Lavoro e studio
dentro casa oramai da anni, interrompendo ogni inizio di monotonia con
sporadiche uscite verso bar e supermercati, dove spesso si incontrano
conoscenti, si scrutano le persone, si analizzano i diversi comportamenti
dettati da questo mondo frenetico.
Questo
stramaledetto virus ha accelerato le uscite, divenute episodiche ed inusuali.
Si stabilisce la spesa da fare scrivendola sul cellulare, si indossa la
maschera, si preparano i guanti, i più fortunati prendono la bottiglietta di
disinfestante e si esce. Chi non indossa i guanti tenta di aprire l’ascensore
col braccio ed all’interno si preme il pulsante con le proprie chiavi (fossero
incolumi); poi una culata alla porta ed il mondo si para davanti. Si attraversa
la strada quasi con calma, tanto è deserta, e ci si avventura verso la meta.
Al contrario dentro
casa la vita ha subito un forte rallentamento, ma ovviamente dipende dal
coniuge, dai figli, dagli animali e mai da noi. Il contatto umano è diventato
onnipresente. Si organizzano giochi, vedute televisive e soprattutto pranzi e
cene intercalate da spuntini. Si ripristinano perfino le cenette di mezzanotte.
Difficilmente il “nascondino” dura più di pochi minuti. Il mondo entra tramite
i social ed i telegiornali monotematici. Per fortuna l’italiano ha ritrovato il
gusto autoironico ed arrivano da ogni chat possibile, immagini e filmati,
vignette e foto, tanto è che ne ho creato una raccolta su una pagina Facebook https://www.facebook.com/ironivirus.
Sono stati creati degli appuntamenti “stradaioli” pur non
uscendo dalla propria abitazione: alle 12 l’applauso per chi ogni giorno mette
a rischio la propria incolumità per la popolazione, alle 18 una cantata
collettiva dai tetti, finestre e balconi cittadini. Una hit parade che prende
tutti, perfino coloro che prima si fingevano sordi. Insomma si ritrova quel
vivere comune tramontato verso gli anni ’70 e si riconoscono – pur a debita
distanza - persone incontrate per strada miriadi di volte, ma con le quali non
c’era stato neanche un cenno di saluto.
“Noi del 34” non significa più del 1934, bensì il numero
civico della via.
Credo che il DJ stia girando per la città per offrire
ogni giorno qualcosa di inusuale al massimo delle persone e per questo direi di
invitare il vicinato alla condivisione di corsi “balconieri”, su un uso
adeguato del battipanni, sulla correttezza nello stendere i panni lavati.
Potremmo poi passare alle ricette, agli “Speakers’ Corner” veri e propri, come
è d’uso a Hyde Park.
Tutto è niente e
niente è tutto nel momento in cui lo vivi.
Alan Davìd
Baumann