James
Hook. Il pirata che navigò in cielo di
Mario Petillo
La
storia di Peter Pan nasce dalla penna di James Matthew Barrie ad
inizio Novecento ma si dispiega e si declina in farie forme e
rispettivi contenuti nell'arco di tutto il secolo grazie a spettacoli
teatrali, coniugazioni fiabesche e traduzioni cinematografiche
(persino musicali, guardando in casa nostra) che hanno fatto della
storia, ma soprattutto del suo personaggio principale, un punto di
riferimento per metafore, analisi, varie ed eventuali che hanno
riempito decenni di discorsi nelle sedi più disparate. Altrettanto
nota, ma molto meno considerata, è la figura dell'antagonista di
quella storia, il celeberrimo James Hook detto “Capitan Uncino”
per via dell'oggetto che sostituisce la famosa mano tagliata e data
in pasto a un coccodrillo.
La figura di Uncino è nota quanto quella di Peter Pan, dicevamo. E
allora perché in pochi si sono soffermati, negli anni, a riflettere
sulla possibilità che dietro quella crudeltà piratesca ci fosse un
essere umano degno di altrettanto interesse contenutistico?
Sicuramente perché la metafora dell'eterno bambino svolazzante che
abita su un'isola dispersa negli angoli remoti dell'universo si
presta meglio ad esigenze di mercato positivista. Ma gli appassionati
e gli studiosi di “villain” saranno d'accordo nel definire
proprio Uncino come uno dei cattivoni più densi di contenuto
dell'intera storia della letteratura.
Ed
è proprio quello che riesce abilmente a dimostrare Mario Petillo nel
suo esordio letterario James
Hook. Il pirata che navigò in cielo
(edito da Scatole Parlanti per la collana Mondi), a metà strada tra
il romanzo fantastico e la ricerca storiografica in favore della
riscoperta, sotto altre angolazioni, di un personaggio che risulta
molto più umanamente rappresentativo di quanto si possa immaginare.
Petillo regala un respiro emotivo e spirituale alla trattazione della
figura di Uncino per farne oggetto di analisi sia letteraria che
sociale e psicologica, legittimandone di fatto anche le
caratteristiche più oscure e – magari – meno condivisibili
attraverso una cernita di quelle che potrebbero essere state (nella
realtà storica mista alla ricostruzione di fiction: è anche questo
il bello di un'operazione del genere) le esperienze traumatiche
artefici di una personalità, certo, contrastabile ma comprensibile,
eternamente in lotta contro la propria immagine riflessa in una
devozione alla vita disintegrata dal dolore più profondo e
implorante redenzione.
James
Hook. Il pirata che navigò in cielo è
un'opera da scoprire perché, oltre ad essere un buon testo fantasy
(scorrevole e coinvolgente), è anche – per certi versi soprattutto
– un trattato sul senso della perdita, sul significato più sottile
e doloroso del concetto di sogni infranti, su ciò che può voler
dire, per un essere umano, veder crollare le proprie certezze e
tentare in eterno di costruirne di nuove.
Titolo:
James Hook. Il pirata che navigò in cielo
Autore:
Mario Petillo
Genere:
Fantasy / Storico
Casa
editrice:
Scatole Parlanti
Collana:
Mondi
Pagine:
200
Codice
ISBN:
978-88-328-11-872
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