Da un'idea di
due grandi amici quali l'ex tronista ligure Alessio Lo Passo e
Umberto Acerbi, uomo di grande cultura, l'idea di aprire una pagina
Instagram controcorrente dove parlare ed esporre controcorrente
per l'appunto i più sconvolgenti fatti di cronaca. Ecco un nuovo
pezzo, tristemente attuale, che hanno appena scritto per noi di
Fattitaliani.it.
Restare chiusi in casa è
brutto. Soprattutto se qualcuno ci obbliga a farlo o se,
semplicemente, chi ci obbliga è un senso di responsabilità nei
confronti di noi stessi e degli altri.
Essere obbligati a
“perdere tempo”, ad inventarsi qualcosa da fare, a domandarci
come trascorreremo un’altra giornata in casa ci crea disagio,
senso di impotenza, impazienza e chi più ne ha più ne metta.
Eppure quante volte
avremmo voluto trascorrere qualche ora a “cazzeggiare”, avremmo
voluto perdere un po’ di tempo tra un divano ed una poltrona o
semplicemente avremmo voluto isolarci in casa per un po’ di tempo.
Il problema è che ora ci
viene imposto o per lo meno vivamente consigliato e, quando si tratta
di imposizioni, le nuove generazioni - e per nuove generazioni
intendiamo le attuali fino ai 60 anni - storcono il naso.
Non siamo propensi a fare
o non fare ciò che ci viene ordinato: è nella nostra cultura, nel
nostro DNA, nella nostra mentalità di piccoli ed innocui ribelli ma
mai in grado di fare vere rivoluzioni.
Siamo sempre propensi a
valutare il merito, l’importanza e l’opportunità di norme,
regolamenti e ordinanze riservandoci la decisione se sia il caso o
meno di rispettarli. Troppo spesso in base a ciò che ci conviene,
che ci piace o che non ci pesa troppo.
Il risultato è che il
nostro rispetto delle regole è divenuto, troppo spesso
esclusivamente, proporzionale alle sanzioni in caso di sua
trasgressione. Il potere dissuasivo della pena è l’unico mezzo
per farci rispettare le regole.
Nessuno si è mai messo le
cinture in macchina, nonostante una norma ne sancisse l’obbligo,
perché non ne capivamo l’importanza, quindo lo infrangevamo,
finché il legislatore ne ha dovuto punire l’infrazione con
la detrazione dei punti sulla patente. Ora le cinture le indossano
quasi tutti per la paura di dover risostenere l’esame di guida.
La vendita delle sigarette
ai minori è vietata da anni ma solo da poco viene punita con
salatissime multe fino alla chiusura dell’esercizio. Risultato:
solo dopo l’inasprimento della sanzione, ai minori non vengono più
vendute sigarette.
E così adesso per non
farci uscire di casa: inizialmente si è fatta leva sul buon senso,
poi si è fatto un decreto, solo ora, che viene previsto il
procedimento penale (ma soprattutto viene applicato) a carico di chi
infrange la regola, gli italiani hanno pensato sia meglio restare a
casa.
Ed ecco l’imposizione
quella che noi, nuova generazione, proprio non sopportiamo.
Basterà fare un giro sui
principali social per leggere il malessere, l’impazienza, il
disagio di chi altro non deve fare che stare in casa.
Ci siamo imbattuti in post
e cinguettii che sembravano scritti da carcerati, da malati terminali
da chi non ha più nulla da chiedere se non un giro al pub o una cena
al ristorante. Eppure abbiamo mezzi a sufficienza per rimanere in
costante contatto con amici, parenti e conoscenti, mezzi che ci
permettono di non perdere i contatti e trascorere del tempo
Il problema, però, è un
altro. Fondamentalmente non stiamo così bene con noi stessi. Non
vogliamo avere tempo di pensare, di riordinare le idee, di riflettere
su noi e allora, se ci mancano le distrazioni di sempre, che sia una
serata in discoteca o un corso di ballo, nasce un disagio al quale
non siamo abituati.
Confrontarsi con se
stessi. Non con un amico al pub dopo un paio di bevute o con chi ci
fa i complimenti per la nostra nuova acconciatura o ancora con chi ci
giudica magari per la bottiglia di vino che stappiamo al ristorante.
Confrontarsi con noi
stessi, ora siamo obbligati a farlo, e quando si tratta di un obbligo
noi, nuova generazione, storciamo sempre il naso.
Alessio
Lo Passo
Umberto
Acerbi