di Damiano
Conchieri - Il
mio compito è quello di far sognare i bambini di oggi per portare
avanti la storia e la vita dei nostri amici esploratori.
Sognava di fare il suo mestiere,
quello del fumettista, fin da quando era bambino. Allora la mamma lo
lasciava disegnare sui muri di casa sua. Di tempo ne è ovviamente
passato, ma Francesco D'Ippolito non ha mai smesso di far vivere, un
po' per mestiere e un po' per indole caratteriale dentro di sé, il
fanciullino pascolinao. Oggi è seguitissimo e apprezzatissimo per la
sua arte!
Francesco, a che età e quando hai deciso che avresti intrapreso la carriera
nel mondo dei fumetti?
Ho
sempre desiderato fare questo mestiere, sin da piccolo quando mia
mamma mi lasciava disegnare sui muri di camera mia.
Che cosa
in particolare ha fatto ricadere la tua scelta sul mondo della
Disney?
La
Disney
è stato il mio primo amore anche se in seguito sono diventato un
lettore onnivoro. Ad ogni modo fondamentale è stato il mio incontro
con Giovan Battista Carpi nel '96. All’epoca stavo già lavorando a
bottega presso lo studio di un noto disegnatore/sceneggiatore
genovese, Maurizio Mantero, che mi aveva pazientemente “cresciuto”
nel suo studio. Quando conobbi Carpi decisi di svoltare e dedicarmi
al fumetto umoristico. Avevo capito in un attimo che quella sarebbe
stata la mia strada.
A quale
personaggio di questo vasto e colorato mondo ti senti più legato in
particolar modo?
Paperino.
È stato il primo “scoglio” che ho affrontato quando iniziai e mi
ha accompagnato in tutta la mia carriera. Paperino ha molte aderenze
col mio carattere (e credo di molti). Irascibile, istintivo a volte
simpatico, a volte terribile.
Uno di
loro sul quale anche - esagerando - creeresti una saga tutta sua?
Tempo
fa scrissi una serie di “brevi” sulla cucina. Ne scrissi un
seguito, più corposo. Una sorta di gara di cucina lungo tutto il
pianeta. Piuttosto ambizioso considerando che non sono uno
sceneggiatore.
Che
ricordo hai in particolare del primo momento in cui hai avuto modo di
illustrare la tua prima storia?
Ricordo
ogni momento, ogni lacrima, ogni goccia di sudore. Che emozione!
Quali
credi che siano, secondo te Francesco, i requisiti fondamentali che
bisogna possedere per poter svolgere al meglio questo lavoro?
Porsi
ogni volta che ci si siede al tavolo di lavoro, una sfida. Porsi
sempre domande. Guardare il lavoro di tutti, tenersi aggiornato e non
essere mai soddisfatti di ciò che si è fatto. Incoraggiante vero?
Come
funziona, descritto con poche parole, il tuo lavoro, ovvero come si
svolge tutto il processo che porta un fumetto dalle parole scritte
alle immagini disegnate?
Letta
la sceneggiatura vengono fatti veloci bozzetti di ciascuna tavola che
in seguito vengono riportati a dimensione di tavola. Il passaggio
successivo e la “ lucidatura” su cartoncino ovvero il ridisegno
su carta più nobile. Il passaggio successivo e ultimo è il ripasso
a china.
In
collegamento alla domanda precedente, descrivici pure brevemente come
si svolge diciamo una “giornata lavorativa tipica” di un
fumettista.
Troppo
noiosa per essere descritta. Passiamo alla prossima! (ride, ndr)
Sappiamo
caro Francesco che hai avuto modo di conoscere e di frequentare
lavorativamente in amicizia un grande maestro della fumettologia
Disney del panorama italiano, vale a dire l'indimenticato Giovan
Battista Carpi. Vuoi parlarci un po' di lui e della vostra amicizia?
Carpi
per me non era un amico, ma un maestro! Non che non provassi amicizia
per lui o affetto, ma sentivo fortemente la distanza che c’è fra
allievo e maestro. Questo ha reso il nostro rapporto più proficuo
credo. Detto questo, ricordo giornate “spese” ad ascoltare i suoi
innumerevoli racconti di vita… alcuni credo un po’ pompati
affinché all’ascolto risultassero più avvincenti. (ride, ndr)
Abbiamo
visto che hai una particolare predilezione della famosa saga de Il
Manuale Delle Giovani Marmotte del
quale, ricordiamo, il primo illustratore ne è stato proprio il
compianto Giovan Battista. Lavorare quindi a questa saga Francesco,
ti fa sentire in qualche maniera come un suo degno “erede”?
Le
Giovani Marmotte sono
un patrimonio di tutti. Quei tutti cresciuti col Manuale ed in
seguito con il bel ciclo di albi che negli Anni '90 grazie a Roberto
Santillo hanno riacceso l’interesse verso questi paperotti. Ora
tocca a me. Ne sono onorato. Il mio compito ora è quello di far
sognare i bambini di oggi per portare avanti la storia e la vita dei
nostri amici esploratori.
Quale
altro dei “maestri del passato” della fumettologia Disney
italiana hai avuto il piacere e l'onore di conoscere?
A
parte Romano Scarpa, che purtroppo non ho mai avuto l’occasione di
conoscere di persona, credo tutti.
I fumetti
della Disney sovente, visto il target a cui sono rivolti, vengono
immancabilmente stampati a colori. Ma tu in genere preferisci i
colori o il bianco e nero?
Eh,
bella domanda! Ti rispondo con un piccolo aneddoto: da bambino i
primi fumetti Disney che ebbi fra le mani avevano alcune pagine a
colori ed altre in bianco e nero. Questo mi faceva infuriare! Odiavo
le pagine in bianco e nero, mi parevano tronchi, incompleti. Ora è
l’opposto.
Come mai,
secondo te, sembra appunto che i fumetti rivolti a un target di
bambini siano sovente colorati, mentre quelli rivolti agli adulti
tendano ad essere maggiormente in bianco e nero?
Credo
che ora non sia più così in assoluto. Anche i fumetti adulti, anche
la granitica Bonelli cede sempre più spesso al colore. Forse sono
cambiati i lettori o forse vi è un infantilismo generale, forse la
legge del mercato.
E per
concludere, prima di salutarci, il Francesco D'Ippolito di ieri, di
oggi e di domani, come li descriveresti e cosa ti aspetti nel futuro
imminente?
E’
una domanda complessa. La vita non è mai lineare. Grandi gioie e
grandi dolori. Come tutti. Ognuno di quegli attimi è per me caro
perché mi ha maturato… Attimi che si sovrappongono, attimi che ti
modellano. Il resto verrà da sé.