettato con
entusiasmo.
Personalmente ho sempre affermato la mia natura di "poeta allo stato puro",
poco propenso a disquisire persino delle sue opere, uno di quegli autori
che sente d'aver esautito il suo ruolo con la loro pubblicazione. Tuttavia
il mio lungo percorso letterario ha beneficiato d'alcuni "incontri fatali",
persone che stimo per correttezza e capacità letteraria: ciò m'ha convinto
ad interpretare versi altrui, provare l'esperienza della prefazione e, ora,
a cogliere questa preziosa occasione; ovviamente la critica letteraria
rimane sfera di competenza per specifici studiosi, senz'altro legittimati
più di me a sviscerare dettagli stilistici e testuali, esprimere giudizi di
merito: io mi limiterò, per così dire, a proporvi una comunicazione "da
poeta a poeta", il che può, così impostando la questione, divenire un punto
di vista prezioso e ulteriore rispetto alla classica recensione.
Un esempio concreto: "Non dobbiamo difendere la vita dalla morte/ma
immaginare che superato il varco.../ci aspetterà una parte del cielo" è una
suggestione poetica meravigliosa che io, in uno stile provocatorio, ho
reso, a suo tempo in "Retrogames" (Daimon Edizioni), con "Non anelo lunga
vita/nè la donna della vita...": ad entrambi gli spunti letterari, non
accostabili per stile, sovraintende però una medesima, profonda visione
della vita come in una affinità antitetica, una "convergenza parallela";
ora chi è dentro per passione e talento al "Grand Jeu" della letteratura
non credo abbia difficoltà ad emozionarsi per questi accostamenti, per come
l'animo umano possa creare immagini poetiche penetranti, concepite da
persone diverse che riescono a cogliere sentimenti archetipi, universali.
Il discorso può estendersi ad una seconda, decisiva considerazione:
paradossalmente, proprio chi, come colui che scrive, ha speso anni ed
energie nel cercare di portare la sperimentazione del linguaggio poetico
all'estremo (senza però stravolgerlo negli eccessi di alcune avanguardie),
può comprendere e apprezzare il valore di liriche ancorate ad una
semplicità linguistica, ad una "classicità" che però, allo stesso tempo, sa
generare novità e sa risultare non stantia ma vitale, briosa! Michela
Zanarella nella "Filosofia del sole" utilizza come tasti d'un antico
pianoforte vocaboli "basic" che hanno animato secoli di poesia (luce, sole,
luna, anima, corpo, vita, nuvole, cielo, tempo) ma la sinfonia che si
ascolta è una musica inedita, con immagini che colgono nel segno: la luce
che forse non è "sufficiente vederla con gli occhi" ma "necessario
conoscerla con tutto il corpo"; la luna "...che tutto il buio assolve" e
che "...abbiamo osservato inutilmente prima di non temere più il buio"
stesso; i grappoli dell'uva come " fossero figli che spingono sul ventre";
la vita non "anomima" perché "porta il nome di uomini e fantasmi e mura"
oppure "La tua ombra va ancora scalza..." della quale possiamo indicare
solo l'incipit perché deve (!) essere letta integralmente, sino a terminare
con "...come se ci fosse luce/ che cresce sotto l'erba" che mi fa pensare
alla prospettiva rovesciata del mio tanto amato Florenskij. Questi
frammenti credo possano parlare da soli, quel tanto bastevole a farvi
accettare, cari lettori, l'invito a leggere con attenzione questa opera
matura dell'affermata poetessa: la Zanarella, rinnovandosi, ha per questa
volta lasciato un poco al margine temi amorosi per offrirci una meditazione
poetica a tutto tondo sul senso della vita, impresa ambiziosa ma riuscita,
sfidando magari qualche resistenza culturale, qui smentita, che potrebbe
ancora voler relegare o declinare il "filosofare" solamente al maschile.
Guido Tracanna